Nel ricordo di Bob Berg, Gianfranco Menzella, una delle migliori promesse del sax tenore, dirige un quartetto d’eccezione a Palazzo Pesce di Mola di Bari

Di scena a Palazzo Pesce di Mola di Bari, nell’ambito della rassegna curata da Margherita Rotondi, un gruppo davvero sorprendente, guidato da Gianfranco Menzella al sax tenore, accompagnato egregiamente da Eugenio Macchia al pianoforte, Carlo Bavetta al contrabbasso e Pasquale Fiore alla batteria. Tutto questo per presentare dal vivo un progetto pubblicato dall’etichetta GleAM a fine 2024, dal titolo “Dedicated to Bob Berg”, per rendere omaggio alla sua arte. Doveroso pertanto, prima di parlare dei musicisti presenti sul palco, presentare a somme linee la figura di questo sfortunato sassofonista.

Bob Berg, nato nel 1951, è stato un sassofonista di valore straordinario, che è riuscito a caratterizzare il suo periodo, ma che è stato altresì sfortunato. Le sue prime incisioni risalgono al 1075 -77, principalmente nei gruppi di Cedar Walton e Horace Silver, insieme a smisurate altre collaborazioni, per passare, in tempi successivi anche a collaborazioni illustri con Chick Corea, Tom Harrel, Mike Stern e tanti altri, senza dimenticare le collaborazioni italiane con Pino Daniele, Danilo Rea e Gegè Telestoro. Muore tragicamente nel 2002 in un incidente stradale a East Hampton, New York, mentre guidava vicino a casa sua con la moglie. Una grave perdita che ha traumaticamente interrotto una carriera più che interessante durata solo circa 25 anni. A suo nome, sono stati pubblicati una dozzina di CD, ma le registrazioni a cui ha partecipato sono sterminate. Insieme a Michel Brecker (altro musicista sfortunato) , Dave Liebman, Jerry Bergonzi è stato capace di scrivere una nuova pagina di storia del sax moderno, dopo John Coltrane.

Gianfranco Menzella, materano, classe 1978, si è diplomato in sassofono nel 2000 presso il Conservatorio di musica “E. Duni” di Matera con il massimo dei voti e la lode e nel 2004 ha conseguito il diploma in musica jazz presso il Conservatorio “T.Schipa” di Lecce. E’ evidente che la sua carriera artistica inizia più o meno quando muore Berg, e il suo impegno diventa una specie di passaggio di testimone. Diventa quasi un passaggio obbligato il voler dedicare l’ambum alla sua figura.

Ad accompagnarlo, tre musicisti d’eccezione, che in questi ultimi anni abbiamo avuto modo di ascoltarli con musicisti illustri.

Forse il più sorprendente è Eugenio Macchia. E’ passato qualche anno da quando ho avuto modo di ascoltarlo in precedenza, e sono rimasto sorpreso dalla maturità acquisita. Quarantaquattro anni, pianista di Gioia del colle, ha studiato piano classico e in seguito armonia jazz con George Cables, Kenny Barron e Dave Kikoski a New York. Si è diplomato in Composizione Jazz con votazione di 110 con lode e menzione d’onore, presso il Conservatorio N.Piccinni di Bari. – Nel Luglio 2010 si aggiudica la “Luca Flores piano Competition” di Firenze e appena due settimane più tardi vince l’ “International Jimmy Woode Award” come miglior pianista. Nel giugno 2014 ha vinto il premio internazionale “Massimo Urbani”, concorso dedicato ai musicisti jazz emergenti.

Carlo Bavetta, siciliano di Catania ma ormai trapiantato a Varese. Diplomato con il massimo dei voti e la lode sia al triennio di basso elettrico, con Marco Micheli, che al biennio di contrabbasso jazz, allievo di Lucio Terzano al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, questo jazzista classe 1997 si sta ritagliando un posto di rilievo nello scenario nazionale. Ha all’attivo delle collaborazioni stabili di tutto rispetto come quella con Pieranunzi, ma anche con lo straordinario pianista Antonio Faraò. Di certo Pieranunzi e Faraò rappresentano l’eccellenza del piano jazz italiano.

Anche Pasquale Fiore, materano anche lui (e anche lui trapiantato al nord), abbiamo avuto occasione di ascoltarlo svariate volte dalle nostre parti, ma anche lui con artisti d’eccezione come Antonio Faraò, Chico Freeman, Giuseppe Venezia. Il ritmo lo ha nel sangue. Riesce a dare un tocco tutto suo alle composizioni eseguite e tutti hanno avvertito come il suo sostegno ritmico abbia stimolato e accompagnato gli assoli degli altri musicisti. E’ stato il cuore pulsante di tutto il concerto, senza mai prevaricare.

Durante il concerto, davvero delicato, sono state riproposte tutte le tracce del cd. Due brani portano la firma di Bob Berg (“Angles” e “Second sight”), mentre altri due sono un po un omaggio ai musicisti più significativi per la carriera di Berg (“Promise” di Chick Corea e “The search” di Mike Stern).Un solo brano porta la firma di Menzella, dal titolo “Mr Berg”, ovviamente a lui dedicato. Gli ultimi tre brani, sono stati scelti tra i tanti brani scritti da altri autori, ma a cui Berg era affezionato, riproponendoli spesso durante i suoi concerti: “Summer night” di Herry Warren (uno standard inciso da tantissimi), “The secret life of plants”, un brano di Steve Wonder, e per ultimo (il bis), “Sometime ago” che porta la firma del compositore argentino Sergio Mihanovich. Questo album dedicato a Berg, non è la sua opera prima. La prima incisione è del 2009 (Miriam), e che vedeva anche la partecipazione di Fabrizio Bosso. Successivo, del 2019, è Double face e, a seguire, “New York Saudade” del 2022.

Anche se Gianfranco Menzella non appartiene a quella fascia di giovani musicisti, ha raggiunto una maturità artistica invidiabile. Per chi non ha ancora avuto modo di ascoltarlo dal vivo, può cercare di recuperare con l’ascolto di questi album. Un concerto eccellente, con straordinari musicisti, in una cornice elegante come la Sala Etrusca di Palazzo Pesce.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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