Ancora una volta gli spazi di Palazzo Pesce a Mola di Bari si confermano un luogo privilegiato per ascoltare buona musica. Dopo l’ultimo appuntamento nella corte all’aperto, con l’omaggio a Miles Davis nella Sala Etrusca di Palazzo Pesce, in collaborazione con il Duke Jazz Club, è stato presentato (in replica, vista la grande richiesta) lo spettacolo “Le Voci della Black Music” con Luciana Negroponte alla voce, accompagnata da Vito Di Modugno al pianoforte e all’organo hammond. Un concerto che ha reso omaggio alle grandi voci femminili della musica soul come Mahalia Jackson, Aretha Franklin e Nina Simone. La triade della Black Music, ma non solo loro, con le loro canzoni immortali.
La voce di Luciana Negroponte diventa travolgente e ti emoziona. La sua carriera artistica comincia in un coro polifonico di musica liturgica e alla sola età di 14 anni viene scelta come voce solista dell’Orchestra Città di Andria, grande realtà musicale composta da 45 professori d’orchestra. Nel 2008 Incide il cd “Wonderful Christmas” come lead vocal dei The Jubilee Gospel Singers.
Svolge attività concertistica in numerose formazioni in duo, trio, quartetto, orchestra, big band, etc., con un repertorio standard jazz, soul, spirituals, gospel, pop. In duo con il m.° Mario Petrosillo in formazione piano e voce ma soprattutto cello e voce porta in giro questo originale progetto di spirituals tradizionali. Partecipa a 3 produzioni con l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari con il coro Gospel The Jubilee Gospel Singers. Ha collaborato con il maestro Enzo Gragnagniello, Pietra Montecorvino, Patrizia Conte, Mario Rosini, Italian Big Band Jazz.
Dopo anni di studio da autodidatta la svolta alla sua carriera la dà il M.° Mario Petrosillo, primo violoncello dell’Orchestra Sinfonica di Bari, che oltre diventare suo marito diventa il suo vero maestro e la perfeziona sul suono, interpretazione, intonazione, solfeggio, pianoforte complementare, tecnica vocale. Interpreta il ruolo della Maddalena nel musical Jesus Christ Superstar eseguito in forma di recital da The Jubilee Gospel Singers, e ne scrive testi di prosa lirica a far da racconto tra i brani, un progetto inedito che ha riscontrato molto successo.
Inizialmente, per volontà della famiglia, intraprende gli studi presso la facoltà di Giurisprudenza a Bari, ma dopo un periodo da “fuori sede” a Bari, dove racconta che i soldi che riceveva dalla famiglia se li spendeva presso l’edicola del Ponte pedonale di Corso Cavour per acquistare collezioni di cd delle grandi voci femminili, decide di cambiare facoltà iscrivendosi alla Facoltà di I.S.F. , dove ha modo di perfezionare le conoscenze anatomo-fisiologiche allo scopo di migliorare la capacità consapevole dell’uso della voce intesa nel senso più scientifico e quindi anche quella didattica.
Vito Di Modugno è unorganista, pianista e bassista più che noto sulla scena pugliese, in particolare come pianista di organo hammond. ma la sua notorietà valica i confini nazionali tanto che anni addietro è stato eletto dalla rivista americana “Downbeat” tra i migliori organisti al mondo. La sua prima esibizione in pubblico è avvenuta all’età di cinque anni e nel 1973 ha debuttato ufficialmente nell’orchestra del padre.
Ha studiato pianoforte conseguendo il diploma nel 1984, e nello stesso anno è stato premiato al concorso “Coppa Pianisti d’Italia”. Ha frequentato inoltre alcuni corsi di perfezionamento pianistico, dei seminari jazzistici con Michael Brecker e Pat Metheny, i corsi di Siena Jazz e ha conseguito il diploma in Jazz nel 1996 col Maestro Ottaviano.
Disponibile anche verso la musica pop: dal 1996 al “99 è stato in tournee con Patty Pravo, partecipando alla realizzazione di due cd e un dvd. Recentemente ha pubblicato il CD con Fausto Leali (altra voce nera) dal titolo “Black, white and blues”, reinterpretando alcuni classici, a partire da una bella versione di “Angelitos negros”.
Nel 2003 è stato eletto tra i migliori nuovi talenti italiani nel referendum “Top Jazz” indetto dalla rivista “Musica Jazz”. Dal 2022 è a capo di un eccellente quartetto composto da musicisti di riferimento del Jazz italiano (Michele Carrabba, Pietro Condorelli e Massimo Manzi), con i quali incide per Red Records e ABeat.
La rivista “Musica Jazz” lo ha inserito tra gli specialisti dell’Organo Hammond nell’inserto e cd dedicato alla storia di questo strumento. È pluri-vincitore del Jazzit Award come migliore organista italiano. Ha tenuto dei work shop in Spagna Espartinas (Siviglia) presso la Scuola Municipale di Musica come docente della Master Class di Jazz. È docente di Pianoforte Jazz presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Dal 1985 tiene corsi di pianoforte, basso elettrico e organo Hammond presso “Il Pentagramma” di Bari.
Per entrambi i musicisti sono solo alcuni riferimenti della loro carriera artistica per sottolineare quanto entrambi la musica, l’hanno sempre avuta nel sangue. Anzi non solo nel sangue ma nell’anima. Tra i tanti musicisti che animano oggi le nostre scene, difficile trovare altri musicisti così carichi di phatos e di sentimento. Oserei dire che il loro incontro non fa altro che esaltare le caratteristiche di ciascuno.
Nel concerto a Palazzo Pesce sono stati eseguiti ben 14 brani, seguendo una scaletta scelta al momento, iniziando con un brano Gospeì per poi passare a brani di Otis Redding, Aretha Franklin, Nina Simone, Stevie Wonder, Al Kooper, Dionne Warwick, Barbara Streisand. Non tutti brani noti, ma non sono mancate vere e proprie Hit quali “Sweet Lover”, “I wish”, “Feeling good” o “The way we wheare”. Il finale è stato dedicato ai fratelli George e Ira Gershwin, partendo da “Summertime” per passare, senza soluzione di continuità, a “Rhapsody in Blue” e “The man I love”. Il messaggio che ha voluto lanciare la Negroponte: siate liberi! Vibrate a tutte le frequenze.
La voce di Luciana Negroponte è stata sempre straordinaria, passando da registri alti a quelli più bassi con una facilità estrema, ma lasciando il segno sulla pelle di ciascuno di noi.
Vito Di modugno non è stato da meno. Ha suonato divinamente il pianoforte, ma forse il meglio lo ha dato suonando l’organo hammod regalando al pubblico degli assoli interminabili. In alcuni brani si è divertito a suonare, con le due mani, le due tastiere contemporaneamente, dando l’impressione che a suonare fossero due persone diverse.
Straordinari entrambi, sia nei loro assoli, ma anche nei momenti corali. Un’intesa che è andata ben oltre ogni aspettativa.
Grazie, sempre, a chi si sforza di proporre appuntamenti mai banali e di qualità. Lo ripeto in continuazione: i nostri musicisti non hanno nulla da invidiare ai grandi artisti del panorama internazionale.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro