Nel cuore del nostro centro cittadino vi è un nucleo pulsante che batte ardentemente a suon di musica, impegnato attivamente ed egregiamente, sin dal 2009, nella promozione ed organizzazione di concerti che hanno portato ad esibirsi sui palchi baresi e del territorio pugliese oltre 1000 artisti di fama mondiale e che porta il nome di “Nel gioco del Jazz”. L’associazione culturale ha nel suo presidente, Donato Romito, il deus ex machina animato da una passione smisurata per la musica di qualità ed è coadiuvato dall’inesauribile collaborazione di soci, e non solo, con cui condivide l’amore per questo linguaggio universale.
“I sentieri del Blues”, esempio concreto delle competenze al servizio del pubblico e del desiderio di condividerle, é un progetto inaugurato il 16 gennaio 2025 presso la sede dell’associazione sita in via S. Visconti, 83, che si articola in cinque incontri ed è ideato, realizzato e presentato da Rossano Avolio con lo scopo di ripercorrere e scoprire le radici di un genere musicale nato tra i campi di cotone dagli “schiavi neri” per sublimare la fatica e le umiliazioni cui erano costantemente sottoposti soprattutto durante le interminabili ore di lavoro, e di accompagnarci nella sua evoluzione.
Al primo appuntamento, in cui erano presenti in molti, dunque, Avolio, indossate le vesti di docente per oltre due preziosissime ore, ci ha svelato, con dovizia di particolari, la scintilla che ha dato luogo a quelli che, in principio, venivano chiamati “work song” (canzone di lavoro), la loro struttura musicale, fatta di dodici battute sviluppate su soli 3 accordi e gli strumenti utilizzati che naturalmente erano pochi potendo i neri imprigionati contare al massimo su una chitarra, su di un’armonica, sulle proprie corde vocali e, aggiungerei, sulla loro innata dote ritmica che gli scorre nelle invidiabili vene.
E dunque come le “blu songs” (canzoni tristi), che pur affondando le proprie radici nella cultura africana, risalgono (per motivi storici tristemente noti) il Missisippi , trasformandosi, evolvendosi col tempo nella musica nota come il (fantastico) blues, voltando solo per un attimo lo sguardo verso gli antenati spirituals, il canto religioso nato nei primi del 1800, anche noi, spettatori dagli occhi incantati, con un viaggio nel tempo partiamo per conoscerne i fautori.
E la conoscenza inizia dal bluesman più anziano del quale si abbia traccia, “Daddy Stevepipe”, le cui prime esibizioni risalgono all’incirca al 1890, per giungere, attraverso un lungo percorso tra nomi noti e meno noti, al mitico Louis Armstrong; ma le fermate intermedie, sono scandite da numerosi contributi video, tutti rigorosamente in bianco e nero – eccezion fatta per la jam session estratta dal film comico musicale del 1941 “Hellzapoppin’” nella sua versione rimasterizzata e colorata (di cui si consiglia vivamente la visione ove fosse sfuggito per motivi anagrafici), e dai preziosi tanti interventi musicali ad opera di Dario Mattoni alla chitarra e voce e di Umberto Celentini al contrabbasso, che ci hanno riservato momenti di spiccata bravura e competenza. Entrambi i musicisti hanno avuto modo di aggiungere, infatti, alle molteplici informazioni già divulgateci dall’appassionato Avolio, altre di carattere prettamente strumentale, che personalmente ho molto apprezzato, spiegando, per esempio la tecnica delle dodici battute (che ricordano i colpi di martello scanditi dai manovali) al pari della “fingerpicking”, modalità e abilità con cui le corde della chitarra vengono suonate dal leggendario Johnson in poi.
Ma tanti sono i riferimenti ai numerosi musicisti che ci vengono proposti, vere fucine di musiche indimenticabili, alle curiosità legate alle loro vite ed al blues, come nel caso di “Minnie the Moocher” di Cab Calloway o “Sixteen Tons” resa celebre dai Platters negli anni 50, ma la cui versione originale è da attribuirsi a Tennesee Ernie Ford, o, ancora, alla arcinota “Memphis blues” di Armstrong, giusto per citarne qualcuno.
La serata vola letteralmente verso la conclusione che è segnata da una ennesima e bellissima versione live (la voce di Mattoni nel corso dell’evento si è mostrata assolutamente all’altezza dei grandi predecessori) di un altro grande successo della storia del blues: “Goodnight Irene” nota ai più per la versione di Kurt Cobain, frontman dei Nirvana, che nell’ultimo suo concerto, alla vigilia della sua morte prematura, ebbe ad interpretarla mantenendo intatta la struttura originale creata dal suo beniamino Huddie William Ledbetter, noto con il nome d’arte Leadbelly (pancia di piombo – pseudonimo scelto a seguito di una ferita di arma da fuoco) l’autore originale del pezzo, dal quale, a suo dire, trasse costante ispirazione sin dai suoi primi esordi e del quale, a ben osservare in effetti, ha in comune una vita breve e tormentata.
Serata dunque, di spessore, che passa il testimone ai prossimi appuntamenti durante i quali si avrà modo di approfondire le proprie conoscenze su “Gli strumenti del Blues” (30 gennaio), “Le evoluzioni e i grandi del Blues” (13 febbraio), “Le voci femminili del Blues” (27 febbraio) e, per concludere, “Le voci maschili e i moderni eredi del Blues” (13 marzo), sempre alle ore 20.15 presso l’accogliente sede de “Il Gioco del Jazz”. Durante ciascun incontro saranno sempre presenti imperdibili musicisti di rilievo.
Il ciclo di appuntamenti si chiuderà con un evento altrettanto irrinunciabile presso il “Duke jazz club” di Bari, dove il 3 aprile alle h.21.30 ed il 6 aprile alle h.19.30, l’”Alma Trio” con Guido Di Leone alla chitarra, Vito di Modugno all’organo Hammond e Mimmo Campanale alla batteria, feat. Luciana Negroponte e Savio Vurchio, percorreranno un tour ideale “Around the Blues”.
Non resta, dunque, che darsi appuntamento al prossimo 30 gennaio, in formazione numerosa come nella serata inaugurale.
Gemma Viti
Bella serata di musica Blues delle origini.
Ben organizzata e condotta con apprezzabile disinvoltura.
A parte le rievocazioni storiche impreziosite da filmati e suoni d’altri tempi, la serata ha avuto il suo punto di forza nell’eaecuzione di pezzi storici da parte del duo Umberto e Dario davvero moloto molto bravi.