Il concerto degli insegnanti del Pentagramma di Bari si trasforma in una vera e propria festa collettiva

Sono molte e persone che gravitano attorno alla scuola di musica del Pentagramma di Bari: i tantissimi allievi, gli insegnanti, le famiglie, i simpatizzanti ed ovviamente i frequentatori del Duke Jazz Club.

L’evento del concerto degli insegnanti non è una cosa nuova. E’ stata istituita da tempo, ma sempre a causa del covid, l’ultima edizione si era svolta a febbraio 2020. Così, con tre anni di assenza, siamo tornati tutti a partecipare a questo piacevolissimo appuntamento. Il 20 ottobre siamo stati tutti chiamati a raccolta nel salone del Nicolaus Hotel gremito all’inverosimile, per una vera e propria maratona musicale: ben cinque ore tiratissime di musica, con un’organizzazione impeccabile che ha visto alternarsi sul palco non due o tre gruppi, bensì 30 formazioni composte dai Maestri che in contesti diversi sono riusciti a tenere alta l’attenzione dei presenti.

Un evento del genere lo possiamo considerare un regalo ai cittadini baresi, vista l’altissima qualità delle proposte presentate. Forse qualcuno può storcere il naso perché sono sempre loro che suonano, oppure che restare in ascolto per cinque ore diventa inumano, ma chi ha resistito fino alla fine, non può che prendere atto che i musicisti più anziani hanno acquisito una professionalità senza pari, che quelli che ieri erano giovani promesse sono diventati delle certezze, nonché prendere atto che tanti giovani musicisto, una volta terminato il loro percorso formativo, sono rimasti legati all’ambiente del Pentagramma ricoprendo il ruolo di insegnanti.

La realtà del Pentagramma è diventata una eccellenza nel settore dell’insegnamento musicale su tutto il territorio nazionale, senza contare che sono tantissimi gli artisti anche stranieri che passando per la nostra città, suonano con piacere nell’esclusivo Duke Jazz Club. Ma questi traguardi non si ottengono così per caso. Dietro c’è un lavoro certosino per organizzare le lezioni, i seminari, i concerti e tutte quelle attività di cui necessita un posto così esclusivo. Tutti noi dobbiamo ringraziare Guido Di Leone e tutto lo staff per la pazienza con cui porta avanti questa bellissima esperienza.

Impossibile elencare tutti gli insegnanti che hanno dato il loro contributo per la realizzazione di una serata che rimarrà memorabile. Guido non si è limitato a svolgere il ruolo di presentatore, ma nin alcuni passaggi ha come sempre dato sfoggio della sua tecnica, accompagnando tanti musicisti e tante voci.

Tra tanti, iniziamo a ringraziare le tantissime cantanti che hanno avuto modo di esibiersi, ad iniziare da Francesca Leone, per proseguire con Paola Arnesano, Gabriella Schiavone, Luciana Negroponte, Lisa Manosperti, Serena Grittani, Cristina Lacitignola, Carla Bavaro, Stefania Arcieri, Rosanna D’Eclesiis, Maria Grazia Aurora Pupillo. In confronto le voci maschili sono state contate: Fabio Lepore e Marco Giuliani. Voci straordinarie (mi sia consentito di mettere al primo posto la voce particolarissima Luciana Negroponte) che hanno dato il meglio nel “Vocal Teacher coir”, cantando tutti insieme e appassionatamente.

Altro strumento principe il pianoforte, con i pluri presenti Bruno Montrone e Francesco Schepisi: due giovani artisti davvero straordinari, che non hanno deluso le aspettative. Anche Pippo Lombardo è stato inserito più volte in formazioni diverse, mostrando tutte le sue capacità. Cosa possiamo dire di Mirko Signorile, o Nico Marziliano o Antonio Laviero? Che sono delle eccellenze. Se ornai Signorile ha reso il volo, e Marziliano resta un punto di riferimento per tanti, anche il giovane Laviero non ha affatto sfogurato. E ancora, Maurizio Ranieri, Paolo Luiso e Alessandro Binetti. Un discorso a parte merita Vito di Modugno, straordinario pianista ed organista, che si è esibito anche al contrabbasso e basso elettrico. Di certo il più ecclettico tra i musicisti presenti.

Dopo le voci e le tastiere, la sfilza dei chitarristi è smisurata: oltre a Guido di Leone ne abbiamo acoltati tanti: da Max Monno ad Alberto Parmegiani, Marco Giuliani, Paolo Magno, Alex Milella, Maurizio Patarino. Uno più bravo dell’altro, ognuno con la sua specificità. Basso o contrabbasso, oltre a Vito di Modugno, costante è stata la presenza di Nico Catacchio, Gianluca Fraccalvieri, Viz Maurogiovanni, Stefano Loconte e Antonio Grimaldi. Alla batteria si sono alternati Mimmo Campanale, Antonio Ninni, Fabio Delle Foglie, Fabio Accardi, Michele Di Monte, Franco Guarnieri e Nico Grimaldi. I fiati sono stati affidati ad Alberto Di Leone (tromba e flicorno), Felice Mezzina (sax tenore), Gaetano Partipilo (sax alto), Ettore Lopinto (sax soprano), Mike Rubini (sax) e Doni Antonelli (tromba). A chiudere l’elenco, Francesco Manfredi al clarinetto, Aldo di Carerino al flauto, Vitantonio Gasparro al vibrafono. E con questo spero di non aver dimenicato nessuno.

Molti i brani d’autore, da Coltrane, a Corea, da Tom Harrell a Fred Hersh, da Nicholas Payton a Pat Metheny, o omaggi alla musica latina (primo tra tutti l’omaggio a Sergio Mendes, recentemente scomparso), ma non sono mancati brani originali di Francesco Schepisi, Pippo Lombardo, Stefania Arcieri, Nico Catacchio, Vito Di Modugno e Rosanna D’Ecclesiis.

La serata è stata chiusa con la Big Band del Pentagramma diretta da Vito Andrea Morra (anche al trombone), che ha scatenato il corpo di ballo Hops di Bari. Meglio di così non poteva finire la festa.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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