Con “In nome della libertà reloaded” al Liceo Tedone di Ruvo va in scena l’esito del percorso teatrale condotto da Patrizia Labianca e Stella Addario

Andrà in scena, giovedì 8 febbraio (ore 19:15), negli spazi del Liceo Scientifico e Linguistico “Orazio Tedone” di Ruvo un estratto dalla performance “In nome della libertà reloaded” frutto del percorso teatrale condotto da Patrizia Labianca e Stella Addario con gli studenti dello stesso istituto. Curato dall’associazione Cultura et Memoria l’appuntamento (ingresso libero) è inserito all’interno dell’Open Day a Teatro del Liceo Tedone (via A. Volta 13) che comincerà alle ore 18:00. Un’occasione per condividere un’esperienza positiva in cui la comunità scolastica e un’associazione del territorio costruiscono insieme un processo creativo per creare comunità e favorire la libertà di espressione.

“In nome della libertà” dal sottotitolo “Happening per menti a mano libera” è già andato in scena a Ruvo di Puglia con grande successo lo scorso 27 maggio all’interno della programmazione del Rerum Rubis Festival e il 21 dicembre all’interno dell’ottava edizione di “Luci e suoni d’artista – il festival”. È il frutto di un percorso di 15 incontri in cui sono state dissodate terre per far germogliare il seme della libertà presente in ognuno dei partecipanti. Nel percorso formativo, la stimolazione continua senza pregiudizi del “non so”, ha messo in atto un processo creativo volto alla scoperta di un sapere verbale e non verbale che riconosce un’autorialità lontana dagli stereotipi e da modelli precostituiti.  Un inno al pensiero divergente come risorsa critica evolutiva e una ricerca della libertà, del suo senso e della sua reale esistenza. La linfa è stata tratta da numerose fonti storiche, pittoriche, poetiche e musicali: partendo da queste, gli alunni sono stati guidati nella stesura del testo drammaturgico per la messa in scena, con naturale riferimento critico al loro attuale momento storico.

La direttrice artistica e presidente del Cultura et Memoria Centro Studi, Vincenza Tedone, afferma: «“In nome della libertà reloaded” è un processo paziente e continuo, una tessitura di relazioni preziose, in cui s’intrecciano riflessioni, gesti, sguardi. Un processo capace di modificare il paesaggio e trasformare gli spazi in un palcoscenico, in un luogo in cui riflettere sulla libertà. Una pratica straordinaria di educazione alla coesione e al rispetto delle differenze. Viviamo un periodo storico in cui il dissenso crea persecuzione, morte. Interrompere una relazione può rappresentare una ragione di morte. “In nome della libertà reloaded” trae spunto dai moti del 1799 e quei pochi mesi di libertà, ma in questo frangente storico, quei moti, quel tentativo di libertà scuote le nostre coscienze, richiamandoci alla necessità di unirci a tutti coloro che sono vittime della forza e che lottano per affermarsi e liberarsi. “Vogliamo la libertà” gridano i giovani talenti, vogliamo la libertà di essere noi stessi, con le nostre differenze».

Aggiungono Patrizia Labianca e Stella Addario: «C’è una vecchia storiella, citata anche dal giurista Pietro Calamandrei che ci ha illuminati e guidati. ­”C’erano due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca. Lo stesso contadino impaurito domanda a un marinaio: – Ma siamo in pericolo? ­–, e questi gli dice: – Se continua questo mare, il bastimento tra mezz’ora affonda. Allora il contadino corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: – Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda! E Beppe dice: – Che me ne importa, non è mica mio!”

Tutte le volte che siamo indifferenti a ciò che accade al nostro vicino e nel mondo, tutte le volte che ci disinteressiamo difronte alla violazione dei diritti e della libertà altrui, ci condanniamo allo stesso destino: affondare in un mare torbido. Sulla libertà bisogna sempre vigilare. La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente

quel senso di asfissia. Tante sono le forme subdole per limitare, veicolare, monopolizzare, stereotipare la libertà di pensiero, di espressione e di scelta.  Se ancora oggi un nutrito gruppo di ragazzi e ragazze ha sentito forte il bisogno di manifestare la difesa della propria libertà, vuol dire che il mare è ancora in tempesta.»

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