A Bari si inaugura la mostra “Pietre di scarto. Fotografie di Stefano Di Marco” a cura di Vincenzo Velati

Venerdì 8 novembre 2024, alle ore 18.30, all’Artoteca Alliance in Strada de’ Gironda 22 (Bari), ci sarà il vernissage della mostra fotografica Pietre di scarto. Fotografie di Stefano Di Marco a cura di Vincenzo Velati.

La mostra, organizzata dall’Alliance Française Bari, sarà inaugurata alla presenza dell’autore Stefano Di Marco, del critico e curatore della mostra Vincenzo Velati, del presidente della Fondazione Dioguardi Francesco Maggiore e del direttore dell’Alliance Française Bari Serge D’Oria.

Il percorso di Stefano Di Marco ha avuto inizio, negli anni ’80, con il progetto Dai bordi e al margine snodandosi, nel tempo, lungo una linea di ricerca rigorosa e coerente, tesa ad esplorare luoghi e situazioni laterali al visibile comune e significativi nella loro apparente irrilevanza.

Il suo lavoro abbraccia l’estetica wabi-sabi della bellezza delle cose umili e modeste, come gli sfridi di una natura compressa lungo il ciglio di strade statali, nella serie Complanari Est. Parallelamente indaga il background delle istituzioni museali, restituendo allo sguardo reperti confinati nei depositi bui e polverosi di un Museo, nelle serie Bestiario, dal Museo delle Scienze di Torino, e Il Museo rivelato dalla Pinacoteca Giaquinto di Bari.

Pietre di scarto – la più recente esplorazione del suo percorso – scandaglia l’area di una cava di pietra non nobile. È una natura che, sebbene sfruttata dall’uomo, riconquista la sua grandezza: si fa onda oceanica, salina, duna desertica.


Scrive in catalogo Vincenzo Velati, curatore della mostra:

Sono foto, se prive dell’ordine della mostra, apparentemente non-significanti, inattuali. Non c’è neppure un lembo di mare, una linea di orizzonte, un albero che possano ristorarci. Ci sono solo pietre, prive di ogni individualità, che non possono neanche aspirare a essere definite ghiaia; si tratta di pietrisco grezzo, scomodo e tagliente. Non c’è racconto storico, tantomeno si allude, neppure un po’, alle tragedie e alle vittime dei nostri tempi.

L’assenza di simboli sembra legittimare quelle domande astratte che, sulle prime, mi sono venute a mente. L’osservazione che ci fa proseguire è che siamo in un contesto dedicato all’arte, la chiave di comprensione è che le foto in mostra non parlano certo di pietre, ma piuttosto della indagine sulle forme e del potere, insieme immaginifico e documentario, della fotografia.

Verso il rigore, l’esattezza, la precisione, l’analisi meticolosa va da sempre la ricerca di Stefano Di Marco e questa ultima mostra, cosi attenta ai sottili rapporti tra tempo e spazio nella genesi e nella percezione di forme tanto artificiose quanto naturali, conferma ancora la felicità delle sue fotografie.


Scrive in catalogo Francesco Maggiore:

La cava appare come uno spazio onirico, un paesaggio primordiale che evoca l’eternità e la purezza di un mondo inesplorato; è un territorio che esiste al di fuori della storia e della civiltà, un luogo dove la forma appare l’unica natura. Una naturalità innaturale ricercata all’interno della cava e ritratta da vicino come sola autentica e sincera presenza.

Di Marco rende tutto più inumano, attratto dal desiderio di interrompere un ordine quotidiano a favore di una perfezione più vicina alla storia e al tempo. La sua cava è un paesaggio del limite, senza centralità; è uno spazio fondato sull’idea di non finito dove la forma rimane la più consolidata chiave di lettura per immaginare sui dirupi quello che c’era, nella sabbia quello che ci sarà. Emerge una visione profonda e meditativa di un luogo che, seppur segnato dalla privazione, è carico di significato e memoria.

Stefano Di Marco. Nasce nel 1950. Fotografa dal 1979. Inizia il suo percorso lungo i territori della memoria antropologica e privata. Matura dal 1985 il suo interesse per la fotografia di luoghi e di paesaggio, fissando la sua poetica con la serie Dai bordi e al margine. Nel 1998 è invitato a far parte della mostra itinerante Nuovo Paesaggio Italiano, curata da Maria Grazia Torri (Milano, Padova, Messina, Fermignano, Parigi). Nel 1999 partecipa alla mostra Paesaggi italiani del ‘900, curata da Diego Mormorio (cat. Motta). Nel 2001 è invitato alla IX Biennale Internazionale di Fotografia / Border Stories a Torino, curata da Denis Curti (cat. Fondazione Italiana per la Fotografia). Nel 2002 espone alla mostra Paesaggio Italiano, nell’ambito di FotoGrafia. Primo festival Internazionale di Roma (cat. Bruno Mondadori). Nel 2004 espone, presso La Corte, fotografia e ricerca, Castello Svevo di Bari, Complanari Est (personale). Nel 2005 è invitato a far parte della mostra Mediterranea, Bari, a cura di Clara Gelao, (cat. Motta). Espone nel 2007, presso la Alliance Française di BariViaggi in Marocco (personale), nel 2008 presso la Galleria Museo Nuova Era di Bari, Bestiario (personale), nel 2009 presso la Galleria BluOrg di Bari, Dentro la Lama: fotografie d’autore dal Parco Lama Balice (collettiva). Nel 2011 è invitato a far parte della mostra Esprit méditerranéen a cura di Cosmo Laera (catalogo) e espone nella mostra Paesaggi & Paesaggi – Un dialogo tra pittori antichi e fotografi contemporanei, presso la Galleria Nazionale della Puglia, Bitonto (Ba). Suoi lavori sono conservati in varie raccolte pubbliche e private, tra cui la Bibliothèque National de France, Département des Estampes et de la Photographie.

La mostra è ad ingresso gratuito e sarà visitabile da venerdì 8 novembre a domenica 24 novembre, ogni venerdì, sabato e domenica.

  • Vernissage: Venerdì 8 novembre 2025 ore 18:30
  • Sabato 9 novembre: 11-13 | 17-19
  • Domenica 10 novembre: 11-13
  • Venerdì 15 novembre: 11-13 | 17-19
  • Sabato 16 novembre: 11-13 | 17-19
  • Domenica 17 novembre: 11-13
  • Venerdì 22 novembre: 11-13 | 17-19
  • Sabato 23 novembre: 11-13 | 17-19
  • Domenica 24 novembre: 11-13

Per richieste di visite di gruppo, si prega inviare una richiesta a eventi@afbari.it

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