“Nick Mason’s Saucerful of Secrets” a Matera per il Sonic Park Festival ovvero come spiegare il rock (e i Pink Floyd) a chi l’ha visto, a chi non c’era e a chi non l’aveva capito

La mia bio su Instagram recita: “Non avevo capito niente”; è una citazione, il titolo di un libro che ho letto diversi anni fa e nel cui protagonista (Vincenzo Malinconico) ho proiettato tutte (o quasi) le attitudini sgangherate della mia vita. Questa constatazione, questo approccio un po’ rassegnato ai propri limiti, torna nella mia mente ogni volta che penso di aver capito p e r f e t t a m e n t e una situazione. E invece, non avevo capito niente!

E ci son cascata di nuovo con il concerto di Nick Mason, storico batterista e fondatore dei Pink Floyd: a marzo escono le date tour, il mio fidanzato esulta (cosa che fa raramente) perché c’è una data a Matera e io che non so mai cosa regalargli compro il biglietto per questo concerto di cui io mi disinteresso completamente, ci andrà con il suo migliore amico. E invece no, a pochi giorni da questo benedetto concerto, il fato mi porta a chiedere un accredito (il fato in questione ha un nome e un cognome e manda messaggi molto gentili su whatsapp incoraggiandomi a partecipare a questo benedetto concerto e a scriverci un pezzo) accredito che io chiedo, e che il solerte e preciso ufficio stampa del Sonik Park Festival mi concede e alla fine eccomi qui su una navetta, molto ben climatizzata devo dire – da sola perché il fidanzato è andato in moto con il suo migliore amico – che dal centro di Matera mi dirigo verso Cava del Sole nel fiammeggiante pomeriggio del 23 luglio 2023. Mi sembra inutile dire che gli autisti dell’autobus mi scambiano per una turista ma mi sembra anche una nota di colore, come dicono i giornalisti veri.

Cosa mi aspetto? Assolutamente niente, o forse è più onesto dire “non mi aspetto niente di bello” perché la verità è che a me i Pink Floyd non piacciono. Ecco, l’ho detto. Non mi sono mai piaciuti. L’ho ridetto. Tiè. Se penso “Pink Floyd” mi vengono in mente dei martelli rossi e neri che marciano inquietanti sul televisore Grundig anni ‘80 del soggiorno, poi un risveglio allucinante in una casa della periferia romana in cui si guardava il Live at Pompei a colazione e infine questa Wish you were here cantata di solito a fine serata dal chitarrista di turno che aveva deciso di provarci con qualcuna. Mamma mia. Brividi, per fare un’altra citazione.

Cava del Sole è un posto spettacolare, ci ho visto un sacco di cose bellissime, mi piace pensare di essere nella pancia della mia città perché qui venivano cavate le pietre per costruire Matera e poi i concerti si sentono molto bene, quindi rilassiamoci. Ritrovo il fidanzato con amico, ci facciamo una birretta, nello spazio drink&food vagano uomini con magliette dei Pink Floyd ed ecco che una voce cupa ed elettronica dice che “the show will start in ten, nine, eight, seven, …” si abbassano le luci, divorzio temporaneamente dalla mia metà e vado a cercare il mio posto: primo settore, fila 15, posto 51, eccolo.

Buio, una cornice di luci bianche a fare da passepartout al palco, intorno a me quasi 3000 persone in attesa, inizia lo show e sale sul palco questa super band di musicisti: applausi, urletti, c’è entusiasmo nell’aria. Come posso descrivere la bellezza delle proiezioni sulla parete della cava? E l’atmosfera rarefatta e così vellutata che si realizza dalle prime note? Nick è dietro una batteria gigante, c’è anche un gong (cosa che la parte più yogica di me apprezza molto), si comincia e … non avevo capito niente: questo concerto mi sta emozionando. La musica di questa band è così potente che mi entra nello stomaco, il mio corpo sta letteralmente risuonando, è un lancio nello spazio questa musica. Prendo il telefono per scrivere una nota “Psichedelia e boati, è come tuffarsi nella musica, in profondità” mi lascio trasportare, non conosco le canzoni, caro lettore, non potrò scriverti quali pezzi hanno suonato ma qui c’è eleganza e ritmo, ci sono dei musicisti che – porca paletta! –  sanno bene quello che fanno, e si divertono. Si divertono e suonano e ovviamente quando Nick Mason inizia a parlare e dice che Matera è una città “amazing” e che non poteva immaginare che esistesse un posto così al mondo c’è il delirio. Ma si continua così, con questo concerto rock prog (e anche goth mi dicono). Sul palco energia e complicità, grazie al band leader e a Gary Kemp (si, proprio quello degli Spandau Ballet) a chitarra e voce, Guy Pratt a basso e voce, Dom Beken a tastiere e cori, Lee Harris a chitarra e cori, nel parterre emozione ed entusiasmo, standing ovation a metà concerto e applausi a scena aperta, il pubblico copre tutte le fasce d’età e io seduta al posto 51 della fila 15 penso “grazie fato che mi hai mandata qui a vedere questo spettacolo storico”.

A fine concerto corro a riprendere la navetta con gli autisti che mi riconoscono e l’aria condizionata molto piacevole, una famiglia con bambino in carrozzino sta ascoltando “44 gatti” e tutto il repertorio dello Zecchino d’Oro a volume altissimo sul telefono, un’insensata voglia di buttarmi giù dalle porte scorrevoli si impossessa di me ma arriviamo a destinazione.

“È stato un concerto bellissimo, grazie amore” dice il fidanzato motorizzato prima di spegnere la luce, “Sì, è stato un concerto bellissimo … e come al solito, non avevo capito niente”.

Simona Irene Simone
Foto dalla pagina internet della band

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