Da oggi giovedì 18 (19.30), il 19 e il 20 alle 21 e domenica 21 a Bari (ore 18.00) al Teatro Piccinni, la Compagnia Moliere / Teatro di Napoli – Teatro Nazionale / Accademia Perduta Romagna Teatri porta in scena Lunetta Savino con La Madre di Florian Zeller con Andrea Renzi, Niccolò Ferrero, Chiarastella Sorrentino, scene Luigi Ferrigno, luci Pietro Sperduti, costumi Alessandra Benaduce per la regia di Marcello Cotugno.
Sempre oggi, per il PROGETTO DAMS – A(P)PUNTI DI VISTA, alle ore 13.00 Aula C – Palazzo Ateneo di Bari, la protagonista sarà al centro di un incontro con gli studenti.
Ne La Madre Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. Il tono da black comedy iniziale lascia scappare più di un sorriso, per le situazioni descritte e il meccanismo delle ripetizioni che Zeller instaura nel testo, si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile. Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione? Anna, la madre, è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi. Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio? Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche. Nella società liquida e levigata di Zygmunt Baumann e Byung Chul Han il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco.