XXII edizione del ‘Multiculturita Summer Festival’ a Capurso cap.III: ‘Dire Straits Legacy’ o di come infiammare il pubblico nel nome (seppur in assenza) di Mark Knopfler

Tre giorni di musica mozzafiato a Capurso in occasione della XXII edizione del Multiculturita Festival. Dal 18 al 20 luglio il Sagrato della Basilica Madonna del Pozzo-Capurso si è segnalato per poesia, energia e musica di altissimo livello: dopo Max Gazzè e Russell Crowe ecco esibirsi i Dire Straits Legacy nati dal desiderio di tenere viva la leggenda della band inglese.

Poche band sono riuscite negli anni ottanta a coniugare qualità e successo commerciale come i Dire Straits. Guidati dalla scintillante Stratocaster di Mark Knopfler, la band inglese seppe sviluppare, fin dagli esordi nel 1977, uno stile personale e riconoscibile tra rock, blues e pop, esaltato da testi di grande spessore cantati dalla voce “dylaniana” quasi a sottolineare la forza del messaggio. Nel 1995, dopo aver pubblicato nove album che hanno venduto complessivamente 120 milioni di dischi, si chiude l’epopea dei Dire Straits a causa della scelta di Mark Knopfler di intraprendere la carriera solista. Il gruppo è entrato nel 2018 nella Rock and Roll Hall of Fame, il massimo riconoscimento per una band con oltre venticinque anni di attività.

I grandi successi e i brani meno noti della band inglese hanno continuato a vivere grazie alle energiche esibizioni in tutto il mondo dei Dire Straits Legacy, concept band formata da artisti del calibro di Phil Palmer, direttore musicale del gruppo, Alan Clark, Mel Collins, Danny Cummings, Trevor Horn, oltre che dai nostri Alex Polifrone, Primiano Di Biase e Marco Caviglia. Nel 2018 i D.S.L. hanno anche pubblicato un album di inediti, l’eccellente 3Chord Trick, un disco “analogico”.

Sono emozionata, quell’immenso palco mi dà adrenalina, decido di trovare il modo per una veloce chiacchierata con loro. Io sono una fuori moda, amo il latino e il greco ed odio l’inglese, ma mi piacciono i Dire Straits: come fare se non parlo inglese? Trovato! C’è sempre Caviglia! lui parla anche l’italiano. Pochi minuti prima che lo spettacolo abbia inizio mi ritrovo davanti a Phil Palmer, Alan Clark e Marco Caviglia ed io credo di sognare. “Non siamo solo ex componenti dei Dire Straits, gruppo che è stato una parte importante della nostra vita, ma abbiamo complessivamente oltre duecento anni di lavoro nel music business” ha sottolineato il chitarrista Phil Palmer, che vanta una lista impressionante di collaborazioni (Bob Dylan, Frank Zappa, Eric Clapton, Elton John, George Michael, Tina Turner, Lucio Battisti, Renato Zero, Claudio Baglioni, solo per citarne alcuni). “La D.S.L. vuole essere una celebrazione della musica e delle canzoni di Mark Knopfler, un vero genio musicale. Il fatto che non abbia continuato a suonare dal vivo canzoni dei D.S. ha lasciato un vuoto: la gente ama ancora sentire l’emozione dei suoi pezzi e noi li facciamo rivivere, con arrangiamenti che sono il più vicino possibile agli originali. E’ una grande responsabilità per noi perché sai che in pochi minuti devi cercare di dare il massimo a chi vedi piangere, urlare e cantare con noi, perché stanno assistendo al concerto della loro vita. C’è gente in Sud America che rinuncia anche a mangiare per acquistare un biglietto” mi confida Marco Caviglia. Sento nella sua voce una commozione profonda. Come si può riuscire a trasmettere emozioni così forti, ad entrare nel cuore e nell’animo di chi ti ascolta riscuotendo un grande successo di pubblico? Di certo ci vuole talento. “Non distinto dal cuore e dall’anima” mi risponde M. Caviglia “diversamente non è possibile e noi, che siamo nati dall’amore e dalla passione per la musica dei D.S., ci sforziamo di emozionare perché è questo l’obiettivo della nostra band, continuare a generare emozioni, le stesse che alcuni di noi hanno generato con la band britannica”.

Le luci si abbassano alle mie spalle, capisco che non posso più trattenerli, li saluto e li ringrazio. “Thank you very much”, questo lo so dire e corro a sedermi. Un enorme palco incorniciato dalla maestosa Basilica con al centro una batteria di color verde smeraldo. Strepitosa. Il pubblico in trepida attesa, un silenzio improvviso e loro, uno dopo l’altro, entrano in scena ed è subito ovazione. La All Stars Band dà vita ai brani più noti dei Dire Straits: “Sultans of Swing”, il singolo di debutto dei D.S. nel 1978; “Walk of life”, con riferimento alle scelte che si fanno nel cammino della vita ma anche agli spostamenti che i cantastorie intraprendevano per andare di città in città nel corso della loro esistenza vagabonda; “Romeo and Juliet”, la ballad dell’amore perduto o non corrisposto, in cui risalta subito all’orecchio l’inconfondibile suono metallico e nasale della chitarra resofonica, cui segue l’ingresso simultaneo di batteria, piano e basso -oltre che chitarra ritmica- con la calda voce di Caviglia, per una lettura in chiave moderna dell’opera shakespeariana, perché il nemico non è più la rivalità tra le famiglie ma il tempismo sbagliato; “Tunnel of love”, una canzone molto poetica che tratta temi quali la solitudine, l’incomunicabilità, l’amore come mezzo di evasione dalla quotidianità e il timore di soffrire.

E’ un viaggio nella malinconia e nei ricordi. La malinconia è un sentimento ambivalente. Anche troppo. Non è tristezza, ma non è neanche gioia. E’ gioia triste pensando al passato. Il tunnel dell’amore diventa il simbolo di una fuga dalla realtà grigia e monotona. La canzone si conclude con un lungo e splendido addio simboleggiato da uno straziante e intenso assolo di chitarra. E i fans dei D.S. sanno quanto possa essere straziante e intenso un assolo che fuoriesce dalle dita di Mark Knopfler.

Il pubblico è in delirio poi un momento di maggior raccoglimento in cui non poteva mancare, in tempi come quelli che stiamo vivendo, la canzone “Brothers in Arms”, una bellissima ballata a tempo lento ispirata dalla guerra che scoppiò nel 1982 tra il Regno Unito e l’Argentina per il controllo delle isole Falkland, una guerra lampo accompagnata da un’assurda carneficina; una canzone che parla di guerra e delle sue conseguenze nefaste, conducendo l’umanità verso l’auto-annientamento. Il pubblico è incontenibile, soprattutto dopo che il gruppo lo invita ad avvicinarsi al palco per cantare insieme (ed io sono tra i primi e, ovviamente, selfie con Caviglia e Palmer). La leggenda dei Dire Straits è più viva che mai. Grazie Dire Strait Legacy!

Flora Guastamacchia
Foto di Flora Guastamacchia

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.