Vince Abbracciante e Aldo Di Caterino alla scoperta dell’universo Piazzolla conquistano il pubblico della Fondazione Valente di Molfetta

Ho appena terminato di scrivere la mia recensione per un progetto di Vince Abbracciante sulle colonne sonore composte da Piero Piccioni, e sono qui a scrivere di un altro progetto che vede ancora protagonista Vince Abbracciante, insieme ad Aldo Di Caterino: “Oda par Astor”, un omaggio alle musiche più raffinate di Piazzolla.

Sul palco dell’Auditorium Madonna della rosa di Molfetta, penultimo appuntamento del cartellone “Kaleidos‘24” della Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente, che porta la firma del direttore artistico, il Maestro Pietro Laera.

Di Astor Piazzolla, musicista argentino di origini italiane (il nonno era di Trani) nato nel 1921, qualche anno fa è stato celebrato il centenario della sua nascita e per questa occasione il Festival Jazz di San Severo aveva commissionato ad Abbracciante un progetto che alla fine, tra varie possibilità, ha preso corpo in un duo, tra flauto e fisarmonica. Due “Top Players” a livello internazionale.

Astor Pantaléon Piazzolla (Mar del Plata, 11 marzo 1921 – Buenos Aires, 4 luglio 1992) è stato un musicista, compositore e arrangiatore argentino d’avanguardia. E’ considerato da alcuni l’esponente più importante della musica del suo Paese ed è in generale tra i più importanti musicisti del XX secolo. Per le sue commistioni tra tango e jazz fu il catalizzatore di pesanti critiche rivolte al “nuevo tango dai puristi del genere, che lo definirono “el asesino del Tango” (l’assassino del tango).

Un aspetto personale, che di certo ha influito sulla sua creatività, è che è nato con un grave difetto alla gamba destra, il piede equino, per cui fu sottoposto a numerosi interventi chirurgici mentre il padre lo stimolava continuamente a esercitarsi in più discipline per compensare il difetto fisico. Di certo ha avuto problemi nelle relazioni coi coetanei in giovane età, sia per il problema alla gamba sia per il suo carattere focoso e irascibile.

Figlio unico, nel 1925 si trasferì con la famiglia a New York dove visse fino a 16 anni. All’età di 8 anni ricevette in regalo dal padre un bandoneòn e iniziò a strimpellare da autodidatta, incoraggiato dal padre, appassionato di musica. Nel 1930 la famiglia rientrò in Argentina, dove iniziò a prendere lezioni private di musica. Tornato a New York successivamente, proseguì gli studi dello strumento e iniziò a suonare in vari gruppi e anche da solo. Nel 1937 la famiglia rientrò a Mar del Plata, dove Astor si appassionò definitivamente al tango, pur non amandolo troppo (a causa del suo problema fisico) in quanto allora era esclusivamente musica da ballo. Ancora giovanissimo iniziò la sua lunga carriera che lo portò a girare il mondo, tra Buenos Aires, Parigi, ancora New York e anche in Italia con collaborazioni con nostri artisti, prima fra tutti Milva. Dopo una vita nomade e densa di successi, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da problemi fisici, con una emiparesi che ne aveva ridotto i movimenti e alla fine scelse di ritornare in patria dove morì nel 1992.

Conosciuto nella sua terra natale come El Gran Astor o El Gato (il Gatto, per la sua abilità e ingegno), è considerato tra i più importanti musicisti di tango della seconda metà del XX secolo. Fu una figura controversa nei confronti degli argentini, sia musicalmente sia politicamente. Non sono pochi, in quel periodo storico, i musicisti sudamericani che non sono stati ben visti nel proprio paese per il solo fatto di essere stati degli innovatori della musica tradizionale. La sua musica ha ottenuto consensi in Europa e in America del Nord prima che nel suo Paese e la rivoluzione che ha apportato a questa forma musicale tradizionale lo ha allineato, forse inevitabilmente, a coloro che volevano fare anche altri cambiamenti nella società argentina.

Il “Nuevo Tango” di Piazzolla si differenzia dal tango tradizionale perché incorpora elementi presi dalla musica jazz e fa uso di dissonanze e altri elementi musicali innovativi; Piazzolla ha inoltre introdotto, a partire dal “Conjunto Electronico”, l’uso di strumenti che non venivano utilizzati nel tango tradizionale, come l’organo Hammond, il flauto, la marimba, il basso elettrico, la batteria, le percussioni, la chitarra elettrica. Non a caso l’album Libertango, uno dei suoi dischi più noti, è stato realizzato a Milano con l’orchestra, formata da musicisti italiani, e che comprendeva due tra i più apprezzati esecutori del periodo, che l’avrebbero in seguito accompagnato in altre significative avventure musicali: Pino Presti al basso elettrico e Tullio De Piscopo alla batteria. Doveroso ricordare le collaborazioni italiane con Milva, Mina e Iva Zanicchi. I biografi calcolano che Piazzolla abbia scritto circa 3.000 brani e ne abbia registrati circa 500.

Nel 2008 l’aeroporto internazionale di Mar del Plata è stato intitolato a lui. Nel 2013 è stata inaugurata una piazzetta nel centro di Massa Sassorosso, in provincia di Lucca (paese di origine della nonna paterna) intitolata “Largo Astor Piazzolla” a poca distanza dalle abitazioni nelle quali vissero i nonni di Astor e davanti alla chiesa dove si sposarono. E anche a Trani gli è stata intitolata una strada, una targa nella villa comunale, oltre ad organizzare il Festival “International Trani Tango” giunto ormai all’undicesima edizione..

Vince Abbracciante, ostunese, è riuscito in modo perfetto, a riportarci indietro nel tempo e farci gustare le melodie tipiche di Piazzolla, anche se, è doveroso dirlo, i due suonano due strumenti diversi, seppur affini. Piazzolla è stato un maestro del bandoneòn, molto simile alla fisarmonica, ma a sezione quadrata. Con il mantice chiuso, lo strumento si riduce ad una specie di scatolotto. La fisarmonica invece è uno strumento ben più complesso, e con un peso (come ci ricorda Galliano) pari a quello di quaranta violini, poggiato sulle spalle del musicista. In altre occasioni il fisarmonicista francese Richard Galliano (l’esponente di spicco per questo strumento nel mondo del jazz) lo ha consacrato come suo erede per le sue caratteristiche melodiche ed una tecnica fuori dal comune.

Il barese Aldo Di Caterino è giovanissimo (27 anni) e ormai affermato non solo dalle nostre parti. In questo momento può vantare alcune collaborazioni particolarmente significative. La prima, un contratto triennale con la ONJGT (Orchestra Nazionale Jazz dei Giovani Talenti), diretta dal contrabbassista Paolo Damiani. Altra collaborazione significativa è quella con la pianista americana di origini giapponesi Eri Yamamoto con il suo trio Sunshine, insieme a Vince Abbracciante. Abbiamo avuto il piacere di ascoltare il trio lo scorso anno al “Beat Onto Jazz Festival” e per “Bari in Jazz”. Questa estate, tre le altre date, si sono anche esibiti al “Live @ Colosseo Festival” a Roma. Ma di certo la collaborazione più importante è quella con Enrico Pierannunzi, uno dei musicisti italiani più di spicco nel panorama internazionale. E a questo proposito, avremo occasione di ascoltarli dal vivo il prossimo 15 dicembre ad Acquaviva delle Fonti. Con questa formazione è stato di recente pubblicato l’album “Heroes” per l’etichetta Abeat.

Il concerto molfettese è “scivolato” con una maestria senza pari. L’intesa tra i due musicisti è palpabile e la tecnica di entrambi è un qualcosa che affascina tutto il pubblico in sala. Sono stati presentati diversi brani che fanno ormai parte del repertorio del “nuevo tango”, iniziando da Violentango, Chiquelin de bachin, Michelangelo ‘70, Oda para un hippie, Zica (tratto da una suite Troileana), Inverno porteno (dalle Quattro Stagioni di Piazzolla), e la Muerte del angel.

Nella parte centrale del concerto sono stati proposti, uno di seguito all’altro, quelli che sono di certo i brani più noti e significativi di Piazzolla: Adios Nonino (dedicato al padre, e scritto nei giorni successivi alla sua morte), Oblivion e Libertango.

Al termine del concerto (il tanto desiderato bis) è stato proposto un brano (Rio Sena) più tradizionale: uno dei primi brani composti da un Piazzolla giovanissimo, quando ancora non si parlava di Nuevo Tango.

Doveroso sottolineare i ringraziamenti da parte dei musicisti verso chi si impegna, anche in piccole realtà, a proporre appuntamenti culturali di rilievo, sottolineando anche la necessità di coinvolgere maggiormente le fasce giovanili e ringiovanire le platee. Ma questo è un problema che si ripresenta ovunque. Mi associo all’invito fatto da Abbracciante e rilancio, per questo aspetto, auspicando un coinvolgimento maggiore da parte dell’istituzione Scuola. E’ un problema urgente.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.