L’universalità della musica e dello spettacolo ancora una volta caratterizza il “Time Zones – il festival delle musiche possibili”, fiore all’occhiello della cultura barese

Ormai da quasi 40 anni, l’offerta musicale – e non solo – di Time Zones – il festival delle musiche possibili caratterizza e riempie di contenuti la vita culturale della città di Bari, con risultati molto lusinghieri, specie in rapporto alle crescenti difficoltà organizzative ed economiche che in Italia, ed in particolare in Puglia, sono di ostacolo allo svolgimento di questa attività.

Da diversi anni a questa parte, per le ragioni di cui innanzi, gli organizzatori hanno dovuto adattare il format del festival alle mutate condizioni generali. Ma, sotto il profilo della qualità dell’offerta e della risposta partecipativa del pubblico, non se ne è ravvisato alcun ridimensionamento.

Catherine Graindorge (21 ottobre Vallisa)

Belga di nascita, la violinista e violista ha al proprio attivo una lunghissima fila di collaborazioni importanti con grandi artisti della scena rock (per tutti Nick Cave, Hugo Race, Iggy Pop), una vasta attività di compositrice per cinema, teatro e danza, una produzione discografica e per finire partecipazioni a film.

La assoluta padronanza tecnica dello strumento stupisce tanto quanto la sua capacità di muoversi sul palco (sebbene delle dimensioni ridotte di quello della Vallisa) e di integrarsi alla perfezione nelle atmosfere create dalle tastiere di Simon Ho.

A mio giudizio il violino è lo strumento che più di tutti riesce a creare armonia (nel senso di toccare le corde più profonde della sensibilità umana) e ad infondere dolcezza nell’ascoltatore, e Catherine ne diventa l’espressione vivente più completa.

Grande spettacolo, unico. Il rammarico è stato la sua breve durata (un’ora scarsa).

KARL IVAL REFSETH (21 ottobre Vallisa)

Il vibrafonista norvegese possiede una tecnica straordinaria ed ha deliziato la piccola – ma molto partecipe – platea con il suono morbido ed avvolgente del suo strumento.

Nella sua musica si sentono riecheggiare reminiscenze di partecipazioni ad ensembles musicali di diverse caratteristiche, dalla classica al jazz ed al pop.

Anche questa performance è stata di grande qualità, soprattutto in considerazione del fatto che è riuscita a catturare l’attenzione del pubblico nonostante si sia sviluppata in solo, senza il contributo di alcuna base o altri strumenti di supporto.

“A CHI ESITA” (Vallisa 23 ottobre) FRANCESCO MALIZIA voce DAVIDE DI CHIO chitarra

Grande coraggio di questo duo teatrale, soprattutto in considerazione dei riferimenti teatrali (B. Brecht) e musicali (K. Weill e H. Heisler) che hanno ispirato il loro recital.

Francesco Malizia è particolarmente bravo nelle movenze sceniche e appassionato nei brani musicali. Davide Di Chio sempre misurato e pulito nel suo accompagnamento alla chitarra.

Il riferimento all’inizio del XX secolo, alla repubblica di Weimar ed al grande movimento culturale (sviluppatosi in tante discipline artistiche), che si contrappose alla nascita ed alla crescita del nazismo e della sua cultura (o anti-cultura) becera e liberticida, è il fondamento  stesso del recital. E risulta di grande attualità, considerando le analogie tra la situazione socio-politica di un secolo fa e quella attuale, dopo l’avvento della destra al governo del paese, e la sua manovra di espansionistica di occupazione di tutti gli spazi poilitico-culturali possibili, sia a livello fisico che intellettuale.

Lo spettacolo si conclude con un bis, del tutto anomalo rispetto alla natura ed alla configurazione dello spettacolo stesso: Francesco Malizia lo annuncia creando un effetto sorpresa perché non dice di quale brano musicale si tratti. E in effetti anche il sottoscritto rimane assolutamente sorpreso quando riconosce le note di “Fischia il vento”, canto partigiano famosissimo sino a qualche decennio fa.

In sala, non eravamo più di quattro o cinque, credo, a conoscerne le parole; sicché il pubblico raccoglie l’invito di Malizia a partecipare, non cantando non conoscendone il testo, ma scandendo il ritmo con il battito delle mani.

Degna ed originale conclusione di un grande spettacolo.

Mi siano consentite ancora due ultime parole su Time Zones. Come detto, il festival sta per arrivare ad un traguardo di compleanno importante; ed io non faccio gli auguri ad esso (scaramanticamente non si fanno mai prima). Li faccio a me stesso, ed a tutti gli spettatori affezionati, affinché possiamo avere ancora la possibilità di accedere ad una offerta culturale così intensa e curata.

Franco Muciaccia
Foto di Michel Masquelier (Catherine Graindorge) e dal web

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