La poesia di Giacomo Leopardi entra nell’anima aperta e accogliente di un uomo semplice che la riconosce e la inabita: Luigi Moretti, in prima assoluta al Teatro Abeliano di Bari, svela l’”Idillio” tra il Poeta e la luna e tra l’uomo e la Poesia

Il palcoscenico è spoglio: due sedie, un tavolino, un tappeto di seta crespa. L’uomo si scalza ed entra a piedi nudi nello spazio scuro e rugoso come suolo lunare: uno spazio sacro dal quale uscirà solo quando, alla fine, si spegneranno le luci. Ci guarda, sorride, e comincia a raccontare.

Nel paese di Giacomo Leopardi tutto parla di lui: strade, piazze, persino pizzerie. I bambini spesso portano il suo nome, declinato in modi differenti. Giacomino è uno di questi, in qualche modo legato fin dalla nascita all’illustre concittadino. Lo incontriamo quando la sua vita in parte è trascorsa, quando la sorte ha già scritto buona parte dei suoi giorni.

Ex custode di Palazzo Leopardi, quasi per caso ha cominciato a leggere le sue pagine. Quanto ha faticato il poveruomo per entrare in quel mondo così alto e distante da lui! La sua è una vita semplice e nascosta: studi limitati, un lavoro monotono ma tranquillo che gli ha permesso di vivere tutto sommato dignitosamente, mentre altri intorno a lui studiavano, partivano, osavano oltre il borgo. Semplice è stato anche l’amore per quella donna che gli è rimasta accanto per quindici anni. Loro due, da soli, in una vita che scorreva silenziosa e quieta, e poi da solo lui, perché la malattia gli aveva portato via quell’anima gentile.

Il dolore, il vuoto, la solitudine: la vita di Giacomino continuava a scorrere comunque, e a lui sembrava impossibile che il cuore non si fosse fermato, che fosse sopravvissuto.

Giacomino si racconta: insieme all’infanzia, alle gioie, ai dolori, narra dell’incontro non facile con la poesia del Poeta. Per mitezza d’animo e cortesia nei confronti di chi gli suggerisce le letture e gli passa con discrezione i libri della biblioteca di Monaldo, all’inizio persevera nonostante la fatica. Poi, col tempo, scopre una prossimità che non pensava potesse esistere, una concordanza di sentimenti ai quali la poesia dà voce. Il Poeta dice quelle parole che l’uomo non conosceva, e quando non si conoscono le parole è difficile anche scorgere chiaramente in sè il palpito del cuore, e serve un nuovo Adamo che, chiamando per nome le cose, le renda vive.

Leopardi dà voce, nome e vita ai pensieri di Giacomino, che lentamente scopre i suoi versi, li mastica, li rumina, li pronuncia ad alta voce e li custodisce nel cuore. La poesia entra nella sua anima sempre più aperta e accogliente. La prossimità diventa inabitazione quando scopre il rapporto di Leopardi con il tema della luna. Come lo descrive Moretti: L’idillio del Poeta con la luna amica e confidente e l’idillio dell’Uomo con ciò che il Poeta prova e scrive. La luna specchio in cui il Poeta si riflette e la Poesia del Poeta in cui si specchia l’Uomo.

Giacomino dunque si riveste delle sue parole e le fa proprie, arrivando a pensare che lui stesso avrebbe potuto scriverle.

Luigi Moretti è Giacomino, in scena in prima assoluta al Teatro Abeliano (nell’ambito della rassegna Maschere d’Olivo) con l’intenso Idillio. Leopardi e la luna, di cui è autore e unico attore, accompagnato sul palco dalle musiche dal vivo di Mario Salvi.

L’artificio narrativo gli permette di entrare e uscire dai versi, alternandoli al racconto della vita che con la poesia sempre più si intreccia, in modo naturale.

Come Giacomo, anche Giacomino è rapito dalla luna e la cerca tra le sue pagine. È lui il nostro tramite per questo viaggio e, in punta di piedi, quasi con timore, ci introduce in questo rapporto amoroso, in un crescendo di immedesimazione: il racconto della vita si mescola alla poesia che racconta la vita. I versi di Leopardi prendono il sopravvento, dicono tutto e tutto colorano, e lasciano lo spazio necessario perché chi lo desidera (con pazienza e tenacia) possa entrare tra le righe, gustarne la bellezza, condividerne il senso ultimo e profondo.

Luigi Moretti che vanta una lunga e ricca esperienza di attore, regista e docente di recitazione, ha qui la capacità di porgere un tesoro prezioso che – si sente – gli appartiene intimamente. Si coglie in lui la libertà di chi possiede, conosce e ama, e per questo può “giocare” con parole e versi creando nessi e sinergie che non tradiscono lo spirito, e piuttosto lo vivificano. Libertà e fedeltà.

La poesia, intatta e pienamente rispettata, viene resa fruibile, comprensibile. Moretti, che la porta nel cuore, le toglie il velo che talvolta, purtroppo, la separa dall’uomo che la sente irraggiungibile, avulsa. Lo stesso intento che anima l’attività della Compagnia del Sole, che produce lo spettacolo e che tenacemente e testardamente porta da sempre il Teatro nelle comunità e nel territorio.

Moretti non semplifica, ma rende semplice. Non declama dall’alto di uno scranno ma porge, corpo e cuore protesi verso il pubblico. Ci dice che sì, occorre impegno e fatica, ma come Giacomino anche noi possiamo entrare in questo mondo in cui le parole che sembrano distanti possono diventare le nostre stesse parole, dove la Poesia può dire i sentimenti, il cuore, il senso stesso della nostra vita.

Imma Covino
Foto dal sito del Teatro

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