Non c’è nulla da fare. Il Duke Jazz Club di Bari si conferma ancora una volta un’eccellenza nel suo genere. Quando entri ti senti subito a casa. Trovi volti amici, musicisti, tecnici, tutti con il sorriso sulle labbra e una gentilezza senza paragoni.
Dopo una pausa estiva che ci ha visto molto impegnati (forse troppo) a “girare le piazze” in cerca di suoni sempre nuovi, ha avuto avvio la nuova stagione invernale del club barese. Le piazze sono solo un ricordo ma sappiamo che possiamo sempre contare su un luogo dalle ottime proposte.
Primo ospite straniero (americano di Boston, anche se residente a Roma da tantissimi anni) il tenor sassofonista Michael Rosen, accompagnato dal padrone di casa Guido Di Leone alla chitarra ed una sezione ritmica che ha visto il primo giorno la partecipazione di Giuseppe Bassi al contrabbasso e Mimmo Campanale alla batteria, mentre per la seconda serata la sezione ritmica, tutta lucana, è stata affidata a Giovanni Scasciamacchia alla batteria e Giuseppe Venezia al contrabbasso.
Sono cinquant’anni che seguo concerti dal vivo. Quasi esclusivamente di musica jazz. Da questa lunga esperienza ho imparato che se non vedi suonare dal vivo un musicista, difficilmente ti affezioni. Michael Rosen è sempre stato un musicista noto, ma per me è stata la prima volta che ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo. Sin dalla prima nota (non dal primo brano) si è capito che il concerto sarebbe stato particolare, e nessuno è rimasto deluso. Ha suonato con grinta, determinazione, pathos, rendendo immediatamente l’atmosfera calda e rarefatta.
Nato nel 1963 ad Ithaca, nello stato di New York, Michael frequenta la Berklee School of Music , dove vince una borsa di studio , e tra gli altri, segue i corsi di George Garzone , Bill Peirce e Gary Burton . Si diploma Magna cum laude dopo appena 5 semestri.
Durante la sua sosta a Boston suona frequentemente nei locali della città con diversi musicisti, tra cui il pianista Danilo Perez. Dopo un tour Italiano con pianista Delmar Brown in 1987, si stabilisce in Italia. Durante la sua permanenza nella scena musicale europea, Michael si esibisce in diversi e noti jazz festival, incide praticamente per tutti i principali artisti italiani e svizzeri, da Enrico Rava e Franco D’Andrea , a Roberto Gatto e Franco Ambrosetti. Attivissimo nella scena jazz europea è stimato anche dai colleghi della musica classica, infatti spesso è chiamato per alcuni concerti dell’Orchestra della Scala.
Il suo sound accattivante e la sua simpatia ne hanno fatto un artista molto richiesto anche da cantanti come Mina , Celentano , Concato , Rossana Casale , Renato Zero, Giorgia, ecc. Ha all’attivo diversi CD a suo nome e tante partecipazioni. Il suo primo cd ” Elusive Creatures ” (Splasch), uscito nel 1996, raccoglie tutte sue composizioni ad eccezione di uno standard,
Per tre anni consecutivi, Rosen è stato votato dal sondaggio dei lettori della rivista Jazzit come uno dei dieci migliori sassofonisti soprano al mondo, classificandosi al 4° posto nel 2011 dopo Dave Liebman, Wayne Shorter e Branford Marsalis.
Durante tutto il concerto ha avuto modo di sfoggiare una tecnica estremamente avanzata, riuscendo a passare da momenti trascinanti a situazioni molto più liriche con estrema facilità. Come lui stesso ha avuto modo di comunicare, gli piace scherzare e divertirsi. Non ha avuto nessun timore ad esibirsi anche nel canto senza sbavatura alcuna (“Just in time” e “You and the night and the music”).
Devo dire che i suoi accompagnatori, tutte vecchie conoscenze, non hanno avuto alcun timore a suonare con lui, a cominciare da Guido di Leone che è stato davvero insuperabile. Di certo l’amicizia con Rosen lo ha stimolato ad esibirsi al meglio. Anche nei confronti della sezione ritmica, di Bassi e Campanale, non ha avuto timore ad affermare che lui, ormai residente a Roma da tanti anni, dove passano tutte le eccellenze della musica jazz, accompagnatori del genere se li sogna.
Sono stati davvero bravi, prendendosi i loro spazi con lunghi assoli e segnando il tempo in maniera sempre sostenuta. In particolare, il secondo set si è aperto con il brano Turnaround, con l’introduzione di un delicatissimo duetto tra il sax di Rosen ed il contrabbasso di Bassi.
Ad impreziosire la serata, nel finale sono stati chiamati sul palco alcuni ospiti “residenti” del Duke, iniziando da Francesca Leone che ha eseguito in modo magistrale “Moonlight in Vermont” e a seguire l’accompagnamento (nei due brani finali) di Bruno Montrone al pianoforte. Non poteva mancare un omaggio al vero padrone di casa, ovvero Duke Ellington con il suo brano “Satin doll”.
Dulcis in fundo, un trascinante “It’s you or no one” con uno strepitoso duetto tra Rosen e l’ultimo ospite della serata: Alberto Di Leone con la sua tromba.
Un finale davvero esilarante per un concerto durato circa due ore di ottima e godibile musica. Dopo una serata del genere dobbiamo solo immaginare che quella a venire sarà una stagione strepitosa.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro