Sono passati circa dieci giorni dall’apertura della mostra fotografica “#Storie di Puglia 1960-1980”, che prevede all’interno dell’organizzazione l’Associazione Cirano, il Consiglio Regionale della Puglia, SISUS (Società Italiana Scienze Umane e Sociali), con l’allestimento fisico e multimediale di Cime e lo splendido catalogo edito da Kurumuny (già molto ambito tra chi ha visitato la mostra e non solo).
Il primo evento pubblico, coincidente con l’inaugurazione dell’esposizione, dopo il saluto della Biblioteca Regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo”, rappresentata dalla Direttrice Anna Vita Perrone, e l’introduzione di Aldo Muciaccia, coordinatore della mostra, Franco Muciaccia, Presidente dell’Associazione Cirano e Maria Teresa Santacroce, Presidente di SISUS, ha visto una tavola rotonda moderata dalla stessa Santacroce, in cui si sono susseguiti gli interventi di Luciano Canfora, tra i massimi filologi e storici viventi e Francesco Giasi, Direttore della Fondazione Gramsci. L’argomento era “Fotografia: uno strumento didattico per la memoria futura”. Tante e tanti i presenti, un pomeriggio da tutto esaurito, l’ammirazione, sentita da chi all’epoca c’era e da chi come me è venuta dopo, per i 79 scatti di fotografia militante ad opera di nove fotografi.
Unica divagazione dalla finestra temporale, la foto del primo Primo Maggio dalla caduta della dittatura fascista, scattata nelle campagne murgiane nel 1944, e le foto di celebrazione della venuta degli Alleati, nonché una foto del 1947 scattata a un orfano presso l’Istituto Redentore, una foto che sembra uscita da “Sciuscià”.
L’introduzione alla mostra ha fatto parlare di sé, anche nei giorni successivi, non solo nei canali ufficiali e nei percorsi obbligati, ma anche tramite gli occhi e le voci di chi è andato a vederla in autonomia. Lavori di immedesimazione, figurata ma spesso anche vera, di chi si è vista e visto nelle foto, o ha visto conoscenti, viventi o vissuti, conosciuti alla Storia, come Benedetto Petrone, o comunque importanti per essa, come ogni movimento di massa.
Queste riflessioni erano ancora nell’aria quando è stato già tempo per la seconda tavola rotonda,“Le trasformazioni sociali, economiche e antropologico-culturali della Puglia raccontate attraverso la fotografia”, coordinata dalla giornalista Maddalena Tulanti. A intervenire, Silvia Godelli, già assessora alle Culture, al turismo e al Mediterraneo della Regione Puglia, Laura Marchetti, docente di Didattica Generale all’Università di Reggio Calabria, Marco Dallari, già professore ordinario di Pedagogia Generale all’Università di Trento, Raffaele Gorgone, giornalista e documentarista.
Pubblico d’eccezione, le scolaresche di istituti superiori di Bari e Molfetta, con le loro e i loro docenti, oltre a tante e tanti appassionati che continuano a venire per guardare le foto.
L’incontro è stato estremamente appassionato, con un dibattito tra i ragazzi, le docenti, perché le foto ci costringono a guardare in faccia cos’era la realtà prima che il nostro interlocutore principale fossero gli schermi di computer e telefoni. Le foto, come hanno sottolineato le relatrici e i relatori, più che essere la storia sono la memoria di ciò che è stato. Stranisce quanto le battaglie siano esattamente quelle di oggi – il diritto al lavoro, le pensioni, i diritti delle donne – ma che oggi i più giovani non trovino il tempo e la voglia di scendere tutti assieme in piazza per rivendicarle.
Sono esattamente queste le riflessioni che a Cirano stiamo facendo da quando le foto sono riemerse dalle pieghe del tempo. Quando è successo che gli adulti hanno creato un futuro così poco attraente per le nuove generazioni? Quando abbiamo iniziato ad accontentarci di un numero decrescente di diritti per sempre meno persone? Quando le ragazze e i ragazzi hanno smesso di guardarsi negli occhi, invece che negli schermi, per capire che anche i loro compagni di scuola hanno famiglie in difficoltà, che le loro compagne vivono relazioni sbagliate, o altri compagni vengono bullizzati perché diversi? Quando la fiducia ha smesso di funzionare nelle coscienze delle persone, così da renderle prede isolate del potere e della solitudine?
Proveremo a dare una risposta come meglio sappiamo fare, ossia per tramite della musica, con l’ultimo incontro pubblico, giovedì 23 marzo alle 16.30. Il tema sarà “La musica popolare e le canzoni di protesta anni ’60 e ‘80”, cui interverranno Dinko Fabris, Roberto Ottaviano e Moni Ovadia, moderati da Pasquale Attolico. Chiuderà la mostra il concerto del gruppo Terrae, formato da Rocco Capri Chiumarulo, Loredana Savino e Alessandro Pipino.
Beatrice Zippo