Venerdì 3 maggio, al Multicinema Galleria di Bari, il regista Maurizio Sciarra, interverrà in sala alle 20,45 (prima e dopo la proiezione, per un dibattito col pubblico) per presentare il suo ultimo documentario, «Il ritorno di Maciste». In dialogo con lui ci sarà la giornalista e critico cinematografico Antonella Gaeta.
Biglietti acquistabili in cassa e on line, su multicinemagalleria.18tickets.it (infotel: 080.521.45.63).
Maciste, l’eroe dalla forza sovrumana che coi suoi muscoli ma soprattutto con il suo senso di giustizia protegge l’umanità dal male, divenne l’emblema del gigante buono, modello a cui aspirare. Poco si sa, invece delle origini e della storia di chi interpretò il personaggio, il portuale genovese Bartolomeo Pagano, il quale vide la sua vita cambiare in seguito all’incontro col regista Giovanni Pastrone, che lo fece divenire il primo supereroe del cinema italiano e lo proiettò sulla scena mondiale. Oggi, quasi a ripetere quella storia, è il campione olimpionico di canottaggio Giuseppe Abbagnale a riportare Maciste sulla terra e a farci conoscere la storia di Pagano.
In questo film, che sfuma i confini tra realtà e finzione, il pretesto narrativo è una proiezione di Cabiria organizzata dal critico Steve Della Casa, al termine della quale il personaggio di Maciste esce dallo schermo e prende vita nel mondo reale, ricostruendo, insieme al critico e con l’aiuto di autorevoli esperti, i ricordi e i luoghi del passato di Maciste, costretto a confrontarsi con un mondo – quello contemporaneo – che sembra averlo dimenticato.
La storia di Bartolomeo Pagano è intreccio di diversi racconti – afferma il regista Maurizio Sciarra – del primo cinema muto italiano, quello che con Pastrone inventa nuove tecniche (il carrello, per esempio) e nuovi linguaggi, è storia dei primi “film sui film”, come dimostrano le pellicole della Itala Film che uniscono con leggerezza la messa in scena della macchina cinema al racconto vero e proprio, intrecciando i due piani con ironia e modernità. Ma è storia di un’Italia che scopre la nascita della grande industria e che permette l’affermarsi della prima “dittatura di massa”, la quale ricerca eroi e sentimenti che la rappresentino. È storia di “un uomo qualunque”, che viene strappato al pesante lavoro del porto e diviene simbolo della forza a servizio della giustizia sociale.