La settimana sportiva: l’analisi di Sampdoria – Bari

La gara era quella che era. A Genova, per definizione, si giochi contro il Genoa o si giochi contro la Sampdoria, a prescindere dalle presunte crisi degli avversari, perdere e lasciarci le penne è un esercizio facile di prevedibilità tenuto conto, tra l’altro, che la storia, che non mente mai, dice che il Bari a Marassi – versante Sampdoria – in 94 anni aveva vinto solo una volta, peraltro 75 anni fa, racimolando solo nove miseri pareggi e subendo ben 31 sconfitte, dunque attendersene una trentaduesima sarebbe stato nella normalità delle cose e drammi non se ne sarebbero dovuti fare. Eppure il calcio a volte è strano al punto che fa ricredere pure i più riottosi, coloro i quali davano per scontato che il Bari, martedì, avrebbe perso risolvendo la crisi a Pirlo che, forse, se avesse perso sarebbe ritornato in discussione.

Peccato perché poteva risolversi, la gara, col classico botto di fine anno ed invece ne è scaturito un pareggio, l’ennesimo e secondo consecutivo dopo quello in casa col Cosenza.

La classifica, nel frattempo, si accorcia però verso il basso con tre sole lunghezze di vantaggio sulla quintultima, ovvero dalla zona playout, troppo poche per dormire sonni tranquilli tenuto conto anche di ciò che esprime la squadra in questo momento storico, o meglio, di ciò che non esprime.

Svolta, dunque, rinviata – si spera – a data da destinarsi anche se martedì, tutto sommato, qualche alibi ha retto: Maiello, Diaw, Dorval, Koutsoupias e Pucino fuori uso, Ricci squalificato, insomma c’era poco da stare allegri anche perché Maita ha giocato la peggiore partita fino adesso, Acampora, una volta subentrato, si è fatto notare per l’ennesima palla miseramente perduta a centrocampo sulla quale si è sviluppato un pericoloso contropiede sampdoriano, Dorval è stato costretto ad entrare in condizioni fisiche precarie non riuscendo ad incidere, Nasti ancora una volta protagonista di una prestazione negativa, Achik idem, Matino, gioco forza, schierato come terzino sinistro, lui che è centrale difensivo, Vicari e Di Cesare han fatto quel che hanno potuto fare, il solo Sibilli, ai limiti del solito puro e cristallino egoismo, ha dato quel pizzico in più di gioco.

C’è indubbiamente un po’ di rammarico per una vittoria sfumata nel recupero dopo un gol di pregevole fattura targato Menez e Sibilli, l’unico, ormai, a segnare gol insieme a Di Cesare (e dove si vuole andare con questi due soli goleador?) al 79′ a cui ha replicato Esposito al 92′, martedì vicino al gol in più di un’occasione, il quale non ha esultato come da copione, dopo un paio di obbrobri baresi: Maita che anziché spazzare via il pallone dalla sua area, preferisce portarselo tra i piedi circondato da tre giocatori sampdoriani che, ovviamente, ed inevitabilmente, gli hanno sradicato il pallone dai piedi contribuendo alla costruzione dell’azione del gol con cui Depaoli dal fondo ha crossato al centro dove Esposito, solo soletto, senza nessuno a marcare, l’ha messa dentro mettendo a nudo tutti i limiti di Frabotta, martedì alle prese con la seconda prestazione negativa dimostrando che, ormai, insieme ad altri, la società non può più fare affidamento su di lui.

Due punti, dunque, gettati alle ortiche e che invece se solo non si fossero commessi quei due errori da matita blu, si sarebbero potuti portare a casa tenuto conto anche della pochezza tecnica della Sampdoria che ha dimostrato di meritare la posizione che occupa insieme al Bari che a sua volta, non le è da meno, anzi…

Solito Bari più o meno decente per un tempo, solito Bari arrendevole e passivo nel secondo, ormai una costante già vista e rivista quest’anno, un Bari incapace di chiudere le partite, remissivo, laddove sarebbero serviti più coraggio, più determinazione e più attenzione, ed invece anche oggi dobbiamo commentare una prestazione sommaria. Solita amarezza, sempre gol subiti negli ultimi minuti, anche questa, ormai, una costante, è sempre così, senza dimenticare che martedì è stato siglato l’ennesimo pareggio. Bisogna essere più determinati e cattivi ed invece il Bari ha evidenziato questi dati negativi anche se qualcosa di buono si è visto, onestamente, però rimare questa mentalità non vincente, fragile, al punto che si fa colpire quando invece deve portare il risultato a casa.

Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, tuttavia, occorre dire che non tutti mali vengono per nuocere in questi casi, nel senso che, paradossalmente, ben venga questo pareggio perché vincendo, intanto il Bari non avrebbe risolto poco o nulla in chiave classifica, e poi si sarebbe corso il rischio di mettere sotto al tappeto tanta polvere composta da limiti e lacune, ed invece che ben vengano risultati come quello di martedì così da dimostrare, anzi da confermare, quello che c’è da aggiustare a gennaio.

E martedì il risultato e la prestazione sono la foto di ciò che è il Bari oggi, necessitante di cure specialistiche considerate le gravi patologie di cui soffre e sulle quali, in sede di mercato, occorrerà fare un’anamnesi seria e ponderata prima di agire. E l’unica medicina per questa seconda parte di stagione è “aggredire il mercato” così come promesso da Luigi De Laurentiis qualche giorno fa davanti alla stampa con la variante, si spera, di non doverlo aggredire come è stato aggredito a luglio.

Vi sono all’interno molti limiti e molte lacune su cui lavorare per eliminarli. E pur sapendo bene come funziona il mercato di gennaio dove i giocatori forti e bravi le società se li tengono stretti mettendo in vendita solo i rincalzi, quelli che non giocano da mesi, gli arrugginiti, i convalescenti e quelli che si rompono subito perché recidivi negli infortuni, è lecito attendersi almeno due attaccanti forti, almeno due centrocampisti validi, due esterni seri se si continuerà con il 4-3-3, e almeno un centrale difensivo, ma soprattutto che siano sani e pronti sin da subito, sempre che ci sia la volontà di cambiare e di porre rimedio, altrimenti che lo si dica sin da subito che quest’anno si andrà avanti arrancando. Oggi la rosa è di una pochezza disarmante.

Per quattro-cinque giocatori sicuramente si chiuderà qui l’avventura biancorossa, non si può andare avanti con soli 14-15 giocatori in una stagione, occorre altra gente di ben altro livello. L’unica nota positiva è che alcuni giocatori sembrano – e ripeto sembrano – recuperati e mi riferisco a Menez al di là della stupidata commessa tipica del suo repertorio, e ad Edjouma anche se nel secondo tempo è sparito dal campo.

Ci vogliono altri elementi per fare un campionato di buon livello, troppi i giocatori adattati oltre al fatto che il mercato di luglio è stato deficitario. A gennaio occorreranno idee precise perché comunque occorre aggiustare la squadra. E’ un brutto segnale quando non si vincono certe partite come queste. Il ritorno di Menez si spera sarà il miglior acquisto di gennaio. Sibili e Menez si intenderanno ad occhi chiusi.

Martedì Aramu non ha giocato e non mi stupirei se andasse via a gennaio, Frabotta anche, Acampora pure, Morachioli è sparito dai radar pur pensando che in questo Bari potrebbe starci, forse sono subentrate valutazioni sul suo atteggiamento. Bellomo, ormai, al di là degli spezzoni cui è costretto a giocare, non riesce mai ad incidere, anche lui è finito nel nulla.

Le occasioni si possono contare sulle punta delle dita, Di Cesare continua a performarsi da attaccante ma non si può contare su di lui per far gol.

Tanti i problemi caratteriali, tante le volte in cui si è fatto rimontare, manca qualche punto al bilancio del Bari, ma grosso modo la posizione è meritata e la situazione non cambia.

Questa è una squadra costruita male con giocatori che hanno fallito la prova, costruita con un mercato lacunoso fatto male con giocatori presi all’ultimo minuto, altri avevano il curriculum importante ma, ad esempio, a volere entrare nel merito, lo scorso anno Aramu ha solo assistito alla promozione dalla panchina, Koutsoupias e Acampora sono retrocessi col Benevento, insomma non sono dettagli.

C’è il mercato di gennaio e un girone di ritorno per recuperare. In una piazza come Bari vedere la squadra di calcio nella seconda metà della classifica a fine girone di andata, con 1500 tifosi fissi in trasferta e almeno 18mila in casa quando le cose vanno male, fa riflettere ma soprattutto fa rabbia non pensarlo in testa o giù di lì.

Che si ponga, dunque, rimedio col mercato di gennaio, lo chiedono i tifosi, lo pretende la città e la piazza che di diritto, nonché per definizione, in B dovrebbe giocare per il primo posto e non per distanziarsi dai playout.

Massimo Longo

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