Sei punti in due partite.
Si ritorna a vincere intra moenia.
Ma soprattutto si continua a non perdere che, forse, è la cosa più importante.
Una squadra in piena salute sia fisicamente, sia mentalmente. Ma non è stata una passeggiata perché il Bari ha sofferto, ha subito il gioco e la pressione degli avversari che hanno sbagliato tantissimo e che avrebbero potuto tranquillamente pareggiare prima che il Bari straripasse, ma il calcio è così. Però soffrire senza sbavature e con grande concentrazione non è da tutti, soprattutto se si è in dieci. Probabilmente altre squadre, o più semplicemente lo stesso Bari di altre circostanze, avrebbero capitolato, ed invece questo Bari non solo ha retto ma ha anche straripato. E qualcosa vorrà dire.
Il Bari della partita col Modena non ha smesso di giocare, non si è mai disunito anche se ha concesso tanto (era inevitabile in dieci) e ha saputo approfittare delle ripartenze in modo devastante; insomma ha giocato da grande squadra, un po’ come ha fatto col Brescia, solo che in quell’occasione sembrò tutto troppo facile per essere vero, probabilmente occorrevano altri test per confermarlo, ed infatti a quella gara son seguiti prestazioni incolori e, dunque, quella vittoria non fu, forse, vera gloria: occorrevano altre prove per confermarlo, e ieri questa prova è arrivata.
Bravo Mignani che ha ridisegnato la squadra con un altro modulo in attacco in attesa di Cheddira. Un cambio tattico necessario che ha trovato la quadra e che ha valorizzato le caratteristiche di Folorunsho mettendolo in condizione di giocare in attacco trovando più brillantezza. Non può essere una coincidenza perché il giocatore spendeva più energie nel ruolo di mezzala, giocando dietro l’attaccante, e con Botta ne spende di meno e rende di più. Un grandissimo gol il suo che ha dimostrato uno stato fisico eccellente, anche Botta ha confermato di giocare meglio in quel ruolo. Poi anche applausi per Mazzotta e Di Cesare, la cui condizione fisico atletica è assolutamente impareggiabile e sotto certi aspetti inspiegabile considerata la sua età, sono rari questi casi. Di Cesare fa queste prestazioni straordinarie, si fa fatica a pensare che lo stesso possa smettere, uno stato di forma e mentale, il suo, incredibile che sta facendo la differenza in questa squadra. Una forza della natura, insomma; probabilmente altri giocatori del suo ruolo non avrebbero fatto meglio. Unico neo il nervosismo di Maiello che da qualche giornata non è più lo stesso dal punto di vista caratteriale. Oggi ha emulato Cheddira contro il Portogallo beccandosi due gialli ed una espulsione ingenua; forse lo ha fatto tanto per non farci sentire la mancanza dell’italo-marocchino, mettiamola così, giusto per sdrammatizzare, ma certi episodi non dovrebbero mai accadere perché ci sono ammonizioni ed ammonizioni, al pari di espulsioni ed espulsioni. Quelle inutili sono da censurare.
Con due vittorie si legittimano i pareggi inanellati fin qui assestandosi lassù in solitaria al terzo posto. Ora, però, che la A non diventi una fissazione anche se, inutile nasconderlo, questa squadra sta giocando da categoria superiore. Il Frosinone e la Reggina non credo giochino così, poi il Genoa e la Ternana stanno un gradino sotto. Nessuna illusione, ma è impossibile negare che questa sia una squadra di alto livello. Ha battuto una squadra come il Modena che ha letteralmente dominato i biancorossi in termini di pressione e che si è procurata molte occasioni da rete tutte respinte dalla difesa e da “San” Caprile, limitandosi a rispondere bene coi contropiedi e con gli alleggerimenti. Un portiere, quello del Bari, che dà sicurezza e che, con ogni probabilità, vedremo ben presto in una squadra più titolata, se non in nazionale.
Mignani, in mancanza di Cheddira, ha provato Salcedo e Schediler, poi ha trovato la soluzione giusta con il modulo ad albero di Natale, come suol dirsi, dando più movimento a Botta che fino a qualche domenica fa sembrava perduto e fuori contesto dietro due punte.
Mignani regala serenità a tutti, squadra e ambiente, con le sue mosse, ottima la sua gestione del gruppo, con garbo e senza urlare, un allenatore gentile, serio e perbene che magari avrà sbagliato qualcosa ma lo ha fatto sempre in buona fede; e poi nella vita la perfezione non esiste.
Una squadra che è tornata al passato, che torna a divertire e che deve riempire di orgoglio tutti. Ieri i ragazzi sono stati magnifici, è raro vedere una squadra che non si sia accontenta del 2-0 facendone altri due e con un portiere che si arrabbia sul gol subito, segno che rasenta la perfezione e che non è mai domo.
Quando si hanno questi giocatori il rischio è che qualcuno con tanti soldi bussi alla porta del Bari e dei calciatori stessi, e pertanto diventa difficile trattenerli, inutile farsi illusioni. Pensare che una squadra di A possa mettere gli occhi su Caprile, Dorval, Folorunsho, Maita stesso (mi chiedo come mai sia arrivato così tardi in serie B: misteri del calcio) e Cheddira, mettiamolo in preventivo sin d’ora. E trattenerli sarà pressoché impossibile perché sul piatto della bilancia gli squadroni ci mettono tanti tanti soldi, ma proprio tanti, e rifiutare è decisamente impossibile perché nel calcio funziona così, occorre fare i conti con le legittime ambizioni dei calciatori e le super offerte dei club ricchi. Però vediamo che succede nel mercato di gennaio, lì tasteremo il polso della situazione e delle ambizioni.
Il Bari è nelle mani di imprenditori di alto livello, può piacere o meno, ma occorre ammetterlo, siamo all’inizio di un percorso di costruzione importante anche se il calcio è strano, quando meno te lo aspetti può succedere qualcosa di straordinario come sta accadendo al Bari.
La serie A, decodificando le parole di Polito e di Luigi De Laurentiis (non le mie, preciso), non sembra nelle corde immediate, inutile farsi illusioni, ma la strada è tracciata per un ritorno immediato. Su questo non ci sono dubbi.
L’epoca di svendere giocatori bravi solo per far cassa o per mettere soldi in tasca senza investire sono finiti. Per fortuna. Questo lo scenario disegnato, la serie A è prevista in tre anni come hanno detto, però il calcio è strano, doppie promozioni dalla C alla A ce ne sono state, e sempre ce ne saranno, ma andare in A per rimanerci un anno solo, giusto per andarci e per fare gli incassi contro gli squadroni come si confà con le squadrette provinciali, non ne vale la pena, così come ha fatto il Bari fino adesso con precedenti gestioni; andarci, invece, con una seria programmazione che preveda la permanenza (si spera) definitiva con risvolti prestigiosi futuri, è un’altra. E questa programmazione possono fornirla solo imprenditori seri che badano all’utile da investire più che alle tasche, utile che deve andare di pari passo con i risultati e con gli obiettivi. E i De Laurentiis a Napoli lo stanno facendo, bene, alla grande, da quasi vent’anni. A Bari si stanno gettando le basi, con o senza di loro.
“Fere libenter homines id quod volunt credunt”, spiegava Giulio Cesare: “Gli uomini credono volentieri in ciò che desiderano”.
Massimo Longo