La settimana sportiva: l’analisi di Spezia – Bari

Esiste una legge non scritta nel calcio o, se si preferisce, un vecchio adagio calcistico secondo cui quando una squadra non riesce a vincere per manifesta superiorità dell’avversario che gioca, peraltro in casa propria con un terreno inzuppato d’acqua per le solite “dolcenere” liguri di deandreiana memoria, occorre impostare la gara quantomeno per non perderla. E così è stato venerdì per il Bari al “Picco” di La Spezia. Il tecnico Moreno Longo, fiutando i reali pericoli e le insidie che avrebbero potuto mettere in difficoltà i propri ragazzi ha saggiamente deciso di mandare in campo una squadra fisica, pronta alla “pugna” capace di garantire la famosa gara sporca, quella dove, metaforicamente parlando, è prioritario sporcarsi le mani ancora prima dei piedi. E per provare a fare ciò, Longo ha preferito lasciare in panchina i due giocatori più tecnici e creativi, ovvero Falletti e Sibilli lanciando, invece, qualcuno che solitamente si accomoda in panchina come Simic, Obaretin, Favasuli e Favilli. Ci è voluto coraggio da parte del tecnico di madre barese perché sapeva che così facendo avrebbe rinunciato praticamente a giocare consapevole di mandare in campo una squadra capace di soffrire quanto meno possibile. E così è stato perché Radunovic & C., in difesa, hanno limitato i danni grazie anche al sacrificio del terzetto di centrocampo, alla rinuncia di proporsi sulle fasce da parte di Dorval e Favasuli (molti errori commessi da quest’ultimo) e dallo stesso Lasagna che ha badato più a difendere palloni nella trequarti che a provare gli allunghi verso la porta avversaria, insomma un lavoro, sporco, in cooperativa che ha sortito un punto d’oro, un punto guadagnato e non certo due punti persi. Un punto che ha un peso specifico maggiore rispetto a quello conseguito contro il Catanzaro dove, tuttavia, è stata cosa buona e giusta pensare a non perdere considerati gli ultimi dieci minuti nei quali i calabresi – si ricorderà – misero sotto il Bari tanto che se la gara fosse durata altri cinque minuti, con ogni probabilità, avremmo parlato di una sconfitta. Dunque Longo, tecnico navigato e di esperienza, si conferma un allenatore pragmatico, bravo a leggere le gare non tanto in corso d’opera quanto alla vigilia. Del resto mai come venerdì c’era bisogno di una squadra robusta da far giocare su un terreno pesante e viscido nel quale, con ogni probabilità, la creatività di Falletti e di Sibilli avrebbe fatto solletico alla retroguardia ligure, ma nel calcio, come nella vita, nessuno ha la controprova, tuttavia l’impressione è stata questa.

Primo tempo di contenimento per il Bari che ha badato a limitare i danni subendo praticamente il gioco dello Spezia che ha preso un palo, confezionando qualche tiro in porta, uno in particolare molto pericoloso, sul quali un eccellente Radunovic ha chiuso la saracinesca. E’ mancato, probabilmente volutamente, il gioco sulle fasce con Dorval che ha badato bene a difendere piuttosto che a proporsi, e Favasuli a stazionare nella sua area di competenza provando a mettere la museruola al suo avversario pur commettendo qualche errore di troppo. Banali e Maita non hanno mai inciso con le loro incursioni da centrocampo in quanto impegnati a far legna davanti alla difesa sacrificandosi molto, mentre Lasagna e Favilli han badato a prendere sportellate provando a mantenere il possesso del pallone per smistarlo ad un compagno di gioco, magari indietreggiando il passaggio almeno fino all’infortunio di Favilli, l’ennesimo della sua carriera, per il quale si è resa necessaria la sostituzione con Novakovich che, come per i suoi colleghi di reparto, ha badato più che altro a sacrificarsi per la causa piuttosto che cercare di arpionare palloni per poi provare il tiro. Per il Bari solo qualche timido affondo di alleggerimento come quel cross dal fondo occorso sui piedi di Obaretin col pallone passato tra le gambe di Gori sul quale nessun barese si è fatto trovare pronto per infilare la palla in rete. Poi una seconda occasione di Novakovic che è stato fermato con le cosiddette “cattive” da un difensore avversario prima che sferrasse il tiro in porta che, con ogni probabilità, sarebbe finito in rete. Meglio il Bari negli ultimi 15 minuti nei quali ha mantenuto l’iniziativa provando a schiacciare l’avversario nella propria metà campo ma in modo sterile. Se non altro ha fatto respirare la difesa apparsa troppo impegnata. E questo segnale è da interpretare positivamente perché rende bene l’idea che il Bari, sia pur nelle difficoltà, c’è e ha un’anima. Lo scorso anno, ma più in generale in occasione dei suoi noti e molteplici campionati anonimi, certe gare come quella di venerdì l’avrebbe perduta senza tanti complimenti sparendo dai radar dal primo al novantesimo. E senza andare troppo lontano ricordiamoci del Bari dello scorso anno quando per vedere un’azione degna di nota bisognava sudare le pene dell’inferno.

Il secondo tempo è stato di marca spezzina sin dai primi cinque minuti nei quali Pio Esposito di testa ha colpito il pallone proveniente da un corner (solito bigliettino da visita per i liguri l’ottimizzazione dai calci piazzati), verso la rete dove Radunovic d’istinto l’ha deviata fuori, poi una traversa di Letta che ha fatto tremare il Bari, quindi un altro tiro in porta di Pio Esposito – sempre lui – terminato di un soffio fuori. Il Bari si è affacciato timidamente in un’azione combinata tra Lasagna e Dorval con il franco-algerino alla conclusione terminata al lato. Longo, allora, ha messo in campo forze fresche senza cambiare assetto tattico ma solo perché ha preferito tutelarsi con gente fresca, e allora dentro il redivivo decisamente più tranquillo nello stato d’animo, Bellomo per un Lasagna stremato, e Simic – all’esordio – per Obaretin (buona la sua prova), Oliveri per Favasuli e Saco per Maita. Ma lo spartito è stato lo stesso. Spezia arrembante e Bari bravo a chiudere ogni spazio con Radunovic a spegnere ogni velleità nella fase terminale. Radunovic, dal punto di vista dello spettacolo senza dubbio il migliore in campo, mentre un sei politico va dato a tutta la squadra che venerdì ha brillato per sacrificio, al di là di qualche errore fisiologico che pure ci sta soprattutto in trasferta in casa di una squadra imbattuta stazionante tra le prime tre.

Un punto, dunque, guadagnato pur non producendo di fatto alcuna occasione da rete su un terreno pesante perché certe gare non si vincono ai punti in quanto se così fosse avrebbe meritato lo Spezia, ma si pareggiano meritatamente pur senza tirare in porta perché, evidentemente, il collante tra i tre reparti ha funzionato a dovere. Del resto in B è risaputo che lo spettacolo è un optional.

Intanto continua l’imbattibilità per il Bari che allunga a sette le gare senza sconfitte prendendo punti. Ma soprattutto per la prima volta ha messo la museruola all’ottimizzazione dei calci piazzati dello Spezia. Un segnale preciso, forse divino, che lascia ben sperare dal momento che la storia insegna che un altro Bari avrebbe tranquillamente confermato la regola.

Massimo Longo
Foto concessa da SSC Bari

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