Spazio Murat presenta a Bari la II edizione di “Àngoli – Festival internazionale d’arte”

Spazio Murat continua con la sua ricerca multidisciplinare ed è felice di presentare la seconda edizione di Àngoli – Festival Internazionale d’Arte dal 27 al 29 dicembre a Bari. 

I luoghi nei quali si svolgerà il festival sono: Spazio Murat e Kursaal Santalucia nella sua nuova veste.

Àngoli sta per obliquo, ellittico, irregolare, scomodo, per cantuccio e linee spezzate, per la capacità dell’arte di rompere i giunti del linguaggio e della conoscenza. Per i riflessi che la vita collettiva ha sulle nostre e le nostre sulla vita collettiva. Come gli altri. Come dietro l’angolo e ciò che ci si trova.

Un’esperienza spigolosa, diversamente consapevole delle festività.

Àngoli è curato quest’anno da Massimo Torrigiani, direttore artistico del festival, che ne ha curato la prima edizione, e da Francesco Urbano Ragazzi, duo noto per la propria ricerca sull’intersezione tra cinema indipendente, arti visive e media digitali. 

Il programma prevede una grande installazione, una serie di proiezioni, un concerto e incontri con artiste e artisti; opere nuove, mai viste prima in Italia o in Puglia, e produzioni inedite. 

Dal 27 Dicembre al 2 Febbraio, allo Spazio Murat sarà in mostra Khandroma, una nuova installazione audio-visiva frutto della collaborazione tra Soundwalk Collective e Patti Smith, dedicata all’altrove, al vento, al respiro, alle danzatrici celesti tibetane.

Al Kursaal Santalucia, il 28 e 29 Dicembre, una rassegna di film e video d’avanguardia, corti, medi e lunghi, curata da Francesco Urbano Ragazzi, intitolata Save me from tears (Risparmiami le lacrime dai versi di “Last Christmas” dei Wham!). Il programma propone per la prima volta a Bari sul grande schermo opere storiche di Kenneth Anger (1927-2023) e Barbara Rubin (1945–1980), insieme a film video che hanno segnato l’ultimo decennio a firma di K.D. Davison, Chuck Smith, Susanne Sachsse e CHEAP collective, Annette Frick, Tamara Henderson, P. Staff, Akram Zaatari.  Due retrospettive saranno dedicate al lavoro cinematografico di Cheryl Donegan, figura centrale dell’arte contemporanea americana, e di Invernomuto, tra le realtà italiane più originali e multiformi. Entrambe saranno anticipate dal dialogo degli autori con i curatori. 

In chiusura del festival, la sera del 29 Dicembre, ore 19.30, sempre al Kursaal Santalucia, l’ultimo documentario di Sebastiano D’Ayala Valva sulla esecuzione orchestrale di un brano senza spartito di Éliane Radigue e Carol Robinson, tra le musiciste più importanti di questo tempo, seguito da un concerto della stessa Robinson con il sassofonista francese Bertrand Gauguet.

Alle 15:30 di Domenica 29 Dicembre, la proiezione di Sirene di Ilaria Di Carlo, uno dei lavori vincitori dell’ultima edizione di The Next Generation – Short Film Festival, un concorso per cortometraggi che ogni anno a Bari dedica attenzione e spazio a filmmaker e videoartisti emergenti e indipendenti. Proiezione introdotta da Tita Tummillo, direttrice del Festival, e da Giusy Ottonelli, direttrice di Spazio Murat.

Àngoli – Festival Internazionale d’Arte è prodotto e organizzato da Spazio Murat e rientra nell’intervento “Promuovere il Cinema 2024”, finanziato dalla Regione Puglia e realizzato dalla Fondazione AFC a valere su risorse POC Puglia 204-2020, Azione 6.7.

La produzione di Khandroma e della serata dedicata alla musica di Éliane Radigue e Carol Robinson sono realizzate con la collaborazione dell’Agenda Cultura dell’Unione Buddhista Italiana.

Il festival è possibile, inoltre, grazie al contributo professionale, tecnico e collaborativo dei nostri sponsor:

IMAGO PLUS 

Dmb Italia 

Pepe Graphic Srl

www.spaziomurat.it

https://www.facebook.com/spaziomurat

https://www.instagram.com/spaziomurat

info@spaziomurat.it

mostre@spaziomurat.it

SPAZIO MURAT

KHANDROMA

Soundwalk Collective con Patti Smith

Installazione audio-video

Dal 28 Dicembre 2024 al 2 Febbraio 2025

Inaugurazione Venerdì 27 Dicembre alle 19

La ḍākinī

La figura si presentava come una donna, ma dalle fattezze orrende, terribili, caratterizzate da trentasette segni di bruttezza. Zoppa, ferma su un bastone di appoggio, la figura mostrava infatti denti marci, occhi infiammati, la bocca storta, peluria rossiccia, bava alla bocca… L’orrenda donna non era altri che Vajrayoginī, la più grande tra le ḍākinī – in tibetano khandroma (mkha’‘gro ma), le danzatrici celesti, e i suoi trentasette caratteri di bruttezza rappresentavano i cosiddetti trentasette stadi dell’illuminazione, esperienze concepibili con le parole, certo, ma sperimentabili solo andando al di là di concetti e pensieri… Una danza infinita in cui coscienza ed esperienza, rappresentati nei dipinti tantrici attraverso l’unione danzante di un dio e una dea, fondono attraverso un contatto diretto, il trascendimento della frammentazione dei sensi, la bellezza al di là del recinto del vissuto abitudinario e dell’appreso definito da pensieri ordinari, idee convenzionali, afflizioni emotive”. (da “La ḍākinī” di Filippo Lunardo, in Khandroma LP e CD, Ubi Kū, 2024).

Nata dall’unione tra Soundwalk Collective e Patti Smith, e presentata qui per la prima volta, Khandroma attraversa registrazioni ambientali e riprese video fatte dai Soundwalk Collettive con il musicista Francisco López dentro e fuori i più remoti e antichi monasteri buddhisti dell’Alto Mustang, in Nepal – il vecchio Regno di Lo. 

La continua trasformazione del vento in suoni, tra valli e vette ai confini col Tibet, dà la sensazione – rifratta dall’emissione audio multi-canale in sala – che gli altipiani dell’Himalaya siano lì per amplificare, fare da eco all’incontro tra ambiente, respiri, preghiere e canti. Tra bandiere, campane e mulini da preghiera – che girano di continuo sullo schermo al centro dell’installazione. 

Una dimensione nella quale vagare, non pensare e andar per aria.

L’idea è che l’estraneazione – entrare esteticamente in un altro tempo e un altro spazio – abbia funzione oracolare. La traccia di una meditazione. Un corpo risonante delle mutazioni del vento; un movimento che penetra e si spezza tra legno, pietre, sale vuote e vesti monastiche.

È lo stesso respiro che attraversa la vita di tutti milioni di volte, un vento che connette interno ed esterno – un diverso sistema nervoso che si incarna nella voce-bocca-microfono di Patti Smith, mormorio, soffio, sussurro, danza. Leggera.

La musica di Khandroma è stata prodotta originariamente per un LP appena pubblicato da Ubi Kū, nuova collana discografica dell’Unione Buddhista Italiana dedicata alle relazioni tra cultura buddhista, musica e suono. La sua versione multi-canale, insieme al video in mostra, è stata prodotta per Àngoli.

Soundwalk Collective e Patti Smith collaborano dal 2013. Insieme hanno tenuto concerti, realizzato mostre e pubblicato dischi, collaborando con artisti come Mulatu Astatke, Tenzin Choegyal, Brian Eno, Charlotte Gainsbourg, Philip Glass, Jim Jarmusch, Laaraji, Lucy Railton, Anoushka Shankar, Kaitlyn Aurelia Smith e il Sufi Group of Sheikh Ibrahim.

KURSAAL SANTALUCIA

SAVE ME FROM TEARS

a cura di Francesco Urbano Ragazzi

28 Dicembre, h 10.30 – 22.30

29 Dicembre, h 10:30 – 19:30

Manuale d’uso.

Fai-da-te. Fai da te! Fallo! Fallo per te stessə! Fallo con te stessə! Fallo e basta. Fai te stessə. Sii te stessə. Trova te stessə. Ricordati chi sei. Ricordati di fare da te. Fai quello che vuoi. Fai come ti pare. Fai da solə. Fai con niente. Fai come viene. Fai con quello che trovi. Fai con tutto. Fai con quello che ami. Fallo con chi ami. Fallo ancora.

INTRODUZIONE

Il Festival internazionale d’arte Àngoli ripopola lo spazio della sala cinematografica con le visioni e le sonorità del cinema d’artista con SAVE ME FROM TEARS, una rassegna natalizia dedicata alla fluidità e ai fluidi corporei a cura del duo Francesco Urbano Ragazzi

Presentato nella maestosa sala del teatro Kursaal Santalucia, il programma di film e video istituisce un nuovo rito di fine anno per la fruizione delle immagini in movimento. 

Attesi ospiti della rassegna sono l’artista newyorkese Cheryl Donegan, fin dai primi anni Novanta pioniera del cinema e della pittura femminista post-digitale; due pilastri della scena artistica transidentitaria berlinese quali Annette Frick e il collettivo CHEAP; e il duo di artisti italiano Invernomuto, noto per aver spinto la ricerca antropologica verso territori di fervida sperimentazione sonora e multimediale. 

Le loro produzioni verranno esplorate nelle giornate del 28 e 29 dicembre in una serie di proiezioni che si terranno all’interno della sala cinematografica e in tre conversazioni dal vivo.

Assieme ai lavori di Donegan, CHEAP, Frick, e Invernomuto, verranno mostrati per la prima volta a Bari tre capolavori contemporanei che provengono da contesti geografici e culturali estremamente diversi. Ad accumunarli, la capacità di portare alla luce rituali e forme di vita sotterranee che, tra il politico, l’ecologico e il fantastico, ridefiniscono la materia umana fino a trascenderla: Dance to the End of Love del fotografo e cineasta libanese Akram ZaatariGreen in the Grooves della scultrice e filmmaker canadese Tamara HendersonOn Venus dell’artista e regista inglese P. Staff.

Due film storici fanno da guida alla programmazione, manifestando lo spirito di un Natale incendiario: Fireworks (1947) di Kenneth Anger e Christmas on Earth (1963) di Barbara Rubin. Due opere in grado di sovvertire l’immaginario della tradizione, lasciando irrompere sullo schermo la forza travolgente e liberatoria del desiderio sessuale. Anger (1927-2023) e Rubin (1954-1980) non si limitano a filmare lo stravolgimento dell’ordine domestico sull’onda della libidine, ma pongono le basi per lo sviluppo di un nuovo linguaggio poetico in cui le immagini sono pervase da una componente ritmica e musicale. Girati entrambi da enfants prodiges all’epoca neppure maggiorenni, i film hanno avuto un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle estetiche queer e femministe, imponendosi come manifesti programmatici di un nuovo cinema visionario e indipendente. 

Fireworks Christmas on Earth rispondono ai sentimenti stereotipati del cinema commerciale con l’affermazione di impulsi più profondi che riguardano la vita nella sua imprevedibile frammentazione. Sono per questo i film ispiratori della rassegna SAVE ME FROM TEARS, ma anche i capisaldi imprescindibili del New American Cinema, un movimento di liberazione ed espansione del mezzo cinematografico capitanato negli Anni Sessanta da un poeta e regista lituano trapiantato a New York: Jonas Mekas (1922-2019). La portata delle rivoluzioni condotte da Mekas, Rubin e Anger, insieme a Warhol, i Velvet Underground, Yoko Ono, Allen Ginsberg, Jack Smith e moltissimi altri verrà approfondita con la visione di due documentari, per la prima volta mostrati a Bari. 

Il primo è Fragments of Paradise di K.D. Davison, un lungometraggio dedicato alla prodigiosa biografia dell’esule Mekas e premiato a Venezia con il Leone d’Oro nel 2022. Il secondo è Barbara Rubin & the Exploding NY Underground di Chuck Smith, premiato nel 2019 al DART Film Festival di Barcellona per il ritratto senza precedenti della regista e della sua influenza sulle avanguardie artistiche americane. 

Attraversando le generazioni, le contingenze storiche, geografiche e sociali, SAVE ME FROM TEARS traccia una sottile quanto profonda linea di continuità nel rimarcare il senso di comunanza nel fare arte partendo da sé. 

Il duo di curatori Francesco Urbano Ragazzi commenta così la selezione: “Come gli esponenti del New American Cinema, anche Cheryl Donegan, CHEAP collective, Annette Frick, Akram Zaatari, Tamara Henderson, P. Staff, Invernomuto sono artefici e continuatori di un cinema do-it-yourself che non smette di affermare la propria inalienabile vitalità. Questi artisti si risparmiano e ci risparmiano i patetismi di rappresentazioni compiacenti per continuare a vivere gli schermi, le sale, i corpi come luoghi di desiderio e trasformazione.” 

A questo processo trasformativo il pubblico è invitato a partecipare non come spettatore o discente, ma piuttosto come portatore di quesiti, esperienze e nuovi spiragli di visione. Per questo Àngoli si coalizza per l’occasione con un altro festival che in Puglia ha fatto del superamento delle barriere identitarie la propria bandiera: il Bari International Gender Festival (BIG). Insieme a lui, Àngoli 2024 sarà arricchito dalla partecipazione di un’altra eccellenza barese: l’Accademia del Cinema Ragazzi, una scuola di frontiera che ormai da quasi vent’anni opera nella formazione alle immagini in movimento come strategia di uscita dal degrado sociale.–

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