L’annuale cartellone del festival Viator – Menti, cuori e corpi sulle vie francigene del Sud, come sempre curato da Giovannangelo de Gennaro con Michele Lobaccaro, ha presentato all’Ospedaletto dei Crociati di Molfetta “Dolcissime radici”, il viaggio musicale di Giovanna Carone, Vince Abbracciante e Leo Gadaleta che ha abbracciato sette secoli di storia dal medioevo alla musica contemporanea.
Giovanna Carone nasce a Bari, si diploma in pianoforte, in canto e in musica vocale da camera. E’ voce solista di formazioni specializzate nel repertorio storico. Dal 2008 è in duo con il pianista Mirko Signorile con il quale incide Betàm Soul e Far Libe.
Vincenzo Abbracciante nasce ad Ostuni, di lui si dice che padroneggi la fisarmonica come pochi, con una tecnica notevole. Studia musica sin da quando aveva otto anni seguendo le orme del padre e si diploma al conservatorio in jazz e in fisarmonica classica. Secondo i critici è la stella nascente della fisarmonica in Italia.
Leo Gadaleta diplomato in violino, jazz e composizione, ha collaborato alla realizzazione di numerose colonne sonore per film e spettacoli teatrali. Ha curato gli arrangiamenti dei brani di “Dolcissime radici” nel progetto discografico del 2020.
Il concerto, grazie alla portentosa voce dell’interprete, è straordinario e coinvolgente. Gli occhi degli spettatori sono tutti incollati su di lei. Giovanna Carone usa le movenze del corpo e i gesti per accompagnare la voce alta, suadente, modulata con sentimento.
Il trio è affiatato, come dimostrano sguardi e sorrisi prima di ogni esibizione.
Si comincia con un’aria – tra umanesimo e rinascimento, è una melodia, un tipo di canto accompagnato – di Frescobaldi Se l’aura spira; dopo un brano del 1934 di Libero Bovio Passione, conosciuto grazie ad un viaggio in Giappone – confessa l’artista – al seguito dell’amore della sua vita ed ecco i virtuosismi di Vince Abbracciante alla fisarmonica, si rimane sbalorditi.
Segue l’interpretazione di un brano di Luigi Tenco e la voce di Giovanna Carone diventa grandissima, capace di trasmettere emozioni, carezzevole.
Si continua con un pezzo della fine del 500’ di Andrea Falconieri, O’vezzosetta dalla chioma d’oro, un’arietta facile da cantare e paragonabile ad una musica leggera fischiettata tra le vie di Napoli.
Arriva Mina, trionfante e la canzone di Mogol Un anno d’amore che viene trasformata, dal fantastico Leo Gadaleta in un’aria barocca, in un tango.
Si continua con un brano del 600’ Il lamento di Apollo, di Francesco Cavalli che narra dell’amore tra Apollo e Dafne e dell’inutilità di rincorrere un amore non corrisposto.
Poi Di sole e di Azzurro, un brano di Zucchero Fornaciari per Giorgia ed infine due melodie del 300’.
L’ascolto di brani contemporanei alternati a pezzi medievali; il pubblico viene esposto, grazie alla voce di Giovanna Carone, a qualcosa che non conosce, è interessato. La cantante unisce, è come una scia che si muove tra passato e presente con dolcezza, pezzi contemporanei e pezzi antichi interpretati con medesima grandezza e leggiadria.
Il filo conduttore del progetto è la magnificenza della lingua italiana; la morbidezza delle melodie, le parole ricercate, le sfumature poetiche. La radice comune, in tutti i brani scelti da Giovanna Carone, è la nostra meravigliosa lingua.
Vincenza Amato
Foto di Vincenza Amato