L’edizione 2024 del “Talos Festival”, storica manifestazione di musica e arte nata a Ruvo di Puglia (BA) oltre trent’anni fa con l’intento di fondere innovazione e tradizione, facendo incontrare sonorità peculiari come il suono delle bande da giro con le sperimentazioni più estreme, si apre portando sul palco Erlend Oye e La Comitiva con la Banda Talos Città di Ruvo di Puglia, diretta per l’occasione dal M° Rino Campanale, che ne ha curato anche gli arrangiamenti, in un progetto in esclusiva per il festival.
In un’atmosfera suggestiva come quella che si può respirare tra le vecchie mura e i lampioni ancora color giallo della piazzetta delle Monache, Erlend Oye, uno dei due Kings Of Convenience- band acustica norvegese che ha conquistato il mondo proprio con il suono degli strumenti a corda acustici- sposta l’architettura sonora di questo progetto verso un pop acustico che si unisce con il folk de La Comitiva.
L’idea di pensare a un concerto di un’ora e mezzo quasi completamente acustico, tutto per chitarre e ukulele, come a qualcosa di noioso è perciò lontana perchè l’atmosfera è tutt’altro che noiosa, pesante. Oltre alle canzoni, molto varie, Erlend prende in mano la scena, diverte, si diverte, racconta storie, empatizza con il pubblico, introduce le canzoni, parlando in un buon italiano a volte con accento siciliano. Sì, perché lui da Berger, in Norvegia, da anni vive ormai a Siracusa, dove non ci è voluto tanto perché si formasse La Comitiva, perché è nel vivere la città che Erlend si fa ispirare dai suoni e dai sapori che rimbalzano per le strade fino a conoscere Stefano Ortisi, Luigi Orfino e Marco Castello con cui si trova a suonare la sera prima e a girare per il mondo poi, un quartetto nato dal piacere di trovarsi, stare insieme, mangiare e poi suonare. Ed è così che portano sul palco quest’aria di casa e di amici che hanno piacere a passare il tempo insieme suonando e condividendo il tempo.
C’è da ascoltare ma anche da guardare. Quel norvegese parecchio alto con il ciuffo rossiccio e gli occhialoni da vista comincia a saltellare, a incrociare le sue lunghe gambe in pantaloncini corti, calzini e sneakers che, visto da lontano, sembra un ragazzino che si diverte a saltellare. Erlend alza il livello dello spettacolo ed è sulle parti ritmiche suonate dalle chitarre che si lascia andare in assoli su un’acustica, assoli che porterebbero facilmente al metal e invece no. Il concerto è un concentrato di delicatezza, di eleganza, di suoni puliti, di una semplicità disarmante ma assolutamente efficace. Si crea un avvolgente tappeto sonoro che a volte si fa più intimo, quasi una ninna nanna, a volte scanzonato (come in “Matrimonio di Ruggero”), con” Bologna” diventa un walzer strumentale, ma si può anche ballare sulle note di “Upside down”. Tante le canzoni e le diverse sonorità: da Lockdown Blues a Mornings and Afternoons, da You and only you a Paradiso ed altre ancora.
Nella sua ora e mezzo di spettacolo questo progetto che unisce il nord e il sud d’Europa (da Bergen a Siracusa), regala agli spettatori (ed erano davvero tanti nonostante la concomitante partita Italia -Francia mandata in onda) leggerezza ma non banalità, eleganza e divertimento, classe e semplicità. Il tutto mixato con grande intelligenza, naturalezza e gusto. Dal palco arriva un’onda di partecipazione e divertimento che travolge la platea, che incredibilmente accoglie i protagonisti con fragorosi applausi all’ingresso e li sostiene per tutto il concerto.
Ma la magia più grande, direi quasi una sorta di miracolo, avviene nella seconda parte dello spettacolo quando tali sonorità, in cui si avverte un po’ di bossa nova, bolero, musica cubana e messicana, si abbracciano con quelle della Banda Talos magistralmente (e non è solo un modo di dire) diretta dal M° Rino Campanale che ben sa conciliare la sua competenza con la delicatezza e l’eleganza. Un mix perfetto. Una performance inedita in uno spettacolo che unisce le sonorità indie e la tradizione bandistica. Il pubblico è in delirio.
Erlend è costretto a rientrare sul palco e lo fa con la sua naturale leggerezza, tenendo in mano una mela che aveva appena morso. Riprende a suonare, la musica si fonde con il suo pubblico trasformando il concerto in una vera e propria festa. Ma non è soltanto la musica e fondersi con il pubblico perché all’improvviso è lo stesso Erlend ad entrare in simbiosi con il pubblico abbandonandosi alle sue mani, nel vero senso del termine.
Hanno suonato canzoni in inglese, pezzi strumentali e canzoni in italiano. Sembrano tutti provenire da un vecchio film italiano, però nessuno sa esattamente quale. Sembra musica da film. E il film è la vita. Con la loro essenzialità e la loro musica live, quella scevra da sovrastrutture, dimostrano che non è necessaria una iperproduzione ma a volte basta anche un’americana con 14 faretti per creare magia ed atmosfera e divertire con l’essenza della musica.
Flora Guastamacchia
Foto di Flora Guastamacchia