Micrologus 40: una Woodstock medievale dalla Rocca di Assisi al mondo – Il reportage di Dinko Fabris – Capitolo III: il concerto.

Dinko Fabris insegna Storia della musica e musicologia all’Università della Basilicata (Matera) e all’Università di Leiden in Olanda. È stato il primo italiano Presidente dell’International Musicological Society, di cui è attualmente Past President.
Per il suo ritorno sulle pagine del Cirano Post, ha deciso di regalarci le tre puntate, che pubblichiamo a cadenza settimanale, del suo reportage sull’evento svoltosi in quel di Assisi per i festeggiamenti dei 40 anni di attività di “Micrologus”, il più importante gruppo di musica medievale italiano e uno dei più famosi nel mondo. A lui vanno i sentiti ringraziamenti di tutta la nostra Redazione per la straordinaria opportunità che ci offre con la sua collaborazione.

Pur non volendo sminuire le manifestazioni già ricordate nei capitoli pubblicati nelle precedenti settimane, occorre affermare che la kermesse musicale vera e propria si è concentrata nella sera nell’annunciato concertone dei componenti di Micrologus con tutti i musicisti ospiti sul palco allestito nel “Giardino degli Incanti” (denominazione quantomai adeguata) nello spiazzo ai piedi della Rocca. La durata di oltre tre ore, inusuale per qualsiasi concerto di musica “classica”, non ha scoraggiato il pubblico che ha occupato non solo tutte le sedie messe a disposizione, ma si è in gran parte sistemato a terra su cuscini e coperte, come in una Woodstock medievale.

Il programma, diviso in sezioni, era basato su un’amplia antologia storica delle produzioni di Micrologus che abbiamo già ricordato citando i dischi, passando dal Jeu de Robin et Marion alla Napoli aragonese e alle villanelle, con sezioni dedicate alle Cantigas e laudi, canti profani dell’Ars Nova e musiche religiose, canti carnascialeschi e danze cantate, ciascuna sezione con ospiti diversi e strumenti musicali aggiuntivi, che andavano a formare una vera e propria orchestra in perenne trasformazione, come una band jazzistica.

Per l’occasione ai tre fondatori Bovi, Degli Esposti e Russo si sono aggiunti alcuni dei musicisti che più assiduamente collaborano col gruppo: Enea Sorini, Katerina Ghannudi, Andrés Montilla, Gianni La Marca e Peppe Frana. Inoltre, tra una sezione e l’altra di musiche proprie, Micrologus ha dato spazio alle musiche degli artisti ospiti, che ciascuno ha presentato come proprio regalo alla festa.

I nomi degli “amici” dei Micrologus erano ben noti a tutti gli appassionati di musica antica e in alcuni casi anche di World Music: cantori e suonatori di strumenti a fiato come Alessandro Quarta, Mauro Morini, Stefano Vezzani, Luigi Germini, Daniele Bocchini, Giordano Ceccotti, Filippo Calandri, Barbara Bucci, Federica Bocchini, Roberto Bisogno, Luca Dellacasa, Sara Maria Fantini, Ilaria Lorenzo e Mario Lolli, Danilo Tamburi, Simone Marcelli, Matteo Nardella e le inimitabili voci di Mauro Borgioni e Pino De Vittorio per gli italiani, e poi il cantante-attore provenzale Bruno Bonhoure, il liutista statunitense ormai adottato in Umbria Crawford Young, la musicologa e arpista inglese Leah Stuttard e l’altro francese suonatore di cornamuse François Lazarevich che si è esibito in duo con l’italiano Fabio Renaudo.

Ed è poi arrivata la sorpresa della serata, presentata come coup-de-théâtre verso la conclusione del concerto: l’esibizione di Vinicio Capossela, cantante iconico della scena pop italiana, giunto appositamente per l’omaggio ai suoi amici di Micrologus, con cui ha collaborato in passato anche per un cd, in parte concepito ad Assisi dopo averli conosciuti.

Capossela ha cantato tre canzoni in tema (tra cui L’Aedo e Perfetta letizia), accompagnato per l’occasione da due dei più recenti membri di Micrologus che collaborano anche con lui, il liutista Beppe Frana e il flautista Alessandro De Carolis. Ovviamente sia questa performance che le parole affettuose di augurio di Capossela hanno scatenato l’entusiasmo dei presenti e innalzato il livello di commozione.

Il concertone è andato in crescendo a mano a mano che si stabiliva una sempre più intensa comunicazione emotiva con il pubblico, composto in gran parte di normali cittadini di Assisi oltre agli appassionati venuti dall’Umbria e da molte regioni anche lontane.

Ed a questo punto abbiamo preso atto di un fenomeno del tutto inaspettato: il pubblico locale ha cominciato ad intonare con i musicisti le canzoni o le melodie medievali come se fossero successi dell’ultimo festival di Sanremo, conosciuti da tutti i cittadini di ogni età. Non credo sia mai successo prima che una città italiana si riconoscesse in una musica di tanti secoli prima facendola propria.

Questo miracolo di inclusione sonora si deve principalmente al Calendimaggio, la festa identitaria per antonomasia degli “assisani”, che ci lavorano tutto l’anno e che si basa appunto sul canto accompagnato da strumenti che, negli ultimi decenni, sono diventati quelli medievali costruiti da liutai locali divenuti superesperti, come il decano dei costruttori umbri Vincenzo Cipriani, ed impiegati a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso dai Micrologus durante la festa. Non a caso la logistica e gli allestimenti del concertone erano assicurati dai volontari della “Nobilissima Parte de Sopra”.

Una gioiosa condivisione di appartenenza, che ha portato pian piano nel corso di quarant’anni di feste i cittadini di Assisi alla consapevolezza orgogliosa di essere una città d’arte, di fede ma anche di musica, come poche altre al mondo con questa specializzazione nella musica medievale divenuta “pop”. Grazie a Patrizia, Goffredo, Gabriele e naturalmente ad Adolfo per questo miracolo “povero”, in stile assolutamente francescano.

Dinko Fabris
Foto di Dinko Fabris
tranne ove diversamente specificato

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