Arrivare al Piccinni dopo una giornata di lavoro potrebbe sembrare un’impresa ardua, ma per chi ama il cinema si sa che un film è sempre una buona idea.
Ormai la socialità tra giurate e giurati si è trasformata in un vero rituale di gruppo: le chiacchiere sul colonnato del Piccinni, le caratteristiche di ciascuna e ciascuno, da quello fissato per la musica a quella che bada all’emozione, da chi ama gli aspetti storici a chi vede quelli estetici. Anche il briefing con la Presidente Donatella Palermo è un appuntamento di confronto molto atteso tra noi, innanzitutto perché lei stimola la discussione, ma anche perché è sinceramente interessata ai nostri pensieri, oltreché folgorata da Bari e da chi la popola.
Il confronto sul film “Percoco”, grazie alla professionalità di tutte e tutti, ha riguardato solo il film, e non anche tutto l’hype che ha circondato la sua uscita e l’evento ad essa correlato, e ancora una volta l’intelligenza collettiva ha portato a sensazioni e a motivazioni assolutamente condivise.
Un altro rituale, seppur non richiesto ma comodo per scambiarsi le ultime parole sul film, l’ingresso assieme in sala come un plotoncino, pronti a vedere “Le mie ragazze di carta” di Luca Lucini con Maya Sansa, presente in sala assieme al giovanissimo Alvise Marascalchi, a Cristiano Caccamo. Nel cast anche Andrea Pennacchi e Neri Marcoré. Il film corale narra uno spaccato di storia di una famiglia veneta alla fine degli anni ’70.
A sorpresa, in sala ci ha raggiunti Marco Bellocchio, autentica leggenda vivente del cinema. Siamo stati immediatamente felici alla commozione, e anche forse protette e protetti dalla sua aura saggia e incisiva. Chissà se quest’aura gioverà al film che abbiamo visto.
Appuntamento a domani con “L’uomo senza colpa” di Ivan Gergolet.
Beatrice Zippo