Paolo Jannacci porta in scena l’imprescindibile ironia e l’irraggiungibile genio del papà Enzo, conditi di sana follia e attenzione verso gli ultimi, e conquista il pubblico del ‘Bari in Jazz 2024’

Il Festival di Bari in Jazz, giunto alla sua XXI edizione colpisce ancora con uno spettacolo dedicato al grande Enzo Jannacci. Sul palco dell’Arena del Castello Angioino di Mola di Bari, il 21 agosto si è esibito Paolo Jannacci con la sua Band con lo spettacolo “In concerto con Enzo”.

Nella presentazione del concerto, Paolo Jannacci aveva promesso “uno spettacolo pieno di energia, poetica e musicale, perché oltre che dare tutta la mia energia suonando il pianoforte in trio o in quartetto, ricorderò mio padre a chi lo conosce e cercando di farlo conoscere a chi non ha mai sentito parlare di lui. Durante lo spettacolo non ci saranno tanti fronzoli; solo il reale della musica, che spero arrivi dritta al cuore di chi l’ascolta”.

E così è stato. Il quartetto completato da Roberto Gualdi alla batteria, Linda Pinelli al basso elettrico e Daniele Moretto alla tromba e al flicorno, ha dato spettacolo. Le canzoni di Enzo sono intramontabili e fanno parte della storia della musica italiana. Il figlio Paolo, ormai più che adulto, non può essere considerato solo un figlio d’arte. E’ un musicista che vive di luce propria,  

Enzo Jannacci nasce a Milano nel 1935 da madre lombarda e padre di origine pugliese – il nonno paterno, anch’egli Vincenzo, si era trasferito a Milano da Bari poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Dopo aver terminato gli studi superiori, si diplomò in armonia, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano. Nel 1967, si laureò in medicina presso l’Università degli Studi di Milano. Successivamente andò negli Stati Uniti e in Sudafrica per specializzarsi in chirurgia cardiaca , dove entrò nell’équipe di Christian Barnard, famoso cardiochirurgo passato alla storia per aver eseguito il primo trapianto di cuore al mondo.  

Paolo Jannacci inizia la sua attività come musicista professionista a sedici anni, nel 1988. Nel 1990 si diploma al liceo linguistico Internazionale di Milano. Dal 2008 segue corsi di perfezionamento presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Como con il maestro Carlo Morena. Insegna musica d’insieme al CPM (Centro Professione Musica) a Milano.

L’8 settembre 2023, insieme ai suoi musicisti, a Paolo Rossi e al regista Giorgio Verdelli, è a Venezia, all’80ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica, per presentare il docufilm sul padre “Enzo Jannacci – Vengo anch’io”, dove Paolo insieme ad alcuni colleghi raccontano momenti di vita vissuti insieme a Enzo. L’8 febbraio 2024, partecipa come ospite alla terza serata del Festival di Sanremo, insieme a Stefano Massini, con cui presenta il brano inedito “L’uomo nel lampo”, dedicato al tema delle morti bianche.

Paolo Jannacci è un uomo di spettacolo. Sono tantissime le trasmissioni televisive in cui è apparso (prima fra tutti Zelig). Difficile incasellarlo in un genere musicale. Anche lui sempre propenso all’improvvisazione e al dialogo con il pubblico. Nulla può essere dato per scontato.

Il concerto si è aperto con doveroso suo omaggio al Festival di Bari in Jazz, con l’esecuzione di “Over the rainbow”  una canzone scritta da Harold Arlen con testi di E.Y. Harburg, la cui versione originale è cantata da Judy Garland per il film “Il mago di Oz” del 1939. A seguire una sua composizione dal titolo “Latinamente”

Solo dal terzo brano è iniziato il suo omaggio al padre Enzo, con una serie di brani, famosi e no, che hanno caratterizzato il percorso musicale di Enzo Jannacci. Il primo brano, quasi sconosciuto, dal titolo “Musical”, ma con una magia incredibile, o “Io e te”, per poi attaccare con brani famosissimi quali “L’Armando”, “Vincenzina e la fabbrica” (scritta in collaborazione con il giornalista sportivo Beppe Viola), “E la vita”, “Ci vuole orecchio”, e “Messico e nuvole”. Inutile dire l’apoteosi con un “Vengo anch’io”, eseguita magistralmente ed aperta da un lungo assolo della batteria di Roberto Gualdi. Quasi a voler placare gli animi agitati della platea, il brano finale “El purtava i scarp del tennis” (un triste racconto dedicato ai barboni, a chi, a quel tempo (1964), non si poteva permettere un paio di scarpe “normali”. Non come ora).

Due omaggi doverosi a Paolo Conte (Parigi), definito suo maestro, e a Luigi Tenco con “Com’è difficile”, dedicata al padre Enzo. Una canzone che trasuda di tristezza, gioia, disastri, momenti divertenti e di pura pazzia.

Straordinari i musicisti sul palco, a cominciare da Daniele Moretto ai fiati, particolarmente attento e ricercato nelle sonorità, Linda Pinelli al basso elettrico, che ha sottolineato il ritmo di tutto il concerto insieme a Roberto Gualdi alla batteria, che in più di un’occasione ha avuto modi di interloquire e scherzare con Paolo Jannacci.

Due bis finali: un brano di Enzo (Sfiorisci bel fiore) ed uno suo, dedicato alla figlia Allegra nata nel 2008 (Voglio parlarti adesso) presentata al Festival di Sanremo nel 2020, di una struggente bellezza.

Per terminare il racconto di questa piacevolissima serata (ci ha fatto divertire, ma anche riflettere ed emozionare), volevo ricordare che meno di due settimane prima, il 9 agosto, è morta la madre (nonché moglie di Enzo Jannacci) Giuliana Orefice. Un altro pezzo di storia che va via. E concludo con alcune parole rilasciate dal padre Enzo in un’intervista: «Insieme a mia moglie, la Pupa, una donna meravigliosa – è lei che ha saputo mediare ogni cosa e ha fatto quadrare i conti, mica io! – abbiamo cercato di trasmettere a Paolo il rispetto per sé stessi e per gli altri, il valore delle cose semplici, l’umiltà, il fare le cose bene; il resto va tutto di conseguenza». E debbo dire che ci sono riusciti perfettamente.

Un concerto che mi ha emozionato, ma forse, ancor di più, mi ha emozionato scriverne.
Grazie Paolo.
Grazie Enzo.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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