La parola ci rende liberi: La Parrhesia in scena per “Feriae Umanistiche” al Museo e Parco Archeologico di Egnazia

Informazione, potere, controllo. La quotidianità ci porta a trascurare il senso di ciò che leggiamo sui giornali, ascoltiamo alla TV, beviamo scorrendo compulsivamente i feed dei social network.

Eppure, chi varca il soglio del potere, non ignora come ci è arrivato, ossia prima di tutto con la fascinazione della parola, e come priorità non ha la redistribuzione della ricchezza, o la sicurezza, o qualsiasi altra promessa lanciata in campagna elettorale: il primo provvedimento sarà sempre controllare chi parla e che parole usa, a partire dai mass media, perché il potere, prima che nei fatti, sta nelle parole.

“Ne uccide più la parola che la spada” disse uno dei più grandi cronachisti del suo tempo, San Matteo apostolo e evangelista, attribuendola a quel grande comunicatore che fu Gesù Cristo, la cui parola ancora oggi seduce miliardi di persone, con la promessa di un aldilà più giusto. E proprio con la legittimazione nelle parole, il potere spesso passa da queste alla spada.

Da queste riflessioni trae spunto “Classici contro 2024. Parrhesia libertà di parola e di potere”, nell’ambito di “Feriae Umanistiche”, il ciclo di iniziative organizzato dal DIRIUM – Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, per il centenario dell’Università degli Studi di Bari.

Il programma toccherà alcuni tra i più bei siti storici della Regione, ed è arrivato il turno del Museo e Parco Archeologico di Egnazia, uno dei primi ad essere valorizzato, oggetto di continui miglioramenti, che rende sempre valida la visita. Dall’ultima volta che ci sono stata, è stata inserita una sezione dedicata all’arte contemporanea e una alle ricostruzioni visibili con la realtà aumentata.

Il Prof. Giuseppe Mastrocinque, direttore dello scavo UniBa presso il sito di Egnazia è stato il primo staffettista dell’équipe di ricercatrici, studentesse, ricercatori e studenti UniBa, che giornalmente si prendono cura e disvelano nuovi pezzi e significati di quelli già scoperti, all’interno di tutto il sito archeologico. Ascoltare dalle loro vive voci, così legate alla storia di ogni centimetro quadrato, l’opera di generazioni di studiose e studiosi che vivono per dare un nome, una data e una funzione a tutto ciò che vedono, non manca di emozionare.

Dopo la visita del Parco archeologico, è ora di tornare presso il Museo, dove ci attende l’azione performativa delle studentesse e degli studenti del Liceo Classico “Socrate” di Bari, preceduta dai saluti del direttore del Museo Fabio Galeandro. Partendo dall’analisi dei testi a cura del Laboratorio “Aletheia” dell’Università Ca’Foscari di Venezia, nelle persone di Alberto Camerotto, Sabina Castellaneta, Giovanni di Lonardo e Maria Anna Lagioia, le ragazze e i ragazzi, vestiti col rosso e col nero, con tutta probabilità i colori su cui si polarizzano le visioni politiche del potere, si muovono sulla scena con gesti e andature simboliche: mentre una o uno di loro declama un’epigrafe sulla protagonista o sul protagonista che intende rappresentare, tutte e tutti gli altri ora si tappano le orecchie, ora camminando nello spazio scenico urtano chi parla, per simulare l’hybris del potere precostituito contro l’azione di chi intende esercitare la propria parrhesia (libertà di parola) senza esitazione, cambiando le sorti del mondo. Ecco dunque le parole di Rosa Parks, Greta Thunberg, Giordano Bruno, Ipazia, Antigone, tante e tanti altri, che parlano con le giovani voci di chi invoca la loro energia qui e ora, mentre il resto del mondo sciama loro attorno o addirittura usa loro violenza e noncuranza. L’azione performativa si è conclusa con la lettura dell’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dell’articolo 21 della Costituzione Italiana, verso i cui contenuti mi sento di mutuare le parole della Sen. Liliana Segre “Per far funzionare la Costituzione non serve cambiarla, basta applicarla”.

Infine, la parola all’Accademia, con gli interventi di Alberto Camerotto (Università Ca’ Foscari Venezia), Domenico Castellaneta (Capo Redazione “La Repubblica” Bari), Olimpia Imperio (Università di Bari) e Manuela Mari (Università di Bologna), che hanno declinato la parrhesia dall’antichità ai giorni nostri.

Egnazia ospiterà un altro incontro del ciclo “Feriae Umanistiche”: il 2 ottobre alle 15 si terrà “Conversazione: il potere di generare e ri-generare, Demetra e Persefone” con la rappresentazione scenica “Il seme del melograno” con Nunzia Antonino su testo di Carlo Bruni.

“Feriae Umanistiche” prosegue sabato 28 settembre al Parco archeologico di Monte Sannace con la conversazione e rappresentazione scenica “Il buio, la luce, l’immaginario” coordinato da Paola Palmentola.

Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo

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