Il declino della ‘voce senza corpo’ della Callas: “Maria”, con Angelina Jolie protagonista assoluta, chiude la controversa trilogia cinematografica di Pablo Larrain dedicata alle divine del secolo scorso

E siamo al terzo! Infatti “Mariaè la terza opera cinematografica del regista Pablo Larrain, che giunge a chiusura della trilogia su tre icone femminili dopo “Jackie” (film del 2016 su Jacqueline Kennedy) e “Spencer” (film del 2021 su Lady D.).

Tutto prende origine da un atto di riflessione che il regista ha voluto fare, in collaborazione con lo sceneggiatore Steven Knight (con cui ha lavorato anche per “Spencer”), verso la storia del Novecento attraverso il personaggio di Maria Callas, che forse lo ha appassionato maggiormente.

La storia si concentra tutta nell’ultima settimana prima della morte della Callas, avvenuta a Parigi il 16 Settembre del 1977 a soli 53 anni, raccontando, attraverso immagini del suo passato, flashback e la bellissima fotografia di Edward Lachman (candidato all’Oscar nel 2002 per il film “Lontano dal paradiso”), la crisi e la caduta emotiva e fisica della cantante, che l’hanno portata lontana dagli affetti e soprattutto da se stessa e dalla sua voce unica.

Si, proprio quella voce che da piccola l’ha “salvata” da un percorso inevitabile per molte giovani donne durante il periodo della seconda guerra mondiale, quello di essere costrette a prostituirsi con militari nazisti, preferendo sentirla cantare, e che da adulta le ha permesso di attirare a sé uomini di potere come Aristotele Onassis, il grande amore della sua vita che l’ha consumata fino alla fine.

Tra ossessioni, gabbie mentali e allucinazioni ruota la Divina, qui interpretata da una Angelina Jolie per nulla somigliante nell’aspetto ma perfettamente calzante in un’assonanza quasi spirituale di diva decadente, eroina tragica quasi fusa con la sua arte, da rendere un “palcoscenico” anche la sua vita reale.

Non esiste, in effetti, una dimensione reale in Maria che gli autori spiegano visivamente in maniera molto chiara, proponendoci, per esempio, una sequenza della Madame Butterfly con l’orchestra sotto la pioggia o il coro de La Zingarella de Il trovatore di fronte alla Tour Eiffel. Ogni emozione, ricordo, vissuto di Maria Callas corrisponde ad un’opera lirica e tutto ci parla di lei attraverso immagini in bianco e nero o un finto “found footage”, sino al progressivo declino di un’icona troppo grande per sopravvivere a se stessa.

Una voce eterea, potente, ingombrante che l’ha resa, però, fragile ed insicura tanto da nascondere un rapporto mai risolto con il suo corpo, tanto da trasformarla in una “voce senza corpo” che tutti osannavano ma non desideravano carnalmente (esplicita la scena del film in cui Onassis, durante la celeberrima esibizione di Marilyn Monroe in cui cantava “Happy birthday Mr. President” a Kennedy, si rivolge a Maria dicendole “A nessuno interessa la sua voce, proprio come a nessuno interessa il tuo corpo”).

Sono questi aspetti che “umanizzano”, in qualche maniera, la Divina Callas, oltre all’interpretazione delicata e sentita di Pierfrancesco Favino (il maggiordomo Ferruccio) e Alba Rohrwacher (la cuoca Bruna), così premurosi nell’occuparsi della loro datrice di lavoro malata, come qualsiasi familiare preoccupato. Attraverso la loro presenza silenziosa e al tempo stesso disperata, riusciamo a scorgere un riflesso molto debole di Maria, che non avremmo mai considerato: quello di una donna in tutto e per tutto.

Samantha Pinto

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12 commenti su “Il declino della ‘voce senza corpo’ della Callas: “Maria”, con Angelina Jolie protagonista assoluta, chiude la controversa trilogia cinematografica di Pablo Larrain dedicata alle divine del secolo scorso

  1. Rosi Rispondi

    Film noioso con argomenti sempre i soliti Onassis , lo yacht, Jaqueline…
    Non Pasolini, Visconti, ambiente Moravia fhashbach di sicuro più interessanti
    La scelta della Bellucci invece la trovo azzeccata così statica e distaccata

  2. Eva Rispondi

    Un film deprimente direi, mi aspettavo qualcosa di diverso.
    Perché fare un film dell’ultima settimana, e del suo declino, di una donna che ha avuto una vita piena.
    E’ un film che non ha reso onore alla cantante. Da donna mi sento offesa.
    Perché non fanno film su artisti maschili e raccontano il periodo del loro declino.

  3. Altichieri Simona Rispondi

    Meraviglioso :voce di Callas sublime, su Angioline delicata e rispettosa del ruolo immenso da interpretare.

  4. Rosaria Rispondi

    Leggo spesso critiche e commenti che demoliscono film e la Jolie,di gente che non va a vederlo perché non ama le voci femminili,la Joli ecc ma intanto giudica..A me non solo è piaciuto molto,ma mi ha commosso e fatto riflettere a lungo.In più la simbologia utilizzata di ciò che rappresentano le arie d’ opera e la loro attinenza con il vissuto della Callas è straordinaria con la loro valenza psicologica.
    Parlo delle pazzie di Anna Bolena,Lucia di lammermoor, Il Vissi d arte,tra l’altro ultima opera cantata dalla Divina a Londra. Idem la scelta dei costumi finali,per non parlare dell’ attesa del coro a bocca chiusa della Butterfly bagnato dalle lacrime della pioggia…
    Alla Jolie è stata data la facoltà e la libertà di interpretare a suo modo il divismo,inoltre ha dovuto imparare a cantare e cantare per creare un mix tra la inequivocabile e divina Callas e la voce che stava perdendo e la sua.
    La cosa più importante che mi ha fatto riflettere e commuovere? Una donna che tramite la musica era riuscita a superare anche la prostituzione alla quale la madre la costringeva,che non le aveva mai veramente permesso di vivere la vita in pieno se non con un Onassis che invece,in realtà, l ha privata della sua essenza.. il “canto”. Una donna che a 53 vede sfiorire la sua vita e fa il resoconto di quello che è stato e che ha… e questo accade anche nella normalità.. Tanta tanta roba,potrei scrivere nel dettaglio fiumi di parole e dettagli …
    Il teatro era la sua vita e la sapiente scelta delle arie e i loro significati psicologici e la psicologia dei personaggi la rappresenta appieno.
    In merito alla recitazione della Jolie,che io personalmente non apprezzo,ma devo dare a Cesare ció che è di Cesare,ha tenuto fede all’essere spettatrice dei ricordi,come ribadito nella scena della conversazione finale col medico, fredda ma allo stesso tempo presente tanto da piangere e commuoversi.È un film insomma dal taglio decisamente psicologico e molto sottile, forse non per tutti, andrò a vederlo ancora…

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