
Il Cartellone della Stagione “Music Loves” firmato dal Maestro Pietro Laera per l’associazione “Nel gioco del Jazz”, presieduta da Donato Romito, ha colpito, ancora una volta, gli appassionati uditori del Teatro Forma, proponendo un appuntamento musicale “trasversale” alla musica jazz ma sempre di ottima qualità, con una formazione sicuramente inusuale: il Pianofone Trio.
Nicole Brancale al pianoforte, Paolo Debenedetto al sax soprano e Valter Nicodemi al sax contralto, forgiati tutti da repertori preminentemente classici, ci hanno fatto, senza dubbio, sperimentare ed apprezzare composizioni, trascrizioni ed arrangiamenti creati ad hoc per questo particolare ensemble, unito da una lunga e forte amicizia, dalla condivisione di palchi e dalla voglia di proporre qualcosa di nuovo.
Se a tanto si aggiunge un personale e visibile entusiastico brio da parte di ciascuno – ma anche un pizzico di dolcissima naturale emozione da parte della Brancale – il successo è assicurato tanto da farci venire fuori, a fine serata, sicuramente “scompigliati” da un repertorio di tutto rilievo che ci ha fatto ridisegnare le “classiche” formazioni orchestrali. Nella storia della musica, ci spiega Nicole, è difficile trovarvi partiture pensate per solo piano e sassofoni, ma, la formazione, confessa, è riuscita a trovare ed ad assicurarsi un “asso nella manica” rappresentato dal compositore e straordinario pianista ed insegnante di canto jazz abruzzese – Massimiliano Coclite – un figlio d’arte che, stuzzicato dalla ricerca dell’odierno trio, ha avuto ed ha la capacità di creare in men che non si dica spartiti nei quali riesce a coniugare brani di stampo classico che strizzano l’occhio al jazz arricchiti da timbriche ispirate a temi d’opera ed alle musiche da film. E da tale, apparentemente, improbabile miscellanea di ingredienti, ecco che a favore di pubblico prende vita il brano “Divertissement”, composto da quattro movimenti, ciascuno dei quali racconta una storia, ciascuno dei quali vestendo uno stile differente. Con il primo di essi, l’introduzione, il piano ed i fiati aprono lentamente e quasi a bassa voce per raccontare i passi lenti che un uomo al buio infila uno dietro l’altro senza meta fino a giungere ad una porta, oltrepassata la quale – e qui la melodia lascia spazio ad un’aria più giovale e serena a rappresentarne la sorpresa e la gioia – l’uomo finisce per ritrovarsi all’interno di un locale di musica jazz ove prende posto per ordinare una birra e godere della buona musica. Il successivo movimento è una ballade, una composizione dal sentire più poetico e melodico dove il piano ed il sax soprano intessono un dialogo più intimo ed intimista nel quale il contralto vi conferisce un fievole mood nostalgico. Ma l’atmosfera cambia ancora nello scherzo del terzo movimento, pari a quello che sembra aver ispirato il Maestro Coclite che, dal semplice suono del cicalino della cintura di sicurezza della sua auto ha messo a punto nella terza storia sicuramente più vivace cadenzata da trilli freschi e gioiosi il cui ritmo sembra farci immaginare i saltelli di un bimbo felice. Il quarto è un movimento ancor più ritmico e stravagante che irrompe come un fulmine a ciel sereno, ma che giunge a infondere energia.
Nella seconda parte del set, l’abile pianismo della Brancale si confronta con la vitalità della musica di George Gershwin, il compositore americano considerato l’iniziatore del musical statunitense che fuse la musica tradizionale con il jazz ed il blues, dando vita a pezzi orchestrali senza tempo, come la celebre “Rhapsody in Blue”, nella versione di un altro visionario della composizione, Royaland Earl Wild, rappresentata dal set per piano solo “Virtuoso études after Gershwin” (“canzoni di Gershwin come se fossero Chopin”). Il risultato è vincente e trascinante, come d’altra parte, lo sono in modo differente i capolavori in miniatura dal fascino duraturo di “Liza”, “I Got Rhytm” ed “Embraceble You” (quest’ultima preferita di Nicole), di difficile esecuzione giacché nella trascrizione del compositore dalla mani grandi si richiede al pianista la resa di un’intera orchestra!
L’originalità non sempre preannuncia ed è foriera di esiti positivi, ma questa volta non si può dire che non abbia fatto centro dunque, e premiato l’audacia ma soprattutto il lavoro e lo studio costante di tutti gli esecutori, “lo studio verticale” per dirla alla Brancale ”devi entrare dentro lo spartito, cogliere il senso artistico di chi ha scritto, facendolo tuo, senza copiare. Ci vuole conoscenza stilistica, contestualizzazione storica … leggere le note e cercare di costruirne (una versione) personale: questo fa la differenza, trovare un senso in quelle note, non eseguirle ma raccontarle”.
Le sorprese, musicali, giungono anche dai bravissimi Maestri, orgoglio conterraneo, di Paolo Debenedetto e Valter Nicodemi che appropriandosi della scena ci hanno proposto “Walts for DD”, per due sax del compositore e sassofonista francese, Philippe Geiss, un pezzo talmente brioso e accattivante che ha mostrato le capacità dialogiche dei fiati in cui il vigore delle due differenti voci e l’ingaggio di una ritmica scherzosa tra i due cristallizzano in noi la bellezza di tali strumenti oltreché la bravura e la simpatia degli esecutori.
L’ultima chicca prima dell’acclamatissimo bis, anch’essa nella versione per trio ideata, ça van sans dire, dallo stesso Coclite, ci ha catapultati ai piedi della Tour Eiffel nella scintillante coreografia di Jean Kelly e Leslie Caron sulle note del poema sinfonico (che quanto meno io aspettavo come il caffè la mattina), “Un americano a Parigi”, di nota paternità gershwiniana. E sulla bellezza timbrica delle note conclusive della famosissima melodia, che non ci ha fatto sentire la mancanza dell’orchestra in quanto ben ideata (ed ottimamente eseguita) per i soli tre strumenti, gli applausi si sono fatti ancor più fragorosi tanto da posticipare la chiusura del concerto al termine dell’esecuzione della colonna sonora del film “Prova a prendermi”, scritta da John Williams (famoso ed apprezzato compositore per le numerose colonne sonore cinematografiche), in cui, ancora una volta, il pianismo fluido e sensibile della Brancale e la voce precisa ed accattivante dei due sax hanno conferito alla performance qualità e raffinatezza non comuni.
Gemma Viti