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Una formazione di 80 musicisti che si sono esibiti in tutto il mondo diretti negli anni da grandi maestri: Herbert von Karajan, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli, Vladimir Ashkenazy, per citarne alcuni. Questa è la Philharmonia Orchestra di Londra ospite al teatro Petruzzelli il 25 novembre. Un concerto in grande stile diretto da Alessandro Crudele, uno dei maestri direttori contemporanei tra i più apprezzati.
In programma Ouverture di Fidelio, di Ludwig Van Beethoven, Concerto per Pianoforte e orchestra n.16 in re maggiore- k 541di Wolfang Amdeus Mozart e, di Johannes Brahms, Sinfonia n.4 in mi minore, op. 98.
Attacco urgente e forte quello di Alessandro Crudele e una direzione sobria ed energica per l’Ouverture op. 72., l’ultima delle quattro composte da Beethoven che introduce allo spirito dell’unica opera lirica del compositore di Bon. L’orchestra ha inaugurato il concerto inscenando le atmosfere del Fidelio. L’annuncio dell’opera voluto da Beethoven nella sua ouverture è stata resa dai Philharmonia attraverso note e suggestioni interpretative misurate sulle coloriture dei fortissimi e dei pianissimo, e sulle irruenze patiche che preconizzano lo struggimento, ma anche l’audacia della dama che con un’astuzia libera dal carcere il suo amato.
Cesure perfette e suoni nitidi per il concerto per pianoforte e orchestra n.16 in re maggiore di Mozart, che ha visto come protagonista agli 88 tasti, Martin Helmchen, il pianista dalle interpretazioni intense e dal tocco sensibile che gli ha guadagnato il prestigioso premio Gramophone Music Award nel 2020.
L’esecuzione è stato un meraviglioso gioco di ruoli costruito sui dialoghi tra il sussurro civettuolo di Helmechen e i fraseggi orchestrali espressi con il brio tipico mozartiano, soprattutto nell’andante centrale, evocativo di paesaggi naturalistici e di vita agreste, alla Rousseau.
Il primo pianista di questo concerto fu Mozart stesso e lo compose proprio tenendo conto della sua sensibilità e delle sue speciali capacità tecniche. Certo non abbiamo avuto modo di ascoltare quella prima esecuzione, ma Helmecher con tocco opportuno e consapevole ha trasmesso, attraverso note nette e saltellanti, allegria e leggerezza, concertate con un’orchestra arricchita di timpani e trombe che nel finale, allegro di molto, ha fatto trionfare la musica e mozart nel politeama barese.
Chiusura in grande stile con la Sinfonia n.4 in mi minore di Brahms, una delle sue più famose composizioni. Alessandro Crudele con portamento cortese ha diretto la Philharmonia in un’esecuzione magistrale del capolavoro di Brahms. Un’esecuzione giocata sulla modulazione del volume grazie alla tecnica dei professori d’orchestra, una compagine ispirata al servizio di Euterpe. Il taglio riflessivo della tonalità in minore suggerisce calma, serenità, speranza annunciati dai corni e sostenuta dai caldi suoni dei legni. Le folate ritmiche degli archi hanno reso la sostanza delle variazioni brahmsiane, rendendo l’interpretazione intensa grazie anche all’uso perfetto del contrappunto. Scenari ora tenebrosi, ora ariosi, temperature emotive magistralmente rese nel gesto musicale di Crudele che ha condotto gli 80 musicisti londinesi e trascinato l’entusiasmo del pubblico. Una grande prova d’arte, quella che muove l’animo attraverso la perfezione della tecnica.
Alma Tigre