La settimana sportiva: l’analisi di Sampdoria – Bari

Partiamo con un presupposto, giusto per sgombrare il campo da equivoci: il Bari, sabato avrebbe meritato di vincere ma solo per il gioco e per le occasioni profuse. Però nel calcio, così come nella vita, chi sbaglia (troppo) è destinato a perdere e pure meritatamente, questa è la legge non scritta della vita e dello sport.

E sabato il Bari, mo’ ve lo dico, se solo avesse subito il gol di Coda nel secondo tempo su quel pallonetto (ma anche se Radunovic non avesse deviato sul palo quel pericolosissimo tiro di Depaoli) e poi si fosse chiuso dietro come una diga, avrebbe meritato di vincere, perché le partite si vincono, meritatamente, anche così. Quante gare simili abbiamo visto, nel corso della storia, con una squadra che fa un solo tiro in porta, magari in dieci, e vince? E sì, perché sabato il Bari , pensatela come volete, per me è stata una (ennesima) delusione pur giocando bene e mostrando una certa confidenza col gioco e col pallone. Perché i troppi errori sono una colpa, non un merito.

Se teniamo presente gli undici minuti di recupero, 5 nel primo tempo e 7 nel secondo, il Bari ha giocato quasi novanta minuti in superiorità numerica e non solo è stato capace di sbagliare un rigore (delusione Lasagna), non solo ha rischiato di subire un gol da Depaoli dove Radunovic ci ha messo una pezza deviando il pallone sul palo, ma ha anche sbagliato tutto nel secondo tempo nonostante, ripeto, stesse giocando bene. Ma non basta giocare bene. Occorre infierire, calcisticamente parlando, sull’avversario e chiudere la partita perché l’avversario si prestava alla vittoria. Ed invece non si è vinto.

Quella di sabato era una gara da vincere soprattutto se tiene in mente che la Sampdoria, ad un certo punto, ha smesso di giocare dopo l’espulsione di Vulikic, affidandosi alle poche ripartenze di Coda e Tutino, coraggiosamente lasciati giocare da Sottil (in genere in questi casi, si fa uscire una punta per far subentrare un altro difensore) sempre bloccate dalla difesa del Bari o per lo meno il più delle volte.

Da sottolineare la giornata super di Vismara che ha parato tutto ciò che c’era da parare. Capita spesso al Bari – qualche attempato come me lo ricorderà – che il portiere avversario giochi la partita della vita col Bari salvo, poi, normalizzarsi nelle successive, anzi, andando incontro a prestazioni insufficienti. Un classico.
Il Bari aveva il dovere di chiudere la partita e avere più cattiveria nelle conclusioni. E invece è mancata la lucidità e l’imprecisione l’ha fatta da padrona sotto rete.

Il rigore sbagliato da Lasagna è stato l’ago della bilancia della gara perché, forse, se solo fosse stato realizzato, adesso staremmo parlando di un Bari corsaro a Genova, ma purtroppo non abbiamo prove ma a naso è così.

E comunque nel primo tempo, nonostante la mezz’ora in superiorità numerica, il Bari non ha combinato un granché per approfittare della situazione. Meglio nel secondo tempo grazie anche agli innesti dei nuovi arrivati Falletti e Lella che hanno creato scompiglio nella difesa sampdoriana, con diversi tiri in porta, almeno tre gol sbagliati e un dominio evidente da parte del Bari da centrocampo in su, con qualche fallo di troppo, ma assolutamente provvidenziale, di qualcuno del Bari bravo a spezzare pericolose incursioni.

Manzari, Lella, Lasagna, Falletti, sono i quattro giocatori che hanno sbagliato tanto sotto rete, tra imprecisione e mancanza di freddezza. Però Lasagna merita una citazione a parte: al di là degli errori da matita rossa e blu, ha dimostrato di essere indispensabile perché ogni palla che ha giocato l’ha trasformata in opportunità, tra affondi pericolosi, punizioni da fuori area create, ammonizioni e cartellini rossi sventolati agli avversari, dimostrandosi una vera e propria risorsa.

Forse manca ancora quel pizzico di qualità a questa squadra, speriamo che arrivi dai nuovi innesti perché sabato si è visto, ad esempio, Falletti già pronto per dire la propria, anche Lella ha contribuito a far crescere la squadra.

Occorre gente capace di servire a dovere Lasagna e Novakovich per affondare i colpi. Le premesse ci sono, ora sta a Longo cercare di metterle in atto. Il presidente De Laurentiis continua a parlare di playoff, Longo, più saggiamente, parla di salvezza per non creare pericolose aspettative che da queste parti sono deleterie.

E’ presto per fare valutazioni, e due buone prestazioni, con Sassuolo e Sampdoria, per giunta in superiorità numerica, non danno certezze. Occorre capire intanto cosa ne sarà del Bari in undici contro undici, poi se i nuovi innesti avranno una continuità di rendimento. Solo dopo ognuno di noi potrà farsi un’idea più precisa, o forse no, forse ci vuole ancora del tempo.
Di sicuro posso dire che questo Bari è l’opposto di quello dello scorso anno. Ed è già una cosa, perché, quantomeno, non assisteremo ad un campionato di agonia, di sofferenza ed anche di rassegnazione. I miracoli accadono una volta sola. E non sempre ci potrà essere la Ternana di turno pronta a sacrificarsi per noi. Proviamo ad essere fiduciosi, Longo è una garanzia, i giocatori, potenzialmente, non sono da buttar via nonostante qualcuno ancora poco utile alla causa. E sabato almeno uno è rimasto in panchina. Uno a caso.

Che si continui, dunque, a contestare, possibilmente civilmente, la società affinché lasci il Bari in altre mani più solide e soprattutto senza seconde squadre, ma credo che sia il caso di sostenere la squadra che viste le premesse, so solo sollecitata dai soliti mille in trasferta e almeno i ventimila al San Nicola, potrebbe regalarci tanto.

Massimo Longo

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