Gabriele Mirabassi, con Nando Di Modugno e Pierluigi Balducci, incanta i frequentatori del Duke Jazz Club di Bari

Ancora un concerto d’eccezione al Duke Jazz Club di Bari con Gabriele Mirabassi; il clarinettista perugino si è esibito accompagnato da Nando Di Modugno alla chitarra e Pierluigi Balducci al basso elettrico.

La prima collaborazione di questo trio risale ormai a nove anni fa; da allora ha realizzato tre album: “Amori sospesi” (2015), “Tabacco e caffè” (pubblicato nel 2021, ma registrato alla fine del 2019), e “Girasoli” (2022).

Nando Di Modugno, barese, uno dei chitarristi più rappresentativi della scena classica e Jazz internazionale, è docente di chitarra al conservatorio di Bari e annovera studi con Linda Calsolaro, allieva del leggendario chitarrista spagnolo Andrés Segovia. Molto attivo nel panorama della musica classica ma non solo, collaborando con le orchestre dirette da Ennio Morricone e Nicola Piovani e non ultimo il sodalizio con Roberto Ottaviano in varie formazioni.

Pierluigi Balducci, anche lui barese, inizia la sua carriera di musicista come chitarrista classico, dedicandosi poi al basso, il suo principale strumento, e successivamente al contrabbasso. Durante il concerto è stato utilizzato un basso acustico a 5 corde. Il suo stile musicale, di difficile catalogazione, fonde il jazz con la tradizione classica e folklorica europea. Ha pubblicato sei album a suo nome ed è docente al Conservatorio di Matera. Si è esibito in numerosi festival e jazz club, in tutta Europa, collaborando con Ernst Reijseger, Robert Bonisolo, Luciano Biondini, Michele Rabbia, John Taylor, Roberto Ottaviano, Paul McCandless. Ha composto la colonna sonora di “A ma soeur”, film di Catherine Breillat, in concorso al Festival di Berlino (2001). Il suo ensemble ha inciso, inoltre, la sigla del film di Edoardo Winspeare,  “Galantuomini”. È inoltre componente della formazione Nuevo Tango Ensamble, con cui si esibisce da anni in tutto il mondo.

Gabriele Mirabassi è un virtuoso del clarinetto e riesce a fondere in modo sublime la musica classica, il jazz e la musica brasiliana, suo grande amore da più di vent’anni. Nell’ambito della musica jazz, ha collaborato con numerosi artisti come Richard Galliano, Enrico Pieranunzi, John Taylor, Steve Swallow, Stefano Bollani, Stefano Battaglia, Roberto Gatto, Rabih Abou-Khalil e Edmar Castañeda. Negli ultimi anni ha iniziato a svolgere una ricerca approfondita sulla musica strumentale popolare brasiliana e sudamericana in genere, collaborando tra gli altri con Guinga (Carlos Alther de Souza Lomas Escobar), André Mehmari, Monica Salmaso, Sergio Assad, il Trio Madeira Brasil e l’Orquestra a Base de Sopro di Curitiba. Ha formato un suo personale trio denominato Canto di ebano che è stato premiato con il Premio della Critica Arrigo Polillo come Miglior disco dell’anno TopJazz 2008. Nel 2009 ha ricevuto una nomination come Best Jazz Act agli Italian Jazz Awards – Luca Flores.

Tre artisti, ognuno la propria storia, ma che da tempo, ormai, sentono la necessità di incontrarsi e di confrontarsi. Musicisti trasversali a tutti i generi musicali, con la passione comune per la musica strumentale brasiliana.

Gabriele Mirabassi in alcuni momenti riesce ad essere un tutt’uno con il suo clarinetto, riuscendo ad essere allo stesso tempo melodioso, ritmico, struggente, senza trascurare la teatralità delle sue esibizioni, con una mimica del viso e del corpo molto particolare. Riesce a creare dei ricami di note con il suo strumento, ben supportato da altrettanta maestria da parte di Nando di Modugno. Il sostegno ritmico da parte di Pierluigi Balducci rafforza il risultato, creando atmosfere sospese, come i loro “amori sospesi”.

Nella prima parte del concerto sono stati presentati brani scritti da Henry Mancini (Two for the road e I Girasoli), ma anche composizioni di Di Modugno (Amori sospesi), da Balducci (Fryederyk, dedicato a Chopin) e da Mirabassi ( Espinha de truta) e  con un brano tratto dalla splendida opera (tra musica e teatro) realizzata con Giammaria Testa e Erri De Luca, dal titolo “Don Chisciotte e gli invincibili”(non quelli che vincono sempre, ma quelli che riescono a rialzarsi dopo le sconfitte). A coloro che sono riusciti a leggere queste righe fin qui, consiglio di cercare e vedere questa opera su YouTube.

Bellissimo è stato l’omaggio al cinema con il brano I Girasoli, tema principale della colonna sonora dell’omonimo film di Vittorio De Sica. Prende il nome dai campi di girasole della Russia, dove la protagonista (Sofia Loren) arriva al termine di un lungo viaggio dall’Italia in cerca di suo marito (Marcello Mastroianni), che era appunto dato per disperso e si presumeva fosse scomparso in occasione della ritirata dell’Armir nel 1942, quando quei campi erano ricoperti di una infinita distesa di neve. Un film che lascia una profonda amarezza, perché l’amore non trionfa.

Ma ad un certo punto il concerto ha preso la strada sudamericana, con doverosi omaggi a grandi compositori brasiliani (noti e meno noti) quali Egberto Gismondi (Frevo), Guinga (Ellintoniana), Edu Lobo e Chico Buarque de Hollanda (Choro bandido), e Toninho Horta (Party in Olinda).

Molto particolare il racconto di Gabriele Mirabassi con cui ha descritto il viaggio per raggiungere una zona della costa nord est del brasile, Jericoacoara, diventata famosa per un festival jazz: chilometri e chilometri in un buio inimmaginabile, strade di fortuna, come sottofondo il suono di strumenti a corde e a percussione che suonavano gli abitanti d quei pochi villaggi presenti. La musica rimane la forma più alta per stare insieme e superare le tenebre.

Molti dei brani eseguiti sono tratti del CD “Tabacco e Caffè”, registrato prima della pandemia Covid nel 2019, ma pubblicato nel 2021, promosso con il sostegno di Puglia Sounds Record 2020/2021 della Regione Puglia 

Il mondo dello choro (pronuncia figurata: scióru, termine portoghese che significa lamento o pianto), a cui si è fatto spesso riferimento durante lo spettacolo, richiama i piccoli gruppi musicali di ragtime e blues, che nella stessa epoca nascevano negli Stati Uniti e che facevano sempre riferimento al pianto e alla malinconia. Musica fortemente influenzata sia dal folklore europeo che da quello africano. E il Brasile, come l’Argentina del tango e un po’ tutto il Sudamerica, tanto ha ricevuto dagli emigranti italiani. Quando si parla di musica sudamericana, è un po’ come recuperare una italianità migrante, popolare, nomade, che il dominio della lirica e dell’opera hanno in parte cancellato.

Ancora una volta, l’ascoltare musica in un jazz club non è stato un passatempo, bevendo una birra tra amici, ma è stata un’occasione privilegiata per fare un viaggio nel tempo e nello spazio, partendo dalle nostre coste, passando per “mama Africa” e attraverso il mare, approdare in Brasile. Un viaggio fantastico con musicisti superbi. Ottima la partecipazione del pubblico, che non ha solo ascoltato ma attraverso il “sentire” si è lasciato coinvolgere totalmente nell’atmosfera suggestiva creata dagli artisti, come evidenziato dallo stesso Gabriele Mirabassi e dai suoi compagni di navigazione Pierluigi Balducci e Nando Di Modugno. Ancora una volta, un’occasione d’oro per chi ha scelto di esserci.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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