Il ritorno di Benedetto Lupo nella sua Bari sulle note di Schumann e Brahms incanta e travolge il pubblico della Stagione concertistica 2024 della Fondazione Teatro Petruzzelli

Un recital del maestro Benedetto Lupo inserito nel cartellone della Stagione concertistica 2024 della Fondazione Teatro Petruzzelli: che  gioia, che meraviglia!
La sensazione è stata quella di aver potuto ascoltare e ammirare uno dei pianisti più talentuosi e sensibili della scena attuale. Chi ha preso parte al concerto sa benissimo che non è una panegirico giornalistico, ma è l’esatta descrizione di quanto provato da ciascuno di noi in quella sala.

Non si contano i “grazie” urlati dai palchi e dalle poltrone al termine di un’esibizione accorata e talentuosa. Una gratitudine emozionante, perché tributo della terra di Bari, terra d’origine e formazione di Benedetto Lupo, che smentisce l’antico adagio ”nemo profeta in patria”. Per quanto Bari sia mercantesca nell’indole, per cui “come ti compra, così ti vende”, allo stesso tempo quando riconosce visceralmente e ammira una sua creatura, incarna l’amore materno meridionale e urla: “quello è mio figlio!”.

Un programma emotivamente intenso, quello eseguito, con i Kinderszenen op.15 e Kreisleriana di Robert Schumann, e, di Johannes Brahms, Intermezzi op.117 e Fantasien op.116, oltre due bis dell’op.118 dello stesso Brahms e Warùm di Schumann.

Nel restare fedele al moto di ispirazione e composizione dei pezzi, Benedetto Lupo ha messo la sua tecnica pianista al servizio delle dinamica espressiva, facendo emergere non solo la sua originalità esecutiva, ma anche valorizzando ed esaltando la sua formazione pianistica.

Nei Kinderszenen e Kreisleriana la sua sensibilità ha permesso a quei suoni vergati da Schumann di rendere i sentimenti e le emozioni delle scene infantili e dello stesso musicista tormentato, geniale e demoniaco, musicalmente descritte dall’autore.

Il portato esistenziale che Schumann traduce in musica nei due dei suoi lavori più conosciuti per pianoforte, rivela la nostalgia, lo struggimento, l’impeto e il languore vissuti nel suo amore per Clara, amore tormentato, poiché osteggiato dal padre di lei, che è al contempo maestro di Schumann. Schumann in Kinderszenen si rifugia nostalgicamente in quello che oggi chiameremmo “il posto sicuro”, ricordando scene di infanzia ora felici e vivaci, ora tristi e sognanti.

Lupo, con il suo tocco pertinente e sensibile, è riuscito in una impresa sinestesica, dipingendo le scene. Magistralmente ha contemperato col gesto pianistico le dinamiche del forte e del piano, del ritmo opportunamente lento, semplice, ad esempio come nelle scene di Von fremdem Landern und Meuschen, Bittendes Kind, Am Camin, Kind im Einschlummern. Un incanto è stato assistere al progressivo aggiungersi delle note che come pennellate hanno disvelato la scena del sogno in Traumerei, di sicuro il pezzo più conosciuto di Kinderszenen e facile ai confronti con mostri sacri della scena pianistica, come Martha Argerich, solo per citarne una. Impossibile non riconoscere, in questa sua esecuzione delicata, magnifica, l’influenza sognante di  uno dei maestri di Benedetto Lupo, Aldo Ciccolini. Benedetto Lupo qui ha usato una grande sensibilità emotiva e maestria, rendendo tangibile il significato del sublime con note silenziose accennate e tenute, dolci incalzamenti e un misurato incedere, ritardato per creare l’apparizione onirica e far sentire il suo conforto.

Con Kreisleriana, l’accademico di Santa Cecilia ha lavorato mostrando il ritratto di Schumann attraverso il racconto di questo immaginario musicista ideato da Hofmann, Kreisler.

L’espressività di Lupo ha riempito la sala rivelandosi con i toni della forza esecutiva, del tocco deciso e frenetico, come in AuBerst bewegt, Sehr aufgeregt, Sehr lebhaft, Sehr rasch, ma anche lento, espressivo come in Sehr inni und nicht zu rasch, Sehr langsam, fino ad esplodere nella vivacità scherzosa del finale. In Kreisleriana Lupo ha dato prova di un virtuosismo autentico, non narcisista, facendosi umile, riverente e accurato servitore della partitura e delle intenzioni narrative di questa.

Nella seconda parte ha prestato il suo genio esecutivo a Brahms con intimismo e profondità.

Negli Intermezzi le sue mani hanno segnato sul pianoforte il viaggio narrativo attraverso l’interiorità di chi ha composto, la sua e quella di chi stava ad ascoltarlo con devozione. La sua interpretazione ne ha incarnato la calma e la tenerezza, l’espressività e il lirismo resi con l’incedere regolare, l’uso opportuno e sensibile delle sospensioni dei suoni, la tenuta ad libitum. Il racconto veniva agito sul palco non solo dalla diteggiatura precisa, carezzevole e incisiva all’occorrenza, ma anche dalla partecipazione fisica dello stesso pianista, proteso con il corpo verso il pianoforte ad accompagnare ascendenza e discendenza, o indugiante durante il cesello armonico di un particolare fraseggio.

In Fantasien Lupo ha energicamente e convintamente accompagnato l’ascoltatore al finale facendogli vivere una serie complessa di emozioni. Nei Capricci e negli Intermezzi la caduta del gesto esecutivo ha scolpito sulla tastiera i suoni con energia esatta, non solo di natura tecnica. La particolarità della capacità esecutiva di Lupo sta proprio nel suo dare la forma giusta al messaggio musicale. E la giustezza non è data dalla somma matematica delle parti, ma dalle sensazioni di bellezza, di armonia, dalle emozioni, dal sentimento di appagamento che le sue esecuzioni suscitano nell’ascoltatore. Lupo rende quel sublime di romantico senso, che fa vivere attraverso la musica tensione drammatica, malinconia, impetuose spinte, interpretando con consapevolezza e sensibilità gli adagio o andante, gli allegro e i pianissimo.

Scroscianti applausi e urla di “grazie” e “bravo”, ricambiati dal talentuoso pianista con i due bis citati, eseguiti anche questi con la stessa freschezza e lo stesso piglio interpretativo dell’intero concerto. 

Alma Tigre

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