Senza famiglia e senza Dio: ecco la patria di chi fa la guerra in “Quando le stelle caddero nel fiume”, première della Stagione 2024.25 “Attraversamenti” del Teatro Kismet di Bari

Attraversamenti.

Di primo acchito, la parola fa il paio con il concetto di crisi, quello stato permanente in cui la società, l’esistenza individuale, l’intero Universo si trovano. Non risulta dunque inintelligibile il significato del titolo della stagione 2024-2025 dei Teatri di Bari, a cura di Teresa Ludovico.

Il titolo dello spettacolo cui è affidata la Première, il relativo tema, e tutte le riflessioni che lo hanno accompagnato, scompagina quello che sembra un caso chiuso, e apre il sipario su altri, inaspettati, sensi.

“Quando le stelle caddero nel fiume” di Paolo Comentale, tratto dalla sua, omonima, fatica letteraria, è coadiuvato dalla drammaturgia di Marinella Anaclerio, dalla regia di Alessandro Maggi, ed è una produzione Compagnia del Sole e Teatri di Bari. In scena, Flavio Albanese, Augusto Masiello e Massimiliano Di Corato. Un maresciallo marconista è chiamato dal federale di stanza di Addis Abeba, a riferire le misteriose circostanze della sparizione del tenente che ha guidato il corpo responsabile dell’eccidio di cristiani copti di Debre Libanòs, nell’allora Abissinia, nel 1937.

Il racconto del maresciallo indugia nei dettagli del racconto del primo attraversamento, quello della nave che ha portato soldati come lui lontano dalla famiglia, lungo il Golfo di Aden e verso Gibuti, per raggiungere la potenza coloniale immaginata dal delirio fascista, per dire di avere dei territori oltremare, e arrivare non lontani da Addis Abeba.

Di qui, un altro attraversamento, verso il monastero copto di Debre Libanòs, dove la comunità residente fu avvicinata con l’inganno e poi massacrata al fine di piegare definitivamente i nativi al regime.

Sappiamo che quella che fu definita dal regime come una conquista coloniale, in realtà fu un colossale fallimento umano, geopolitico, e in seguito anche bellico. Un sistema valoriale folle, basato sulla cristianità e sulla famiglia, uccideva altri cristiani, con la spiegazione ideologica del colore diverso della pelle, che contribuì a formare il presupposto teorico delle Leggi Razziali dell’anno dopo, e all’odio xenofobo che permeò la società fin nelle canzonette, e che ancora percola dalle pagine della storia fino alle cronache e alle storie delle donne e degli uomini di potere dei giorni nostri. Sappiamo anche che quelle leggi ebbero sì, dei garanti che solevano definirsi scientifici, ma tanti e più numerosi sostenitori, che con la scusa del quieto vivere, normalizzarono l’odio. Sono queste e questi, i migliori complici delle dittature.

Quello con cui la storia apparentemente non fa i conti, però, è la variabile impazzita, la coscienza che, malgrado la Storia e la realtà sembrano andare in una sola e inesorabile direzione, decide di attraversare controcorrente il corso delle cose, fino a sacrifici estremi.

Può sembrare un errore di sistema, un mattoncino messo male, ma è capace di fare crollare i muri delle certezze più granitiche, finanche il caffè sale e cannella tipico di quella zona cambia sapore, non basta mai, le convinzioni tentennano come tintinnano le tazzine in un vassoio. La solidità del maschio, che si galvanizza con le parole del Duce, il cameratismo che il Federale spera di ispirare nel racconto del marconista, i simboli del potere ostentato anche citando Tacito, il seme del dubbio instillato nella giovane generazione, rappresentata dall’intendente che non riesce a dattilografare ogni dettaglio, sono prodromi di uno sfacelo annunciato.

Forse sarà facile raccontare alle famiglie le vite degli uomini morti dietro le medaglie che li sostituiscono, o agitare la patria a categoria dello spirito. Potrà sembrare perfino necessario, fare attraversare ai disperati il mare avanti e indietro, pensando che così la smetteranno di decidere di fuggire da una casa che non hanno. In fondo, però, è sempre il cuore di chi la vive da vicino, la guerra, il paese più straziato.

Beatrice Zippo
Photo dal sito della Compagnia del Sole

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1 commento su “Senza famiglia e senza Dio: ecco la patria di chi fa la guerra in “Quando le stelle caddero nel fiume”, première della Stagione 2024.25 “Attraversamenti” del Teatro Kismet di Bari

  1. Maria Anaclerio Rispondi

    Che bella riflessione sulla Storia e sul suo tragico ripetersi proprio per insufficienti riflessioni adeguate e condivise su di essa. Grazie Beatrice. Felice che il nostro lavoro le abbia stimolate!

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