Perché a teatro continuano a riproporre I monologhi della vagina dell’autrice Eve Ensler?
La risposta è semplice ed è nelle prime battute che si ascoltano nella messa in scena curata da Paolo Morga, presentata a Monopoli nello Spazio 12 – Allegra Brigata-. Perché “la vagina fa paura, si ha l’impressione di sfondare un muro invisibile fatto di colpa e disagio”. È proprio così, ancora oggi è necessario rompere un tabù per dare voce a quella parte del corpo femminile che sa dare piacere, che sa farci indignare quando racconta storie di mutilazione, dolore, di stupri e corpi-oggetto, che incanta quando si trasforma in grande cuore pulsante.
“Il cuore è capace di sacrificio.
E così la vagina.
Il cuore è capace di perdonare e riparare.
Può cambiare forma per farci entrare,
Può allargarsi per farci uscire.
E così la vagina.
Può soffrire per noi e tendersi per noi, morire per noi
e sanguinare e sanguinolenti immetterci in questo difficile mondo meraviglioso.
E così la vagina.
Io ero lì nella stanza.”
Due spettacoli sold out con un pubblico attento e pienamente coinvolto, che ha apprezzato l’ironia e la leggerezza e non superficialità, con cui sono stati trattati temi scomodi e pesanti. Temi ancora attuali, purtroppo, che interessano tutti, che danno consapevolezza alla sessualità femminile e che non trascurano aspetti tragici. Toccanti il monologo della ragazza bosniaca, vittima di uno stupro di guerra e l’indagine di cronaca affidata a una voce maschile. Storie vere che danno spazio al complesso universo femminile.
L’opera teatrale, I monologhi della vagina, debuttò a Broadway nel 1996 ed è il risultato di una lunga serie di interviste: più di duecento donne raccontano in modo semplice, mai banale, il proprio corpo, la sessualità, i rapporti con il partner, la relazione di coppia, la violenza sessuale e la dolcezza della nascita. Un vero capolavoro della letteratura, diventato il testo di riferimento per il movimento internazionale V DAY, lo stesso che lanciò il corto One Billion Rising (https://www.youtube.com/watch?v=gl2AO-7Vlzk), per sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
Nell’adattamento del regista Paolo Morga c’è tutto, in un equilibrio perfetto, nulla è trascurato. Risulta così uno spettacolo ironico, comico, commovente e tragico. Si ride, si piange, si riflette. La donna parla di sé attraverso il suo organo genitale e lo fa senza enfasi, senza vittimismo, con orgoglio ed eleganza. Gli interpreti appaiono completamente calati nelle parti, tanto da risultare i veri protagonisti dei monologhi. In scena 15 attori, non solo donne, perché il miglioramento della condizione femminile va di pari passo con l’evoluzione della società intera e quindi si riflette anche nei rapporti con l’altro sesso: Donato Cavallo, Eleonora Dimola, Gabriella Giannoccaro, Dora Intini, Giovanni Lacatena, Vita Lillo, Arianna Minoia, Rosmeri Montanaro, Maurizio Pugliese, Nicola Pacello, Giusy Pellegrini, Cecilia Pizzarelli, Angela Susca, Pino Tuccillo, Luigia Tullio. Il risultato è uno spettacolo corale che vede gli attori ora raccontare la propria storia, ora ascoltare le storie di donne che sono state vittime. Ogni narrazione, pur partendo da punti diversi, si incrocia nel sostegno reciproco, nell’abbraccio solidale, nella forza del gruppo.
“La mia Vagina è arrabbiata. Davvero. È incazzata. La mia Vagina è furiosa e ha bisogno di parlare. Ha bisogno di parlare di tutta questa merda. Ha bisogno di parlarvi. Allora, cos’è questa faccenda… C’è in giro un esercito di persone, che escogitano modi per torturare la mia povera, gentile e amorevole Vagina… Che passano i giorni a fabbricare psicoprodotti e idee orrende per minare la mia passera. Rompicoglioni della Vagina!“.
A fine spettacolo, il regista annuncia la replica per l’8 marzo. E si replica anche l’applauso, quasi a sottolineare quell’amara consapevolezza che le storie raccontate accadono ancora oggi, applausi come auspicio, quindi, in un domani senza più donne vittime di violenza.