Una serata ancora quasi estiva accompagnata dall’odore di una pioggia autunnale che ha lasciato gocce d’acqua sulle chianche e sulle foglie dei maestosi alberi dei giardini di Villa La Siragusa, tra cui mi ritrovo a passare per raggiungere gli amici, suona come uno strano connubio proprio come quello che sto per vivere. Mi ritrovo all’improvviso tra centinaia di persone, anzi amici, uniti da un unico intento, un unico spirito: solidarietà. Sì, perché lo scopo della serata è quello di trascorrere delle ore di svago, sano divertimento, musica di alto profilo, degustazione di panzerotti di ogni tipologia, e non solo, perché, accanto a tutto questo, c’è altro di altrettanto appagante: provare a fare qualcosa per chi soffre.
Rosa Ladisa, presidente della Associazione Dragonlight sale sul palco e promuove il progetto Dragonboat (barca-drago) che si rivolge alle donne in rosa e non solo, alle donne che hanno combattuto e che combattono ancora contro il cancro. Allora comprendo perché avevo visto su un tavolo le sagome di un drago, da sempre simbolo, nel mondo cinese, di buon auspicio, incarnazione dello spirito fecondo e creatore. Rosa Ladisa, con il cuore in gola, ricorda la sua amica Daniela Mazzacane, volto del Tg Norba, scomparsa lo scorso anno a causa del cancro al seno, e di lei ricorda il sostegno dato al progetto Dragonboat, uno sport unico che si svolge su imbarcazione a 20 posti con la testa di drago a prua.
L’associazione nasce dal desiderio di testimoniare, alla luce di comprovate sperimentazioni scientifiche, che tale disciplina sportiva è efficace sia dal punto di vista del recupero fisico che da quello psicologico, perché rafforza il concetto di squadra, lavorando in gruppo, cercando supporto e condividendo momenti di difficoltà. Sì, perché, forse, il rischio più grande è quello dell’isolamento per chi vive l’esperienza traumatica di un cancro, durante e dopo. Così con il ricordo di Daniela, sostenitrice del progetto fin da subito, e del varo della prima barca le parole di Rosa Ladisa si abbracciano a quelle di Emanuele Triggiani, promotore dell’Associazione “Amici di Stefano” nata nel 2009 fondata da Patrizia e Elio Costantino, presidente, in memoria di Stefano, il loro figlio dodicenne stroncato da una leucemia fulminante.
Il dolore a volte incattivisce, ma spesso rende più sensibili difronte al dolore altrui e così comincia il loro sforzo per riuscire ad essere di supporto a situazioni di disagio sociale e di bisogno soprattutto dei minori e provano a raccogliere fondi attraverso l’organizzazione di eventi; fondi utilizzati per diversi progetti tra cui quello di una casa famiglia in Romania ed oggi per sostenere Dragonlight dando vita alla prima edizione del REstart-Dragonlight, che vorrà sostenere le spese dei corsi di Dragonboat e offrirli gratuitamente per un anno alle donne colpite da tumore al seno. L’humanitas non è scomparsa.
Flora Guastamacchia
Foto di Flora Guastamacchia