La settimana sportiva: l’analisi di Cremonese – Bari

Ho visto un Bari ordinato a Cremona, un Bari capace di tenere testa a una squadra forte, candidata alla promozione diretta, e zeppa di giocatori di qualità, per di più in casa loro. Ripensando alla figuraccia rimediata contro il Parma nello stesso periodo lo scorso anno, mi attraversano brividi e una flebile fiamma di speranza per un cambiamento. Sì, questo Bari è ancora incompleto, ma per quanto abbiamo visto avrebbe meritato di più. Anzi, diciamola tutta: avrebbe ampiamente meritato di passare il turno, nei 90 minuti o ai rigori, non ha importanza. Se c’era una squadra che avrebbe dovuto accedere ai sedicesimi di finale, questa era il Bari, e nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare. Ma si sa, nel calcio l’equazione “giocare bene = vittoria” non sempre funziona; anzi, spesso accade l’opposto. Come sabato, appunto.

I ragazzi di Longo, dunque, hanno alzato bandiera bianca solo ai rigori, dopo che il barese Manzari, alla sua “prima”, ha bagnato l’esordio con un gol che rimarrà tra i ricordi più belli della sua carriera. Un gol nato dalla reazione al gol di De Luca e confezionato con l’aiuto di Sibilli, che è apparso già in forma. La rete è rimasta incerta finché il Var non l’ha convalidata, mostrando ancora una volta come questa tecnologia sembri essere nemica del Bari, come già avvenuto lo scorso anno, dopo che nel precedente aveva più volte favorito i biancorossi. Poi sono arrivati i rigori: Vicari ha sbagliato il suo tiro, e lo stesso ha fatto Oliveri, entrambi finiti miseramente sul palo. Tuttavia, con questa rosa, non credo che Longo potesse fare di meglio. Nelle difficoltà, è riuscito a plasmare lo spogliatoio, inculcando ai giocatori il suo credo tattico, che è stato messo in campo sin dalla prima amichevole: un gioco caratterizzato da un ottimo approccio alla gara, evidente organizzazione, pressing alto, poche occasioni concesse agli avversari sugli esterni, gioco propositivo e rare battute d’arresto, che comunque ci sono e ci saranno sempre, soprattutto in trasferta.

Se penso alle partite dello scorso anno, quando il Bari giocava in modo passivo per 15-20 minuti per poi ritirarsi, con giocatori che sulla carta dovevano essere di spessore (ma solo sulla carta), e paragono quel tipo di gioco a quello di Longo, c’è da rimanere sconcertati in senso positivo. Sabato ho visto intensità, coraggio nel proporsi, senza subire troppo l’avversario, che pure era di qualità e caratura superiore. Tuttavia, è bene che nessuno si culli sugli allori. Prendiamo questa prestazione positiva, anche se il risultato ha condannato il Bari, e teniamocela stretta per provare a essere moderatamente ottimisti. Longo provvederà a far scalare le posizioni in classifica, sempre che la società lo accontenti.

Io penso che Longo, che non è uno sprovveduto, al momento della firma abbia preteso, e forse ottenuto, garanzie di ambizioni che non possono essere limitate a una semplice e faticosa salvezza. Le alternative non gli mancavano, ha scelto Bari per un motivo ben preciso. Se ha firmato, è perché evidentemente gli è stata garantita la costruzione di un Bari quantomeno competitivo. Fino ad ora, i ragazzi che dovrebbero indossare i panni delle seconde linee non hanno sfigurato, tutt’altro. Gli “over” hanno confermato la loro forza, dimostrando soprattutto di essere sani e pronti a essere gettati nei Colossei della Serie B. Si aspettano solo quei 4-5 giocatori di qualità per alzare il tasso tecnico della rosa, giocatori che potrebbero essere determinanti nell’economia dell’obiettivo finale. Giocatori, si spera, sani, pronti all’uso e non arrugginiti, ma soprattutto di rango. Basta così coi giovani.

In questo contesto, mi viene in mente la riflessione di Albert Camus, che nel suo rapporto con il calcio, in quanto portiere, trovava una metafora della vita: la capacità di resistere e di mantenere la propria integrità, anche di fronte a una sconfitta. Longo sembra aver infuso nel Bari questa stessa filosofia: l’importanza non è solo vincere, ma affrontare la partita con dignità e coraggio, qualità che, alla lunga, possono portare alla vittoria vera e propria.

Massimo Longo
Foto di Massimo Longo

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