“Ballare per rompere i confini tra materia e spirito, sé e gli altri, individuo e comunità”: ‘Galliano’, la mitica acid jazz band di Robert Gallagher, manda in visibilio il pubblico del Teatro Forma di Bari con il suo “Halfway somewhere Live Tour”

Stavamo giocando con quello su cui potevamo mettere le mani, che fosse un libro degli anni Settanta sullo stile giamaicano o vecchi dischi di Last Poets e Watts Prophets. Abbiamo ripreso lo stile e il lavoro degli altri per alcuni anni, ma all’improvviso tutto si è fuso e abbiamo ottenuto qualcosa di nuovo, diverso, unico: la nostra band!” (Robert Gallagher)

Alla fine non deve essere passato poi così tanto tempo da quando nei primi anni ‘90 il mondo impazziva per un gruppetto di baldi giovani dell’underground londinese che incidevano per la Talkin’ Loud di Gilles Peterson, prodotti da quel genio di Chris Bangs che si era inventato una strana cosa chiamata ‘acid jazz’, profetizzando una cultura aperta e multidisciplinare che abbracciasse musica, danza, moda, arte, tematiche ambientali, politica, design e poesia; anzi, sembra non essere trascorso nemmeno un minuto almeno a giudicare dagli spettatori osannanti che hanno affollato in ogni ordine di posto il Teatro Forma di Bari, trasformandolo in una estemporanea discoteca, per il ritorno live dei mitici Galliano. Ammettiamo che anche noi, nonostante fossimo sin da allora (e forse più d’ora) irriducibili puristi del jazz, fummo catturati da quel sound accattivante, al punto da esserci del tutto assuefatti all’ascolto continuo dell’album “The plot thickens”, che non deve più aver abbandonato le nostre vene pulsanti, se è vero come è vero che è bastato un attimo ad irretirci nuovamente, grazie al buon vecchio groove e ad una formazione assolutamente straordinaria che, come sempre capitanata da quel mago di Robert Gallagher, che condivide il fronte del palco con la sua compagna d’avventura e di vita Valerie Etienne (alias Auntie Val), voce ipnotica e dal temperamento artistico fuori dal comune, può vantare Ernie Mckone al basso, Ski Oakenfull alle tastiere, Mark Vandergucht alla chitarra, Crispin Taylor alla batteria e Crispin Robinson alle percussioni.

Nato per promuovere il recente lavoro discografico della risorta band, quell’“Halfway somewhere” che, pur pubblicato a quasi trenta anni di distanza dal loro ultimo album, conserva tutta la potenza dei lavori precedenti, l’evento del Teatro Forma, inserito nella Stagione 2025 artisticamente diretta da Carlo Gallo ed apertosi con il coinvolgente dj set di Roberta Cutolo, si è presentato immediatamente con tutte le qualità dell’appuntamento irrinunciabile, ma per noi è stato anche l’occasione per verificare se e come Gallagher avesse tenuto fede a quella iniziale dichiarazione d’intenti che lo vedeva sempre pronto a sperimentare cose nuove, cambiare, crescere, evolvere, per mantenere vivi l’interesse e la curiosità; ebbene non vi è dubbio che l’operazione funzioni ancora e trovi nuovi elementi di interessante innovazione pur avendo preservato gli antichi ardori.

Il successo della performance barese, in cui trovavano posto vecchi e nuovi titoli tra cui “Brownswood rockers / Golden shovel (Somebody else’s idea)”, “Dancin’ your own time”, “Limebike getaway”, “General rubbish vs The sportswear mystics”, “Tottenham”, “Crow foot hustling”, “Numbers click”, “Circles going round the sun”, “Jazz”, la titletrack dell’ultimo album “Halfway somewhere”, “Of peace”, “Move as one…”, “In the brakes”, è stato decretato dalle vere ovazioni che hanno salutato l’intero set, in cui le parole dense di significato e la grande musica che scaturiva dal palco creavano una perfetta quanto incredibile commistione, davvero difficile da ritrovare in altri gruppi. Insomma, alla fine non potevamo fare a meno di constatare come il “maledetto” Rob avesse vinto anche stavolta, e con lui anche la sua band e tutti i presenti che ne hanno raccolto l’invito a “ballare per rompere i confini tra materia e spirito, sé e gli altri, individuo e comunità”.

Pasquale Attolico

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