All’inizio degli Anni Duemila, le prime chat destinate alle persone che volevano anche guardarsi negli occhi, che fosse in cam o live, erano considerate un luogo per disadattati. Così disadattati che nel giro di due decenni queste chat, che ora si sono evolute in dating app, non hanno conosciuto cali nelle iscrizioni, ma anzi, si sono specializzate negli obiettivi e nell’orientamento soprattutto sessuale, laddove il risvolto sentimentale delle chat è sempre qualcosa successa a amici degli amici. Piuttosto, la ricerca del sesso è virata verso il rapporto denaro/potere, declinato sul voyeurismo di OnlyFans.
Il BiG – Bari International Gender festival è il mese di cinema e arti performative su differenze di genere, identità ed orientamenti sessuali della città di Bari. Giunto alla sua decima edizione, il festival attrae un pubblico eterogeneo, che vede rappresentate tutte le età, le estrazioni sociali, i paradigmi culturali, sempre sotto l’ombrello della rivendicazione del corpo politico e dei diritti civili e sociali che da esso e su esso discendono. Il programma, codiretto da Tita Tummillo e Miki Gorizia, è promosso e organizzato dalla Cooperativa sociale AL.I.C.E. (Area Arti Espressive), sostenuto dal FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), Regione Puglia, PACT Puglia Culture a valere sul Fondo Speciale Cultura e Patrimonio Culturale L.R. 40/2016 art. 15 comma 3, Puglia Culture, Comune di Bari, dall’Ufficio Tecnico – Tavolo Tecnico LGBTQI del Comune di Bari, oltreché con la collaborazione con decine di interlocutori artistici, istituzionali e non solo.
Spazio 13 accoglie la penultima serata prima del gran finale al Kismet: “Grndr_date no one” di Andrea Zardi si richiama chiaramente alla dating app per la comunità gay.
Zardi compare sul palco con una maschera che nei giochi di ruolo compete di solito agli schiavi sessuali, con un visore che riproduce tutte le fisime delle bio delle dating app: No Asian, XXX, Master, Incontro, Divertimento (in questi ultimi due ci si imbatte abbastanza spesso, sono il chiaro segnale dello sposato che vuole puntare una forchettata fuori dal desco domestico). Danza, e si accosta ai dispositivi collocati sul perimetro della scena, scattandosi foto e facendosi video. La musica mescola elettronica alle suonerie delle chiamate e dei messaggi sul cellulare. Zardi arriva a mostrarsi nudo, il dispositivo apparentemente nasconde, ma in realtà surroga i genitali, una pratica figurativa cara all’artista spagnolo Luis Quiles.
Ebbene sì, basta aprire Instagram per vedere foto e video di persone in pose assolutamente innaturali, al limite della lordosi per mostrare le natiche o con le labbra a muso di piccione, non serve l’intenzione di procacciare del sesso.
E infatti, sullo schermo compaiono altri pregiudizi, che vengono passati anche nei vocali inseriti nella musica.
Chi l’ha detto che essere queer significa non essere stronze e stronzi sulle chat? La stronzaggine è umana, e affermare che le dinamiche tra persone queer sono più pure e scevre da sentimenti come il pregiudizio, il razzismo, il body shaming (si pensi ad esempio al pregiudizio degli uomini cis-etero a uscire con una donna più alta di loro per confermare la propria dominanza), contribuisce a infantilizzarle e deumanizzarle.
E Zardi affronta tutto questo con sottile ironia e eleganza.
Siamo pronte e pronti al gran finale del BiGX al Kismet, con Gaia de Medeiros.
Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo