Sul palco del Beat Onto Jazz Festival 2024 si è tenuto un secondo set leggendario, con la presenza in contemporanea del chitarrista Mike Stern e del trombettista Randy Brecker. Insieme a loro, la moglie Leni Stern alla chitarra, Chris Minh Doky al basso e Dennis Chambers alla batteria. Cinque musicisti che hanno letteralmente trascinato la platea. Il primo set ha visto in scena il progetto tutto al femminile “Womanity” capeggiato dalla cantante Letizia Gambi.
Un gruppo stellare, nel vero senso della parola. Difficilmente possono vedersi sullo stesso palco nomi di questo calibro. Mike Stern è considerato uno dei più grandi chitarristi jazz. e Randy Brecker, veterano del jazz, ma che ha sempre strizzato l’occhio ad altri generi musicali.
Mike Stern, classe ’53, è uno dei più grandi chitarristi jazz della sua generazione, Ha la capacità unica di suonare con la finezza e il lirismo di Jim Hall, lo swing trascinante di Wes Montgomery e la tecnica di Jimi Hendrix. Stern non ha mai nascosto venerazione di questi tre grandi chitarristi, senza però dimenticare chitarristi blues come Albert e B.B. King. Ha inciso con Miles Davis, Billy Cobham, the Brecker Brothers, Jaco Pastorius, Steps Ahead, David Sanborn, Blood, Sweat. & Tears, Joe Henderson e la band stellare Four Generations of Miles con George Coleman, Ron Carter e Jimmy Cobb
Randy Brecker è il « vecchio » del gruppo. Virtuoso dello strumento ed ottimo compositore, la sua tromba ha infuocato i palchi e le registrazioni di Horace Silver, Art Blakey’s Jazz Messengers, Charles Mingus, Clark Terry, Joe Henderson, Duke Pearson, Frank Foster e Thad Jones/Mel Lewis Orchestra, James Taylor, Bruce Springsteen, Jaco Pastorius e Frank Zappa. Nel regno della fusion jazz-rock all’avanguardia, Brecker è stato uno dei principali protagonisti di gruppi come Blood Sweat and Tears, Eleventh House di Larry Coryell, e i Dreams, un gruppo che ha co-fondato con suo fratello Michael e il batterista Billy Cobham.
Ma se per i due leader non sono sufficienti le parole per raccontare il loro virtuosismo e le loro collaborazioni, anche gli tre musicisti si sono rivelati di un eccellente livello.
Innanzi tutto la moglie, la chitarrista Leni Stern, tedesca di nascita, ha mostrato grande sintonia con il marito, ma anche con gli altri musicisti. Nel 1983 ha formato una band tutta sua con Paul Motian alla batteria e Bill Frisell alla chitarra.
Chris Minh Doky (classe ‘69) è un bassista danese di nascita, ma di origini vietnmite. Il suo sound è spesso descritto come una miscela della sua tradizione scandinava nativa con il feeling della sua patria adottiva, gli Stati Uniti.
Dennis Milton Chambers, nato a Baltimora nel ’59. Anche se autodidatta, si è imposto con la sua ritmica e ha suonato con tantissimi mostri sacri come John Scofield, John McLaughlin, Brecker Brothers, Carlos Santana, Bob Berg, Mike Stern, David Sanborn, Bill Evans, Gonzalo Rubalcaba, Steely Dan,
Il concerto è iniziato in modo molto lirico, con un brano cantato da Leni Stern che per l’occasione ha utilizzato uno strumento africano a corde: il n‘guni, duettando con la tromba di Randy Brecker. Un po’ tutti sono rimasti sorpresi, ma dopo questa ouverture appassionata, il ritmo è partito in modo incessante, con lunghi assoli da parte di tutti e cinque i musicisti. La piazza è letteralmente impazzita con il sound trascinante di questo fantastico gruppo.
Una nota particolare merita il veterano del gruppo, Randy Brecker che non finisce mai di stupirci. Settantanove anni a novembre, con evidenti difficoltà a muoversi sul palco, ma quando arrivava il suo turno, gli assoli diventavano interminabili, con una sonorità corposa, che nulla hanno da invidiare alle giovani leve. Eccellente il sostegno ritmico del basso e della batteria.
Il concerto è andato avanti a ritmo settato con brani originali di Mike Stern, ma la conchusione del concerto è stata tutta dedicata a Jimi Hendrix (Red house, cantato da Mike Stern)) e un bis travolgente con Jean Pierre, brano di Miles Davis inciso nell’album We want Miles, nel 1982.
Davvero un gran bel set, destinato a rimanere negli annali del Beat Onto Jazz Festival.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro