Può la nostalgia far sorridere il cuore e sconvolgere la mente?
Non ho mai assistito ad un concerto dal vivo dei Pink Floyd, ma ho avuto la fortuna di ascoltare David Gilmour nella tappa fiorentina del suo precedente tour e ben due volte Roger Waters. Eppure, nei giorni scorsi è come se ad un concerto dei Pink Floyd ci fossi stata davvero, perché al Teatroteam di Bari mi sono ritrovata a percorrere un viaggio nel tempo – un bellissimo viaggio nel tempo – grazie alla tribute band “Brit Floyd“. Infatti, a 30 anni dal leggendario tour e dal doppio cd live “Pulse” che fece seguito alla pubblicazione dell’album dei Pink Floyd del 1994 “The Division Bell”, il secondo dopo lo strappo di Waters, i Brit Floyd ne presentano una più che fedele riproduzione con il “P-U-L-S-E World Tour”.
“Lo show che i Brit Floyd portano in giro per il mondo, come concetto, è molto più vicino all’Opera. Mi spiego meglio: se vai a teatro a vedere Verdi o Mozart, ovviamente non trovi né l’uno né l’altro a dirigere, ma altre persone che eseguono in maniera corretta e rispettosa la musica scritta, interpretandola. Il tutto contestualizzato in una scenografia suggestiva.”, hanno affermato i componenti della band del “migliore omaggio ai Pink Floyd al mondo” a Musicoff e, lo confesso, ora ci credo anch’io.
I Brit Floyd nascono a Liverpool nel 2011 grazie alla devozione di Darmian Darlington per il più grande gruppo di rock psichedelico di tutti i tempi, essendo stato lo stesso per 17 anni già componente dei The Australian Pink Floyd Show, un’altra importante Pink Floyd cover band. Il sogno era di realizzare, attraverso una maniacale passione, la più realistica esperienza dei mitici concerti dei Pink Floyd. Cosa che non stupisce scoprendo che Darlington ha diretto dal vivo più di 2.500 esibizioni negli ultimi 28 anni.
La fama di questo evento precede le tappe del tour e mi aspetto una magnifica esperienza. Lo dico adesso: non sono stata delusa. Già entrando nel comodo parcheggio del Teatroteam resto piacevolmente sorpresa nel vedere parcheggiati due bilici, scopro che uno dedicato esclusivamente alle strutture in alluminio realizzate per lo show, e al materiale luce e video mentre il secondo bilico è interamente dedicato all’audio e la strumentazione dei musicisti. Accanto ci sono anche due mega pullman e, vedendone uno aperto, mi accorgo che, in realtà, sono case su ruote.
Il teatro è pieno, nell’aria aleggia l’attesa di un grande evento, il solo allestimento del palco è qualcosa di straordinario. Colpisce subito lo sfondo, un semicerchio di fari mobili fa da cornice al classico schermo a cerchio, anch’esso profilato da fari. Mancano pochi minuti alle ore 21 e ci invitano a sederci. Poco dopo, in perfetto orario si fa buio. E il cerchio diventa una finestra le cui immagini ci accompagnano nel viaggio dentro l’immortale musica dei Pink Floyd.
Già dai primi brani, tra cui High Hopes e Sorrow, ascolto meravigliata il cantante Ian Cattell. Ma davvero sono solo una cover band? Il bassista Ian mi travolge in un vortice di emozioni perché la sua sonorità vocale riproduce gli stili vocali di Roger Waters e David Gilmour. Il viaggio si fa sempre più interessante, I Brit Floyd non riproducono solo in modo fedele le iconiche canzoni dei Pink Floyd, ma ti immergono nelle emozioni dei loro concerti. E allora cambio prospettiva: mi immergo nella musica guardando affascinata i giochi di luce che vibrano sulle teste del pubblico, troppo educato come ci definirà alla fine dello spettacolo il chitarrista italiano Edo Scordo. Si, siamo stati educati, grandi applausi, ma seduti alle nostre poltrone. Mi chiedo chi ci sia dietro le quinte del concerto, chi ha ricreato l’ambiente floydiano di luci, laser e immagini nel grande occhio alle spalle della band perché anche a lui vanno indirizzati tutti gli applausi, avendoci traghettati nel viaggio, portandoci per mano, mentre il cuore era già dentro alla musica. Curiosando tra le note dello spettacolo, scopro che i nomi sono due, Gareth Darlington, fratello di Damian, e Andrea Pellegrini, che si alternano dato che la band è in tour otto mesi all’anno.
Non mi soffermo sui brani scelti dai grandi album, sono tanti per elencare l’emozione provata nell’ascoltarli e del resto li troverete nella scaletta, preferisco ripercorrere le mie emozioni nell’ascoltare la perfezione di Edo, la fedele riproduzione nei minimi dettagli non solo degli assoli, ma soprattutto dei toni caratteristici della chitarra di David Gilmour. La professionalità e la perfezione della band mi fatto credere di aver realizzato un sogno: per due ore e mezza io ho ascoltato i Pink Floyd – non me ne vogliano a male i fortunati puristi che hanno partecipato almeno ad un concerto dei Pink Floyd -, ma di certo non perderò più un concerto dei Birt Floyd.
Non posso non citare l’eccellente Matt Riddler alle tastiere, sintetizzatori e voce, alle percussioni e batteria il grande Arran Ahmun, che sostituì Steve Gadd nella band di Pino Daniele a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, e anche Randy Cooke. Una notazione speciale per il poliedrico Rayan Saranich che ha suonato un po’ di tutto, in primis sassofono, ma anche chitarre, basso, percussioni e perfino tastiere. E le coriste Eva Avila, Jaquie Williams ed Ella Chi: solo una parola, sono state speciali.
Come è possibile ricreare gli spettacoli dei Pink Floyd ? Qual’è il vostro segreto? “Beh, ho paura che questa risposta sarà un pochino deludente, ma non c’è un segreto, vero e proprio. Noi ci mettiamo tanta passione, tanto impegno, tanto rispetto, e dedizione. Studiamo, nel vero senso della parola, spendiamo ore ed ore a curare dettagli, particolari, che possono riguardare un suono (di tastiera o di chitarra), una luce, un immagine da proiettare sullo schermo in un particolare istante in una precisa canzone. Niente può essere o viene lasciato al caso. E poi, ovviamente ci vuole la passione per la musica che suoniamo. E il fatto di sentirci fortunati a poter fare quello che facciamo influisce molto. Siamo noi i primi fan della musica che portiamo in giro per il mondo e siamo i primi a divertirsi e a goderne mentre suoniamo.”, ha dichiarato Edoardo Scordo, ed io non posso che sottoscrivere. Alla prossima, Brit Floyd.
Maurizia Limongelli
Foto dalla pagine Facebook del gruppo