Inutile nasconderselo, Tullio Solenghi e Massimo Lopez sono parte fondamentale della vita degli ultracinquantenni di oggi quelli che, negli anni 80, mentre i due attori erano all’apice della loro carriera, li seguivano e si divertivano con loro e con “Il Trio” delle meraviglie.
A distanza di quarant’anni li vediamo ancora sul palco, in questo caso quello del Teatro Petruzzelli di Bari, alle prese con il loro ultimo spettacolo intitolato “Dove eravamo rimasti” portato in scena nel corso di due serate particolarmente apprezzate dal pubblico che non ha mancato l’appuntamento.
La serata passa, attraverso diversi sketch comici, dalla “lectio magistralis”, dissertazione sull’arte di Lopez che si trasforma in Vittorio Sgarbi e con la proverbiale eleganza del famoso critico d’arte tenta di spiegare varie tele del Mantegna, o del Ghirlandaio o di Botero disturbato dalle incursioni dissacranti dell’allievo Tullio, alla rivisitazione dell’eterna “A Silvia” di Leopardi declinata nei diversi dialetti della penisola da Solenghi, dallo allo scambio di idee tra il Presidente Mattarella e Papa Francesco all’intervista a Gianpiero Mughini da parte di Maurizio Costanzo (questi ultimi cavalli di battaglia dei due performer), dalla telefonata di una volta con il telefono SIP al racconto politically correct della fiaba di Cappuccetto Rosso fino all’omaggio all’avanspettacolo attraverso la scenetta incentrata sullo dello studio dentistico scambiato per casa di appuntamenti che dà il la a svariati equivoci e doppi sensi.
Spazio anche alla musica, rigorosamente dal vivo grazie al lavoro dell’ironico gruppo capitanato dal maestro Gabriele Comeglio, attraverso alcuni pezzi classici, tra i quali le sempre eterne “My way” e “That’s life” interpretate dall’anima crooner di Massimo Lopez.
Il momento più intenso non poteva che essere quello dedicato al tenero e affettuoso ricordo di Anna Marchesini, con la proiezione di alcune splendide fotografie che la ritraevano e con la voce dei due compagni di una vita che le hanno dedicato una struggente meraviglia scritta dal mai abbastanza compianto Gianmaria Testa intitolata “Dentro la tasca di un qualunque mattino”.
Il talento, la preparazione e la forza scenica di Massimo Lopez e Tullio Solenghi è indiscutibile, conoscono le dinamiche teatrali perfettamente e certamente chi decide di assistere ad un loro spettacolo lo fa anche in memoria dei tempi del mitologico Trio, sperando di ritrovare parte dei fasti che hanno caratterizzato quel periodo della loro carriera, ma è necessario, per onestà intellettuale, sottolineare che si è portati invece a fare i conti con una scrittura un po’ troppo datata e spesso “telefonata”, che imbriglia i due protagonisti e non lascia libero il guizzo che caratterizzava le loro performance, rubando il ritmo allo spettacolo e al divertimento, anche perché il teatro non è la televisione, la grandissima forza mimica dei due protagonisti, dei loro sguardi, delle smorfie, è nettamente inferiore se lo spettatore non è seduto in prima fila; si avverte la necessità di battute più dirette e incalzanti proprio per sopperire al contatto “diretto” dato dalla telecamera.
Detto questo, è sempre un piacere poter assistere al lavoro di due talenti indiscussi che, come essi stessi hanno sottolineato, insieme hanno ben 148 anni: tanto di cappello, dunque, o, come va di moda esclamare oggi, “Chapeau, Max e Tux!!!”
Gabriella Loconsole
Foto dal web