
E’ stato Kian Soltani l’ospite illustre dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli nel nuovo appuntamento della Stagione concertistica 2025 della Fondazione. Alla bacchetta il direttore residente Stefano Montanari. In programma la Sinfonia concertante, in mi minore, op. 125 di Sergej Prokof’ev e la Sinfonia n. 40, in sol minore, K550 di Wolfgang Amadeus Mozart.
Soltani con la sua maestria virtuosistica ha incantato il pubblico, insieme al suo fedele destriero, un violoncello Stradivari “London ex Boccherini 1694”. Classe 1992, definito dal Times “notevole violoncellista” e attualmente ospite tra i più richiesti dalle orchestre e dai teatri di tutto il mondo, Kian Soltani è nato a Bregenz da una famiglia di musicisti persiani e ha iniziato a suonare il violoncello all’età di quattro anni. A dodici è entrato a far parte della classe di Ivan Monighetti all’Accademia musicale di Basilea. È stato scelto come destinatario della borsa di studio della ‘Anne-Sophie Mutter Foundation’ nel 2014 e ha completato ulteriori studi come membro del Young Soloist Program presso l’Accademia Kronberg, in Germania. Ha ricevuto una formazione musicale supplementare dalla International Music Academy del Liechtenstein. Nel 2017 Deutsche Grammophon gli affida l’incisione, che definisce “sublime”, di pezzi per violoncello e piano di Schubert, Schumann e Reza Valis. Ha collezionato numerosi riconoscimenti tra cui la vittoria del Concorso Internazionale Paulo di Helsinki nel 2013 e l’Innovative Listening Experience Award nel 2022. Attualmente è docente di violoncello all’Università della Musica e Arti performative di Vienna.
La sinfonia concertante in mi minore op. 125 costituisce un unicum nella carriera compositiva di Prokof’ev. La sua prima esecuzione, all’epoca ancora op. 58, nel 1939 fu un vero fiasco. Contestatissima e per niente apprezzata, indusse il compositore a rimaneggiarla completamente e la sua esecuzione avvenne nel 1952, un anno prima della morte di Prokof’ev, riscuotendo il meritato successo. Fu la collaborazione con il violoncellista Mstislav Rostropovitch a consentire al compositore russo di cesellare un’opera non solo suggestiva e maestosa, ma anche di grande e tenace valore tecnico, di notevole difficoltà. Quella prima esecuzione sotto la bacchetta niente meno che di Sviatoslav Richter e con al violoncello lo stesso Rostropovitch fu un successo.
Successo tributato anche nel politeama barese con Soltani. La sinfonia concertante invita a singolare tenzone strumento solista e orchestra. Il guanto di sfida lanciato dall’avanzata ritmicamente segnata degli archi e dal fagotto in apertura del primo movimento Andante, è colto dal violoncellista che rallenta e richiama alla riflessione e accompagna al racconto dei flauti. Una ciclicità narrativa che accoglie e ripresenta gli inserimenti del violoncello magicamente innestati e dialoganti con i vari timbri e che si avvicendano a tessere questo garbuglio armonico, a volte sorpreso da fraseggi e alterchi dissonanti.
La predilezione di Prokof’ev per i suoni baritonali ha preso corpo e maniera sotto l’archetto di Soltani riempiendo la sala con trasporto e devoto ascolto. Fraseggi così complessi e sorprendenti, da indurre a chiedersi come sia possibile dirigere questo caos concertante. Bella gatta da pelare per Montanari, che ha tenuto banco riuscendo a mettere insieme armonicamente e con maestria le urgenze di questa composizione avanguardista.
L’occhieggiare guardingo del secondo movimento, Allegro giusto, viene subito interrotto dallo svelamento del violoncello che stravolge il ritmo iniziale trascinando l’orchestra in un vero e proprio inseguimento, con colpi di scena, virate improvvise, arresti e avvistamenti. L’enunciato filmico affidato a timbri e ritmo di Sergej Prokof’ev non si è smentito. Nel terzo movimento, Andante con moto, apre con un primo pronunciamento dell’orchestra intera, che lascia, però, immediatamente al violoncello di disegnare una nuova ambientazione ampia e calorosa. Ma il compositore russo non aveva nessuna intenzione di intrattenere l’ascoltatore con racconti melensi, e via nuove accelerazioni, avvicendamenti ed inseguimenti fino alle note altissime e stirate del violoncello che chiudono in bellezza. Giusto tributo del pubblico alla grande performance del “notevole violoncellista”, tanto da ottenere due bis solistici impeccabili, di Reza Vialis, “Folk Song From Khorasan”, e una sua personale composizione “Persian fire dance”, di un virtuosismo tale da paventare che davvero quelle corde potessero infuocarsi.

Seconda parte dedicata alla magia della Sinfonia n. 40, in sol minore, K550 di Wolfgang Amadeus Mozart, la popolarissima sinfonia in cui giganteggia il daimon del compositore salisburghese. Con le k543 e k551 Jupiter, Mozart nelle ultime tre sinfonie costituisce una sorta di trilogia spirituale per l’eternità dei moti rappresentati. Il seme della k550 nasce ben 15 anni prima, nella k183, sinfonia caratterizzata da una cupezza schietta, composta da un Mozart ancora diciassettenne. Nella k550, composta nel 1788, l’affanno, la disperazione, la passione, rese dalla tonalità di sol minore, assumono compunzione espressiva grazie alla perfezione compositiva. Sinfonia tra le più studiate della letteratura mozartiana, senza forzare le strutture, nei quattro movimenti che la costituiscono, esplora l’intero panorama dello spirito: la lotta, la coscienza, la rassegnazione. Il Molto Allegro iniziale, come recita l’agogica, espone con una melodia ampia e cantabile il primo tema. Subentra immediatamente il contrasto al vivacismo espressivo, che priva l’iniziale infantile serenità di senso, introducendo all’inquietudine e alla tensione. Schumann rimase estasiato da quella che definì un’ “aleggiante grazia greca” che sentiva respirare in questa sinfonia. Quella stessa che il pubblico ha potuto sentire grazie all’esecuzione fedele dell’orchestra barese. L’Andante e il Minuetto, rispettivamente del secondo e terzo movimento, con severità e rudezza disegnano e rappresentano i confini entro cui lo “sturm und drang” mozartiano si impone di contenersi grazie alle regole della composizione. Il finale Allegro assai, agito dalla compagine orchestrale prevista degli archi, dei clarinetti, degli oboi, dei flauti, dei corni e dei fagotti, esplode nell’audacia della forza che riesce a contenere l’irruenza di un animo travolto dall’infelicità e che, altrimenti, rischierebbe di farsi distruggere rovinosamente dalla tristezza. Un’esecuzione da manuale, confortevole e rassicurante, decisamente nelle corde dei maestri esecutori e nella sicura bacchetta di Montanari.
Una serata di notevole fattura di sicuro.
(Suggerimento d’ascolto:
– Sinfonia concertante, in mi minore, op. 125 di Sergej Prokof’ev, Seiji Ozawa, Rostropovitch, London Symphony Orchestra
– Sinfonia n. 40, in sol minore, KV 550 di Wolfgang Amadeus Mozart, Karl Bohm, Wiener Philarmoniker)
Alma Tigre