Centotrenta affacci sull’abisso: inaugurata al Teatro Margherita di Bari l’imperdibile LXVII edizione di “World Press Photo Exibition”

In questo tempo di povertà intellettuale, mentre i fondi per la cultura sono sempre meno, quando è sempre più difficile far uscire la gente di casa ed è sempre più facile volgere lo sguardo al proprio ombelico, ritrovarsi all’inaugurazione dell’undicesima edizione barese di World Press Photo, circondati da lavori arrivati da tutto il mondo, affastellati come matite colorate in una scatola tra le pareti di cartone bianco che dividono sezioni e opere, con una temperatura sopra la media stagionale e un tasso di umidità degno di una foresta di mangrovie – sembra assurdo dirlo ma – è come prendere una profonda boccata d’aria.

Cime, realtà pugliese tra i maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, porta a Sud ancora una volta il World Press Photo Exibition promosso dalla Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese in collaborazione con il Comune di Bari e con la partnership dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e del Conservatorio “N. Piccinni”.

Word Press Photo 2024, arrivata alla sua 67° edizione, per l’undicesimo anno nel Teatro Margherita di Bari dall’11 ottobre all’8 dicembre, apre una finestra sul mondo. Non è certo una finestra con i gerani sul davanzale, anzi è forse più una finestra munita di sacchi di sabbia ma – che siano gerani o sabbia – affacciarsi su questo abisso non può che essere spiritualmente benefico.

Sono 130 gli scatti vincitori di questa edizione del contest World Press Photo, la cui esposizione è curata quest’anno dalla messicana Martha Echevarria: immagini selezionate tra 61.062 fotografie candidate e scattate da 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo. Si tratta di lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica firmati da fotografi professionisti delle maggiori testate internazionali, da Reuters al New York Times da The Washington Post a National Geographic a BBC, da CNN al Times, da Le Monde a El Pais. Fotografie che permettono di compiere un viaggio critico tra gli eventi che hanno caratterizzato il 2023 e di orientarsi tra i temi più caldi che lo hanno animato. A presiedere la giuria globale quest’anno è stata Fiona Shields, a capo del dipartimento di fotografia del giornale britannico The Guardian. “Le immagini scelte sono state realizzate con rispetto, coraggio e profondità, spesso in circostanze inimmaginabili – ha detto Shields – Hanno una risonanza universale, che va oltre i paesi d’origine”.

Cambiamento climatico, guerre, migrazioni, ma anche salute mentale e stigmatizzazione del diverso e, ancora, amore e morte e malattia sono i temi affrontati nei 130 scatti affissi alle pareti ma c’è anche un importantissimo focus sulla libertà di stampa, realizzato grazie ai dati e alle testimonianze che giungono dalle fonti dell’organizzazione non governativa e no-profit Reporter Senza Frontiere (RSF), un memoriale dedicato ai fotografi caduti, nel mondo, durante l’esercizio della propria attività di reporter dal 1992 ad oggi. Un elenco di oltre millecinquecento giornalisti che, con la propria professionalità, esperienza e passione, hanno contribuito ad affermare, anche a costo della propria stessa vita, il diritto e la libertà di espressione. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), nel solo anno 2023, sono stati 99 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi in tutto il mondo come rappresaglia per il proprio lavoro. I giornalisti continuano ad essere messi in pericolo dai conflitti in corso, dal crescente autoritarismo e dalle elezioni divisive, sembrano dati lontani da noi ma, come ha sottolineato nel suo intervento Livio Costarella, segretario del Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, “riconoscere una notizia tra tante non-notizie alla ricerca di clickbait, dare valore al lavoro di chi fa della ricerca la propria ragione di vita, è importantissimo per vivere, ancora, in un mondo fatto di diritti”

A vincere il World Press Photo of the Year è stato il palestinese Mohammed Salem con una fotografia scattata per Reuters il 17 ottobre del 2023 nell’obitorio dell’ospedale Nasser: una donna in abiti color ocra e blu di Prussia che abbraccia un fagotto bianco, piegata su se stessa e morbida tanto quanto resta rigido il fagotto che nasconde il corpo morto di sua nipote Saly, bambina di cinque anni nata con il peccato originale di essere palestinese, rimasta uccisa insieme ad altri quattro membri della sua famiglia durante un attacco missilistico israeliano che ha colpito la sua casa a Khan Younis, Gaza. Una foto semplice, pulita, secca eppure così piena di vita, la Pietà del 2024 è questa, questo abbraccio che si illude di dare calore a un corpo che calore non ne ha più, la rappresentazione profonda della disperazione, dell’amore e dell’inutilità della violenza.

“World Press Photo racconta ogni anno quello che perdiamo, per provare a non perderlo più” ha commentato Alfredo Ferrara, ricercatore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, durante il suo intervento; io credo che sarà molto molto difficile ricostruire tutto quello che stiamo distruggendo ma credo altrettanto fermamente che è necessario, oggi più che mai, aprire le finestre e guardare con coraggio nell’abisso.

Simona Irene Simone
Foto concesse dalla Mostra

ORARI (La biglietteria chiude 30 minuti prima)
Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì: 10.00 – 21.00
Venerdì e sabato: 10.00 – 22.00
Domenica: 10.00 – 21.00
*Venerdì 11 ottobre 2024, apertura al pubblico dalle 20.30 alle 23.30.
**Lunedì 21 ottobre 2024 la mostra sarà eccezionalmente chiusa.

Sito web: www.worldpressphotobari.it
Facebook: www.facebook.com/worldpressphotobari
Instagram: www.instagram.com/worldpressphoto_bari

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