Focus su Guido Reni a Mesagne nella mostra “Sette secoli di arte italiana”

Focus su Guido Reni, nell’anniversario della sua scomparsa (18 agosto 1642). La grande mostra «Sette secoli di arte italiana» allestita nel castello di Mesagne (Brindisi) per la cura del prof. Pierluigi Carofano e organizzata – nell’ambito del Protocollo d’Intera Puglia Walking Art – da Micexperience Rete d’Impresa, con enti promotori il Comune di Mesagne e la Regione Puglia, in collaborazione con il Ministero della Cultura ai visitatori di questa domenica postferragostana riserverà un focus particolare sul grande pittore bolognese del XVII secolo nell’ambito del programma «Agosto in mostra», che fra le varie iniziative prevede visite guidate gratuite comprese nel biglietto d’ingresso alle ore 19 e 20,30.

«Il divino Guido Reni» ha detto il prof. Carofano nella serata di inaugurazione della mostra, il 13 giugno scorso, presentando, uno accanto all’altro, di questo significativo esponente della scuola bolognese, i due olio su tela che hanno come soggetto Santa Cecilia e San Giuseppe col Bambino. Il primo (cm 87,5×64), realizzato nel 1615 circa è in una collezione privata; l’altro, attribuito al Reni, (cm 89,7×70,5) è datato al 1640-1642, cioè agli anni conclusivi dell’esperienza umana e artistica del pittore ed è della Fondazione Cassa di Risparmio, in deposito al Museo della Citta “Luigi Tonini” in Rimini. Nel catalogo della mostra mesagnese di imminente pubblicazione, i due dipinti sono stati studiati dallo storico dell’arte Emilio Negro (Santa Cecilia) e dal critico d’arte Alessandro Giovanardi (San Giuseppe col Bambino). Di quest’ultimo citiamo soltanto l’osservazione: «Giuseppe, anziano come vuole la tradizione coagulatasi negli apocrifi, e il Cristo infante, ritratto con una dolcezza esibita ma sapiente, che riaccende di vita l’estrema età di colui che se ne prende cura».

Esiste un legame forte fra Guido Reni e Mesagne e il Salento: la sua famosa Strage degli Innocenti è l’oggetto di notissimi versi del poeta barocco mesagnese Gianfrancesco Maia Materdona; la sua Cleopatra è stata modello preferito per la pittura al femminile di Terra d’Otranto di fine Settecento – inizio Ottocento, fra Teresa Dello Diago e Francesca Forleo Brajda, ma nella grande mostra ora allestita nel castello si apprezzano i periodi più significativi dell’esperienza artistica del grande pittore bolognese, dall’abbandono del rigore classicista ad una maggiore adesione al barocco.

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