“– Lui non ha conosciuto mai la madre, povero piccerillo. Per me, il sentimento di fargli da madre, io ce l’ho. Ditegli che mi chiami mà e io sono contenta.
Questa era proprio la provocazione piú audace, piú ingiuriosa che potesse venirmi da quei due! Il mio viso dovette esprimere una rivolta cosí selvaggia, che m’imposi perfino a mio padre. Egli disse in tono indifferente, e quasi di lieve scherno verso di lei:
– Niente da fare. Non vuole chiamarti mà. Beh, ragazzo, chiamala come credi, chiamala col suo nome: Nunziata, Nunziatella.
(Invece io, non solo quel giorno, ma anche in seguito, evitai di chiamarla pure col suo nome. Per rivolgermi a lei, o richiamare la sua attenzione, le dicevo: senti, dí, tu, o magari fischiavo. Ma quella parola: Nunziata, Nunziatella, non avevo voglia di pronunciarla).”
(Elsa Morante, “L’isola di Arturo”, 1957)
Arturo è una delle stelle più luminose del nostro firmamento. Paga il fatto di non costituire, come la Stella Polare, un punto cardinale perfetto, ma resta fondamentale per l’orientamento astronomico, adesso solo per gli astrofili, ma nei secoli passati per tutti i naviganti e gli esploratori in generale. Non stupisce dunque che così sia stato chiamato un figlio della fortuna, che da una madre, morta quando lui era appena nato, si trova adottato dall’intera comunità, che empatizza con una disabilità, la sua, multipla, infinita, apparentemente senza speranza.
Arturo è il protagonista di “Misericordia”, il nuovo film di Emma Dante tratto dalla sua pièce teatrale omonima, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita nelle sale il 16 novembre. Bari ha potuto godere di un’anteprima molto speciale, al Piccolo Cinema di Santo Spirito. Speciale perché Emma Dante ha omaggiato il pubblico della sua preziosa presenza. Il pubblico ha saputo ricambiare la coccola con un’accoglienza calorosa, sold out da svariati giorni con praticamente il solo passaparola.
Il film è ambientato in una landa costiera della Sicilia, splendida quanto squallida, un luogo archetipico che può anche essere nella brughiera irlandese o su un’isola monsonica: una montagna inquieta e franante, pecore allevate, case tenute in piedi con un cucchiaio di cemento e un filo di lana, esistenze al margine. Proprio qui si svolge la vita di Arturo, “ipercinetico” per volontà della stessa regista, attorno al cui punto cardinale eccentrico ruota tutto un sistema planetario: le sue madri putative, il padre/padrone “Polifemo”, che porta le donne della bidonville a prostituirsi come fossero omeriche pecore da pascolo, le bambine e i bambini con cui Arturo gioca pressoché ininterrottamente.
Magnifica la performance di Simone Zambelli, nel ruolo del protagonista in continuità con lo spettacolo teatrale, come anche del resto del cast, variopinto, postrealista, viscerale e iperbolico, come Emma Dante insegna.
Il dibattito in sala, che ha seguito la proiezione, si è interrogato sull’essenza politica del film: se c’è, qual è?
Ebbene, ovunque ci sia potere, c’è necessariamente politica, e la politica è sia la patologia, che la diagnosi, che la terapia; ovunque ci sia cura, c’è politica; ovunque ci sia denuncia, c’è politica.
E se la nostra umanità ha smarrito la bussola, Arturo e la “Misericordia” possono guidarci in una notte più buia che mai.
Emma Dante non lascerà Bari e la provincia nei mesi a venire: il prossimo 18 novembre sarà a Monopoli con “La scortecata”, il 25 e 26 novembre il suo” Il Tango delle Capinere” verrà ospitato dal Teatro Kismet, mentre ad aprile 2024 il Petruzzelli metterà in scena “L’angelo di fuoco” di Sergej Prokof’ev, di cui firma la regia.
Beatrice Zippo