Al ‘Salento Book Festival 2024’ è il momento degli incontri con Michela Marzano e Lorenzo Tosa

Martedì 30 luglio, torna di scena a Nardò, in Piazza Pio XI, il Salento Book Festival.
“La Festa dei Libri, la Movida dei Lettori” ospita Michela Marzano e Lorenzo Tosa.

Alle 20.30 si parte con la scrittrice e filosofa romana che presenta “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” (Rizzoli), titolo della sua ultima opera in cui invita lettori e lettrici a ragionare insieme con la curiosità e l’intelligenza che contraddistinguono la sua scrittura, in un romanzo che riflette sulle zone grigie e sull’ambiguità del rapporto che abbiamo con gli altri e con il nostro corpo. Dialoga con l’autrice Maria Chiara Provenzano.

Ci sono stati periodi in cui Anna ci ha creduto, alla parità. Quella che va oltre le apparenze, “che premia indipendentemente dal genere, quella cui non interessa se sei truccata e come c’hai le gambe, e mette sullo stesso piano maschi e femmine”. Poi, però, come molte bambine e ragazze, puntualmente precipitava in quel bisogno, sempre lo stesso: essere vista, sentirsi preziosa. E, di fronte agli sguardi, alle mani, alle parole degli uomini, non riusciva a fare altro che cedere – spazio, voce, pezzi di sé. Abdicare al proprio corpo fino a sparire: come quella volta sul palco, lei che sognava di fare l’attrice e non riusciva a muovere un muscolo, divisa tra il desiderio di mostrarsi e il terrore di farlo davvero. Anche adesso, che lavora in radio e insegna in un master di giornalismo, l’istinto di ritrarsi per compiacere non l’abbandona mai del tutto. Poi, con i suoi studenti, si trova a discutere l’eredità del #MeToo a cinque anni dalla sua esplosione: da una parte loro, ventenni che scoprono la sessualità, dall’altra lei che ripensa al passato, a tutte le volte che ha ceduto. Quante sfumature diamo alla parola “consenso”? Quando possiamo essere sicuri che un “sì” non nasconda un’esitazione? Anna cerca colpevoli, ma non è sicura di potersi definire una vittima. Avrà bisogno di perdonare se stessa, guardandosi dentro con coraggio e onestà, per riuscire ad accettarsi e ad andare avanti.

A seguire, alle 21.30, sarà la volta del giornalista Lorenzo Tosa e del suo “Vorrei chiederti di quel giorno” (Rizzoli).

«Sapere o ignorare sono forme simmetriche di salvezza.» È in questo dittico contraddittorio e duellante l’innesco del racconto di Lorenzo Tosa. E l’inchiesta privata e corale su Bruno, suo padre, morto suicida il 2 aprile 1986, non può che partire dall’ultimo giorno e dalle ultime ore trascorse insieme. Lorenzo aveva solo due anni e mezzo, non può ricordarle ma può ricostruirle e in parte immaginarle, e da lì avviarsi nel lungo e tortuoso viaggio per ricomporre i pezzi di una storia finora taciuta, in un’operazione di omissione concordata messa in atto dalla sua famiglia. Lo farà parlando con chi Bruno lo ha conosciuto e amato, gli amici, i compagni, le donne della sua vita; ricorrendo alla memoria e ricucendo i frammenti di Bruno arrivati fino a lui, senza sconti per nessuno e per se stesso; scavando anche nelle proprie insicurezze di bambino, di giovane adulto e di genitore a sua volta, per rispondere all’urgenza di conoscere e raccontare suo padre. C’è quindi Genova in queste pagine, c’è l’Italia degli anni Sessanta e Settanta e la generazione della politica e della contestazione, il turbinare nell’aria e nei cuori di nuovi modi di stare insieme nell’amicizia e nell’amore, e lo scontro tra i padri e i figli che sarà la cifra forse più paradigmatica di quegli anni. Dentro la vicenda di Bruno Tosa, ragazzo di trentatré anni, c’è la riflessione, così attenta e delicata nelle parole di Lorenzo, sul crollo psichico che porterà all’esito della vicenda, sullo stigma che il disagio mentale ancora si porta dietro, sulla cronaca di una morte non annunciata. Un racconto spietato e tenero, composto di silenzi e urla rabbiose, di presenze, assenze e abbandoni. Un cerchio che si chiude, nella salvezza che solo il conoscere può garantire, avvicinandosi un pezzo alla volta «a quell’utopia che chiamiamo anche verità».

Dialoga con l’autore Ilaria Mauri.

Mercoledì 31 luglio tappa a Parabita per il Salento Book Festival: in Piazza Regina del Cielo, alle ore 20.30 Vanessa Collini Sermoneta presenta il libro “Figli di Maria. Dietro le quinte dei programmi più amati della tv” (Il Mio Libro).  Dialoga co l’autrice Virginia Panzera.

Maria De Filippi debutta in televisione nel 1992, sostituendo Lella Costa nella conduzione di “Amici”. Un anno dopo, Vanessa Collini Sermoneta entra a far parte di quella famiglia e vi resterà fino al novembre del 2020, cioè per quasi ventotto anni! In questo lungo periodo, sono nati tanti programmi televisivi che l’autrice ha vissuto tutti dall’altra parte della barricata: dietro le telecamere, a stretto contatto con i protagonisti di quelle storie che hanno conquistato l’attenzione e l’interesse del pubblico. Con questo libro ha deciso di abbattere le pareti dello studio televisivo: di raccontare storie vere, professionali e personali, accadute in questi ventotto anni di carriera. Perchè oltre la vita sotto i riflettori, c’e quella privata: fatta di vacanze al mare o in montagna, di pranzi, di cene e di lunghe chiacchierate a telecamere spente.

A seguire, alle 21.30, Gabriella Genisi con il suo ultimo libro, “Giochi di ruolo” (Marsilio), intervistata fa Valeria De Vitis.

Giancarlo Caruso, il fascinoso vicequestore siciliano in servizio a Padova che i lettori hanno conosciuto in Dopo tanta nebbia e nei successivi libri delle indagini di Lolita Lobosco, dopo un anno sabbatico trascorso in Puglia e il fallimento della sua relazione con la commissaria più famosa d’Italia, accetta l’incarico di primo dirigente presso il commissariato di Manfredonia, in provincia di Foggia, nonostante presenti diverse criticità. La bellezza del paesaggio, infatti, stride con un sistema criminale che strangola l’intero territorio. Arrivato in Capitanata, nel tentativo di dimenticare Lolita, Caruso si imbarca in un paio di storie sbagliate, finché sulla scrivania non gli piomba un caso complicato. A Siponto, una frazione balneare di Manfredonia, in un villino sul mare è stato ritrovato un cadavere seduto in poltrona davanti alla tv: nel braccio era infilato l’ago di una siringa, all’interno della quale vengono rinvenute tracce di Fentanyl, un potentissimo analgesico che ormai, usato come droga, sta dilagando. La porta è chiusa dall’interno e tutto fa pensare a un’overdose, ma la fidanzata assicura che l’uomo non faceva uso di stupefacenti. L’indagine condurrà il commissario Caruso a Bologna, alla scoperta dei segreti della vittima legati al mondo dei giochi di ruolo.

Giovedì 1° agosto doppio appuntamento in Piazzette Vittime di Mafia di Corigliano d’Otranto.

Alle 20.30 Dario Stefano presenta il libro “Enoturismo 4.0” (Agra). Dialoga con l’autore Rosaria Bianco.

14 milioni di visite in cantina e un giro d’affari complessivo di 2,5 miliardi di euro: questi i numeri del turismo del vino, fenomeno in forte crescita. Questo libro è frutto del lavoro delle Associazioni Città del Vino e Le Donne del Vino di Donatella Cinelli Colombini e di Dario Stefàno, padre della legge sull’enoturismo. Il volume contiene l’indagine di Nomisma-Wine Monitor su questo importante fenomeno, a cura di Denis Pantini. I contributi degli autori e l’indagine indicano il quadro normativo, le potenzialità di sviluppo, il comportamento dei visitatori; mettono inoltre in rilievo il nuovo ruolo delle donne nelle cantine italiane tra marketing, comunicazione ed enoturismo. L’analisi mostra come l’enoturismo determini ricadute positive nella tutela del territorio e per le aree marginali. Un libro di grande utilità per coloro che sono interessati a un settore in forte sviluppo, in particolare per le cantine che possono trovare e replicare buone pratiche, suggerimenti, indicazioni per iniziare o sviluppare questa attività che richiede professionalità, ma soprattutto impegno, idee e fantasia in grado di suscitare interesse ed emozioni nei visitatori delle loro strutture.

Alle 21.30 si lascia la scena a Barbara Alberti che presenta i libri “Tremate, tremate” (Rizzoli) e “Vangelo secondo Maria” (Rizzoli).

Nel primo torna a scrivere del mondo in cui viviamo e lo fa in un’opera affilata, irriverente, ironica e controcorrente, un racconto del reale attraverso le donne, gli uomini, le femministe, i corpi, i media, la politica, la televisione, il cinema e la letteratura. Uno sguardo sull’oggi che mette in luce le isole di disobbedienza e bellezza che tengono accesa la scintilla vitale dell’umanità.

Vangelo secondo Maria è, invece, un affascinante e poetico romanzo: non la storia della donna saggia e silenziosa che i Vangeli descrivono come un puro strumento nelle mani di Dio, ma di una giovane curiosa che vuole tessere da sola la trama del proprio destino. Maria è una ragazzina impertinente della Galilea che conosce i segreti della natura. Che immagina la vita come un’avventura, alla scoperta di mondi lontani. Che insegue la conoscenza e sogna, un giorno, di fuggire lontano in groppa a un asino, vestita da ragazzo. Che corre alla Sinagoga ad ascoltare le storie del Libro delle Scritture. Dalla sua prospettiva di vergine violata dal dio, il lieto annuncio della nascita di un redentore dell’umanità si trasforma nella promessa di un destino non cercato. E nella consapevolezza che ogni gesto, ogni scoperta sono già stati pensati e voluti. Barbara Alberti reinventa la storia di Maria, non più spettatrice ma coraggiosa artefice della propria esistenza. Una donna come le altre che si interroga sul significato di una morale che costringe alla rinuncia di sé, negando all’umanità la conoscenza completa e il diritto alla costruzione di una propria verità sul mondo.

Dialoga con l’autrice Eugenio Chetta.

Gli appuntamenti del SBF sono a ingresso libero.

Dettagli su www.salentobookfestival.it e sulle pagine social del Salento Book Festival.

Info: 348/5465650.

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