La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Brescia

Non che ci fossero speranze, l’ottimismo e la fiducia erano ormai sparite dai radar viste le sconcertanti prestazioni sin dai tempi di Piacenza, il cui risultato, ma più di tutti la improvvisa rimonta, rimangono un vero mistero: prestazioni davvero inguardabili che hanno lasciato in tanti persino dubbi sulla correttezza e sull’andamento delle gare. Anzi, vi dirò di più: prima della gara ho temuto il gol al 94′ di un Pavoletti bresciano, magari con un giocatore del Bari a non trattenere la maglia di un Zappa, sempre bresciano, lasciandolo arrivare davanti a Pissardo o quantomeno a proporre un cross pericolosissimo. Si, lo confesso, ho pensato anche a questa eventualità. Poi c’era anche il Brescia che, come tante altre, è sceso a Bari senza otto titolari (altri cinque cambiati in corso d’opera) visto l’avversario modesto e in vista dei playoff per i quali c’erano da preservare titolari e diffidati, squadre che pur in difficoltà tecnica, vacca d’un can, hanno sempre vinto o comunque non hanno mai perso. Di contro, il Bari non è mai stato capace di approfittarne (ma questa è storia vecchia, non solo di quest’anno) quando l’avversario si è presentato in campo rimaneggiato, ha sempre perso miserabilmente. Questione di mentalità, di storie, patorie e di corsi e ricorsi storici per chi ha i capelli bianchi. Che ne sanno le nuove generazioni, che ne sanno?

Si chiedeva loro solo di tirare fuori l’orgoglio, non assai. E’ andata bene. Anzi, direi benone. E quando mai, negli ultimi tempi, al San Nicola abbiamo visto tanta carne al fuoco? Due gol, quattro-cinque occasioni sbagliate, tanto gioco, tanta pericolosità, tanto impegno, tanta qualità, tanta differenza, tanta determinazione, insomma tanto tutto.

E pensare che le aspettative erano altre. Disperazione, rassegnazione, consapevolezza di retrocedere tanto che nemmeno San Nicola avrebbe potuto fare nulla. Le preghiere e le grazie chieste al taumaturgo protettore dei forestieri, e dunque, anche dei bresciani, devono aver funzionato. Vi confesso (ho scritto anche un post sul mio profilo privato), mi son recato in Basilica per fargli un discorso a Nicola, spingendomi finanche ad accendere un cero, anzi tre, uno per ogni partita. Vedremo, io che di religione non ne ho mai voluto sapere. E’ che occorreva – e occorre – aggrapparsi a tutto.

A vedere il Bari venerdì sera è salita tanta rabbia. Ma proprio tanta. Vedere finalmente giocare dopo 37 gare vissute tra lo sconcerto e l’anonimato non mi ha lasciato indifferente, anzi. Certo, è innegabile che il Brescia di Maran non ha fatto nulla per impensierire il Bari, lo ha lasciato giocare, creando solo un paio di occasioni, ma poi in campo si è visto solo il Bari che ha giganteggiato. Qual è la verità? Quale il confine tra meriti e demeriti? Il sospetto è che, ancora una volta, così come accaduto col Parma, ed in parte col Cittadella, gli avversari non abbiano infierito. Ciò non toglie che abbiamo visto finalmente un bel Bari. Era ora. Meglio tardi che mai. Ma ai fini della salvezza e del doppio spareggio con la Ternana, i dubbi rimangono. Perché gli ultimi tre test, a causa della pancia piena degli avversari, non possono ritenersi probanti. I veri test saranno contro la Ternana, perché se il Bari dovesse giocare come ha fatto venerdì, con quei due a centrocampo – Benali e Maiello – a giganteggiare e ad arpionare palloni, con il Capitano che non vuol saperne di diventare grande e di giocare da difensore, con Sibilli ritrovato, il destino della Ternana è segnato.

Il primo tempo è finito tra gli applausi dei tifosi, bello l’approccio, mai rinunciatario, il Bari ha giocato bene, ha avuto qualche occasione per segnare ma è stato fortunato nell’occasione del gol avvenuto su un cross sporco di Sibilli per Nasti, il cui pallone è rotolato in rete complice anche l’uscita sbagliata del portiere lombardo. La squadra ha lottato, non si può dire che abbia demeritato il vantaggio, contro una squadra che ha fatto quel che ha potuto senza otto titolari, solo in un paio di occasioni si son resi pericolosi con Galazzi ma Pissardo ha risposto presente. Ha fatto specie vedere il Bari giocare a calcio, per giunta per un intero tempo e non per i soliti maledetti venti minuti. Verrebbe da dire: ma perché non avete giocato così nel corso del campionato?

Nel secondo tempo il Bari è partito troppo rilassato concedendo al Brescia il pallino del gioco nei minuti iniziali, tanto che da noi, lassù, in tribuna stampa, si è alzato al cielo il grido “ecco, ci siamo, ora è finita”. Ma è stata solo un’impressione. Ancora lui, il Capitano, caparbiamente ha segnato il secondo gol. Davvero commovente la sua cattiveria, la rabbia di un centravanti. Prima fa da sponda ai compagni poi il pallone rimane lì e fa gol.

Poi le sostituzioni, Puscas per Nasti infortunato, Bellomo per Acampora, Dorval per Achik. Lulic per Maiello sfiancato e Colangiuli per Benali. Ma è stato sempre il Bari a dettare legge, creando gioco con qualità, padrone del centrocampo, Maiello e Benali dei veri gladiatori. Ancora un paio di occasioni procurate dal Bari che però non le ha sfruttate per chiudere la partita. Su contropiede Sibilli ha preso persino il palo. Ma guarda tanta grazia, e quando mai? Si è addormentata sul finale la difesa del Bari e Olzer ha beccato la traversa, ci sta. Ma finisce lì con una vittoria importante. Si giocherà il tutto per tutto con la Ternana nei playout.

Non abbiamo vinto nulla, la maledetta C è ancora dietro l’angolo. Alla Ternana bastano due pareggi per salvarsi, il Bari deve vincerne almeno una e pareggiare la seconda, impresa ancora titanica per i biancorossi almeno per quelli intravisti prima di venerdì scorso, e faccio davvero fatica a capire quale sia il vero Bari. Oggi, tuttavia, siamo tutti contenti perché ce la possiamo ancora giocare fino in fondo, anche se giocare i playout è un fallimento, l’obiettivo non è il massimo per una piazza che venerdì, tra lo scoramento generale, la rabbia e lo sconforto, ha portato allo stadio 25 mila spettatori. Qualcuno deve capirlo, una volta per tutte.

E’ piaciuto lo spirito e l’atteggiamento della squadra. Abbiamo visto una squadra che si aiutava, abbiamo visto collaborazione, spirito pugnace, determinazione, una squadra dinamica.

La posta in gioco per il Bari nei playout contro la Ternana è alta, con il primo incontro che si disputerà sul campo di casa e il ritorno a Terni. La squadra biancorossa, sospinta dal vento favorevole di una vittoria incoraggiante contro il Brescia, si trova ora di fronte al bisogno imperioso di dimostrare che il loro successo non è stato un caso fortuito, ma il frutto di vera maestria e capacità.

Nei momenti di crisi, la grinta e la determinazione diventano i compagni fedeli di chi mira alla vittoria. “Non è la forza, ma la perseveranza, a completare grandi imprese” diceva Samuel Johnson, e questa è la virtù che il Bari deve incarnare ora più che mai. L’esperienza biancorossa può essere il faro che guida la squadra attraverso la tempesta di questi incontri decisivi, specialmente contro un avversario giovane ma tenace come la Ternana.

Il Bari, quindi, deve esprimere quella qualità intravista nell’ultima partita, mostrando che la vittoria non è stata un regalo degli avversari, ma una conquista meritata. Nella prima partita, è essenziale che la squadra sfrutti il vantaggio di giocare in casa per segnare almeno due o tre gol, stabilendo un margine di sicurezza per il match di ritorno. Ce la può fare, diamine! E poi occorre prendersi una rivincita su Breda, l’allenatore della Ternana che – all’epoca era allenatore del Latina – ci fece fuori nei playoff della famosa “stagione fallimentare”.

Come disse Friedrich Nietzsche “colui che ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come“. Questo spirito dovrà animare il Bari quando affronterà la Ternana, dimostrando la propria superiorità. L’aggiunta di Acampora porta un ulteriore strato di esperienza, di valore aggiunto e di capacità, rafforzando il centrocampo della squadra in un momento cruciale.

I playout rappresentano non solo una lotta per la salvezza, ma anche un’opportunità per il Bari di dimostrare la propria resistenza e abilità sotto pressione. Con il giusto mix di passione e prudenza, la squadra può aspirare a mantenere il suo posto in B, onorando il proprio blasonato passato e guardando con moderata fiducia al futuro.

Massimo Longo

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