
Un programma audace quello costruito da Kirill Gerstein per il Recital tenuto al Teatro Petruzzelli di Bari nell’ambito della Stagione concertistica 2025 della Fondazione. Ben nove pezzi hanno preso vita dalle dita del pianista cosmopolita, nato un Russia, ma già adolescente trapiantato in America per approfondire gli studi pianistici e ora vive in Germania, ma ormai trova accoglienza in tutti i teatri del mondo. Questa di certo è la sua vocazione: un musicista dal temperamento diacronico, capace di esplorare le produzioni pianistiche attraversando il tempo e le varie indoli culturali, ma anche interprete sincronico che rappresenta nel qui e ora la geografia musicale dei vari continenti.
Classe 1979, una presenza scenica composta e un gran virtuosismo tecnico naturale e mai ostentato, ha riempito lo spazio del palco unendosi alle forme dello Steinway, diventandone l’anima per quasi due ore di musica.
Il libretto riportava pezzi come Blumenstück, in Re bemolle maggiore, op. 19 e Carnaval, op. 9 di Robert Schumann, Az ág (The branch), per pianoforte solo e Berceuse da The Exterminating Angel di Thomas Adès, Flowers we are… di György Kurtág, Lilacs, op. 21/5 di Sergej Rachmaninov, Valzer dei fiori, dal balletto “Lo Schiaccianoci”, op. 71 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Waltzes Toward Civilization (After Lorca’s Poet in NY) di Francisco Coll, La Valse, versione per pianoforte di Maurice Ravel.
Sala gremita di musicisti di calibro e appassionati, perché Gerstein è di sicuro uno dei più apprezzati pianisti contemporanei, e un suo concerto val bene quanto una masterclass.

Il sogno cosmopolita non si è smentito nel suo virtuosismo, come pure ha rivelato pienamente la sua sapienza nell’esprimere lo spirito dei compositori contemporanei, che arrivano a comporre espressamente per lui, come Ades. E questo è il suo talento: lo spirito del tempo. Il pianoforte nelle sue mani svela d’essere strumento eterno, vivo in qualsiasi epoca, capace di rappresentare l’ispirazione di qualsiasi temperie storica.
Gerstein è uomo del suo tempo e veste di contemporaneo anche compositori come Schumann. Il suo non è quello filologico del romanticismo sognante e struggente, ma un virtuoso dipinto della realtà articolato nella dinamica precisa di un racconto storico. Egli interpreta la meticolosa metrica di un poema contemporaneo che piega alle esigenze di verismo la narrazione dei sentimenti, così come li si trova nella realtà, espressionistici nell’agogica in partitura, spezzettati e ritratti in piccole scene, come nelle collazioni di Schumann dei fiori di Blumenstück e delle maschere emotive del Carnaval. Lo stesso Valzer dei fiori di Pëtr Il’ič Čajkovskij, suo conterraneo, Gerstein lo ha reso in un’articolazione surrealista e contemporanea, che riportava in eco il celebre pezzo dello Schiaccianoci.
Decisamente eccellente l’esecuzione dei contemporanei Ades, Kurtag, Coll, che il pianista ha reso con quella espressività teatrale tipica delle narrazioni attuali, che usano le interruzioni subitanee, le eco lasciate vibrare nell’aria ad libitum, le corse frenetiche delle note vergate con forza sulle righe bianche e nere dei tasti per dare corpo alle emotive letture dell’animo umano. Stille di note cadevano nella cavea affacciata su quell’uomo-pianoforte, creando cerchi concentrici che arrivano a lambire a tempo debito i limiti corporali dello spettatore assorto.

Discorso a parte per La Valse di Ravel. La sua esecuzione è stata vibrante, talentuosa nella resa dell’irruenza carnale della narrativa di Ravel. L’intero programma che sembrava semplicemente aver come filo conduttore i fiori e il walzer, doveva portare a questo, quasi che ogni singolo pezzo fino ad allora evocato su quel pianoforte avesse presentato in scene singole quanto collazionato da Ravel in questo La Valse. Un capolavoro. Tanto da trascinare il pubblico al termine dell’esecuzione in un applauso incessante che ha meritato in dono due bis: il Walzer di Chopin e Melodie di Rachmaninov. Altri due capolavori esecutivi che hanno confermato l’immenso talento di questo pianista cittadino del mondo e del tempo.
Suggerimento d’ascolto:
- Concert Paraphrase on “Powder Her Face”, Thomas Adés- Kirill Gerstein
- A voice in the distance, György Kurtág- Vikingur Olafsson
Alma Tigre
Foto di Clarissa Lapolla photography
per gentile concessione della Fondazione Petruzzelli