In una situazione mondiale ormai “esplosiva” senza alcun rispetto dei diritti umani, non possiamo oggi non sostenere qualsiasi iniziativa a favore del popolo Palestinese. Si è svolto dal 23 al 28 Settembre 2024 il Falastin Festival, un festival dedicato alla cultura palestinese e patrocinato dal Comune di Bari, che si inserisce nel più ampio programma che ha toccato altre città italiane (Roma 19-22 settembre; Palermo 23-24 settembre; Napoli 27- 28 settembre). La manifestazione, voluta dalla Comunità Palestinese d’Italia con la collaborazione di diverse associazioni solidali con la Palestina, ha voluto far conoscere la ricchezza e la vivacità della cultura palestinese in tutte le sue declinazioni, culturali e artistiche, nonché affrontare la questione palestinese a partire dalle radici storiche per arrivare ai giorni nostri.
Sul palco di un gremito Teatro Piccinni di Bari, ha preso avvio una lunga maratona musicale per sostenere il dramma del popolo Palestinese. Ad aprire lo spettacolo il Cantiere Comune Mediterraneo, un collettivo di musicisti, sia baresi che palestinesi che vivono a Bari, che “pescano” le sonorità tipiche dei paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo.
Dopo una breve ma intensa esibizione del CCM, il compito dei ringraziamenti è stato affidato a Mohammad Afaneh, Presidente della comunità Palestinede di Puglia e Basilicata, che ha tenuto subito a sottolineare che tutto il Festival ha avuto il Patrocinio del Comune di Bari, invitando a salire sul palco la Vice Sindaca della città, Giovanna Iacovone. I ringraziamenti sono stati tantissimi, da chi ha contribuito all’organizzazione della serata, alla comunità Palestinese di Puglia e Basilicata, al pubblico presente.
La vice Sindaca Iacovone ha rimarcato che Bari è per sua natura una città di pace, che è stata sede, nel 1988, del congresso fondativo dell’Assemblea per la Pace, e come segno tangibile ha scelto di esporre la bandiera Palestinese alle finestre della sede comunale. A chiudere la parte discorsiva della sera è stata l’Ambasciatrice Palestinese in Italia, Abeer Odeh che ha tenuto a portare il saluto del suo popolo, che vive sulla terra della Pace, ma che non ha mai avuto Pace, essendo costretto a subire un’occupazione volgare da decine di anni da parte di un altro popolo che gli ha rubato la terra, la cultura, i ragazzi e anche la storia. I Palestinesi sono radicati al proprio territorio come lo è l’albero di ulivo (simbolo per la Palestina ma anche per la Puglia), nella speranza che possa godere della libertà come tutti gli altri popoli della terra.
Dopo queste lunghe introduzioni, che hanno emozionato tutti i presenti, è iniziata la performance della cantante Amal Murkus (classe 1968), nota cantante palestinese. Il suo stile musicale postmoderno ha una varietà di influenze mediterranee. Il suo primo album, Amal, è stato pubblicato nel 1998, e il secondo, Shauq, nel 2004. Le sue canzoni si ispirano al folklore palestinese, all’eredità araba tradizionale e agli elementi della musica pop ed esprimono la lotta contro l’emarginazione e l’esclusione della cultura arabo-palestinese.
Amal Murkus è nata e cresciuta a Kafr Yasif, una città araba della Galilea da una famiglia cristiana palestinese. Si esibisce da quando aveva cinque anni. Nel 1979 ha vinto il primo premio al festival della canzone araba per bambini. Si è diplomata all’Istituto d’Arte Teatrale nel 1990.
Murkus è membro del comitato consultivo di Free Muse, un’organizzazione che lavora contro la censura dell’arte e della musica. Ha preso parte attiva al congresso in Danimarca nel 2003.
La sua vasta estensione vocale e le sue abilità consentono a Murkus di cantare in un’ampia varietà di generi, dall’arabo tradizionale ai moderni stili occidentali popolari. Di conseguenza, ha creato alcune straordinarie collaborazioni con altri artisti e musicisti internazionali, tra cui Joan Baez in un concerto contro la guerra che ha avuto luogo a Tel Aviv nel 1988, ma anche con Enzo Avitabile, Robert Wyatt e la Royal Liverpool Philharmonic Orchestra nel 2005, e molti altri.
Nel 2001, Murkus è stata scelta dalla TV austriaca come una delle voci più belle del XX secolo, dopo aver preso parte a un film musicale prodotto da Arte TV “Premadonas Fest”, dal regista-musicista Andrew Heller, con la cantante lirica Jesse Norman , la cantautrice greca Harris Alexiou , Dee Dee Bridgewater e altri. Ha attirato l’attenzione quando è apparsa accanto al gruppo rap palestinese DAM nel loro singolo e videoclip acclamato dalla critica “If I Could Go Back in Time”
Una voce raffinata che ha subito incantato il numeroso pubblico (anche chi fino ad allora non la conosceva affatto. Il primo brano è stato eseguito “a cappella”, senza accompagnamento strumentale, quale si conveniva nella celebrazioni liturgiche. Dal secondo brano si è aggiunto il pianista pugliese (di Martina Franca) Alessandro Sgobbio. Dal terzo brano in poi sono apparsi sul palco i suoi accompagnatori (percussioni, violino, chitarra) e una seconda voce (la figlia) a supportare i momenti corali.
Ovviamente tutte le musiche ed i brani eseguiti provengono dalla tradizione palestinese, per noi non di facile ascolto, ma la voce particolarmente dolce della cantante, ben accompagnata in particolare dal Violino e dalle percussioni, è riuscita a catalizzare la nostra attenzione.
Un plauso particolare ad Alessandro Sgobbio, pianista jazz, traduttore di molti dialoghi (in inglese) della nostra cantante, nonché angelo custode per tutto il cast durante il breve tour a Roma, Napoli e Palermo. Di certo la presenza sul palco di Sgobbio, con la sua tecnica e le sue capacità improvvisative, ha reso molto più fruibile per noi una musica non troppo vicina ai nostri standard. Bravissimo.
Un lungo concerto, con molte dediche: a tutti i palestinesi sparsi nel mondo, e che sognano di tornare sulla loro terra, ai sogni che rincorriamo, a questo mondo che abbiamo ricevuto dai nostri nonni e che siamo invitati a fare altrettanto nei confronti delle generazioni future.
Un brano dedicato ai giovani palestinesi e libanesi che si davano alla latitanza per non essere arruolati, durante a prima guerra mondiale, per combattere con la Turchia, ma anche ai figli dell’intifada, alle donne palestinesi, ai lavoratori e ai rifugiati.
Un ringraziamento, verso la fine dello spettacolo, anche per il figlio che ha curato tutta la parte musicale dello spettacolo. Ha raccontato che quando era bambino pensava che Che Guevara fosse il leader della Palestina. Da questa riflessione parte l’unico brano conosciuto da tutto il pubblico barese: Comandante Che Guevara in versione palestinese.
L’ultimo brano: “La casa”, dedicato a chi la costruisce e a chi la ricostruisce dopo ogni distruzione, pietra su pietra, trovando una forte assonanza con i nostri trulli della Valle d’Itria. Dopo due ore e mezzo di spettacolo è calato il sipario con tutto il pubblico in piedi, emozionato, che continuava a gridare “Palestina libera”, con l’auspicio che i sogni possano, un giorno, diventare realtà.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro
Mille grazie a Gaetano De Gennaro per questo bellissimo articolo.
Bravo Gaetano De Gennaro! L’articolo riporta fedelmente le emozioni provate al concerto grazie alla bravura e alla sensibilità dell’artista e dei musicisti. In tanti hanno risposto con generosità a questa serata dedicata alla Palestina il cui ricavato è stato devoluto per l’acquisto di un’ambulanza per Gaza. Palestina libera!