“A letto con Sartre” di Samuel Benchetrit: un film ricco di buoni ingredienti ma con poco sapore

Madame Anne Boutiaut Poulard aveva un’osteria a Mont Saint Michel dove alloggiavano i pellegrini che arrivavo a tutte le ore. Non sapendo come organizzarsi decise di preparare un’omelette da cucinare in pochi minuti ma che potesse soddisfare il palato degli ospiti, magari poveri ma buongustai. Inventò quindi l’omelette de la mère Poulard che presto è diventata una specialità culinaria tradizionale, emblema della cucina della Normandia.
La ricetta, rimasta segreta fino al quasi all’inizio del 900, è semplice.
Ingredienti per quattro persone: 8 uova; 50 gr di burro, 2 cucchiai di panna fresca, sale fino, pepe bianco macinato.
Preparazione: 5 min. Cottura: 10 min.
1 Battete i tuorli dell’uovo con una frusta, salateli e pepateli.
2 Montate gli albumi a neve molto compatti e fermi, con un pizzico di sale.
3 Sciogliete il burro in una padella, poi versate i tuorli sbattuti. Aggiungere 2 cucchiai di panna fresca. Sale e pepe.
4 Quando i tuorli iniziano a cuocere (controllate sui bordi), aggiungete gli albumi in tre volte.
5 Terminate la cottura a fuoco vivace.
6. Fate scivolare la frittata, calda, su un piatto caldo e ripiegatela su sé stessa. Servire subito.
Ingredienti semplici ma la fattura non è affatto così facile. Basta sbagliare anche uno solo degli ingredienti, pochi, o non cucinare a dovere le uova (basta che il burro sia insufficiente), o non girare correttamente il risultato della cottura, che il piatto, ancora buono, diventa un’insipida omelette poco cotta.

Così A letto con Sartre, orribile non traduzione del titolo originale Love songs for tough guys (“Canzoni d’amore per ragazzi difficili“: una traduzione letterale sarebbe stata molto più pertinente), contiene tutti gli ingredienti giusti. Un’indefinita località del nord della Francia di fronte a un mare più marrone che grigio, quasi un mare di serie b. Un piccolo boss locale, non particolarmente cattivo ma certamente non un agnellino. La sua banda di delinquenti, abbastanza sgangherata. Il collante è che tutti si debbono confrontare con l’amore. Un sentimento che appare nelle vesti più disparate. Sotto forma di cassiera, di moglie assassina o moglie annoiata, o ancora, di figlia non amata dai suoi coetanei (piuttosto odiosi di loro). I nostri, guidati dall’amore, compiono atti disinteressati, gesti, sia pure nella stramberia dell’espressione del sentimento, grezzi e certamente bizzarri ma ricchi di sentimento.

Gli ingredienti ci sono tutti ma, purtroppo, la cucina non rende un prodotto saporito. Il tutto è troppo schiarito. I colori sono, forse volutamente, talmente tenui da essere quasi scoloriti. La scelta di una luce abbagliate che contrasta con il grigiore dell’ambiente esterno, se da un lato offre un’immagine lucida degli eventi, da un altro spegne, ulteriormente, il potenziale arguto contrasto tra la connotazione violenta dei personaggi e la lievità della vicenda.
Gli artisti si muovono sulle scene con una certa superficialità, salvo i due protagonisti della tranche che dà il titolo alla versione italiana, ovvero la rappresentazione dei rapporti sessuali tra Simone de Beauvoir (interpretata da Vanessa Paradis) e J.P. Sartre (nelle vesti di Gustave Kervem, killer silenzioso ed eloquente). Anche l’ottima Valeria Bruni Tedeschi, doppiata e quindi – per noi che ne conosciamo la voce originale – impersonale, si autorappresenta senza un vero legame con il personaggio. Certe scene sembrano girate solo per inquadrarla.

Il regista, Samuel Benchetrit, cucina una buona ricetta con ingredienti di onesta fattura in maniera appena sufficiente. Non sfrutta, se non in pochi momenti, gli ampi spazi che l’idea di base concede all’assurdo e al rappresentato contrasto tra cattiveria malavitosa e bontà dell’amore (e siamo lontani anni luce da “Angeli con la pistola” di Frank Capra, magnifico esempio di cinema bizzarro e ironico).
Nei cinema.

Marco Preverin

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