Forse ho accettato per il mare, o forse solo per l’ora dell’appuntamento, quell’ora in cui il sole si fa maturo, meno rovente e più dolce e scende lentamente a bagnare d’oro i palazzi, le pietre e le strade di Bari. Insomma, fuor di metafora, giovedì sei giugno il direttore amatissimo mi chiede di seguire l’anteprima del Bari Piano Festival che quest’anno arriva alla settima edizione e che ha scelto il pianista americano Richard Steinbach per eseguire un omaggio al Continente Americano sulla terrazza del Fortino Sant’Antonio a Bari.
Il Bari Piano Festival 2024 si svolgerà – come da tradizione – nell’ultima settimana di agosto, confermandosi occasione preziosa per ascoltare grandi pianisti provenienti da ogni parte del mondo in un repertorio che dalla classicità giunge alle varie declinazioni della contemporaneità. Giovedì 22 agosto il festival si apre sul sagrato della Basilica di San Nicola dove Alessandro Taverna eseguirà l’integrale degli Studi di esecuzione trascendentale di Franz Liszt. Si prosegue, il 23 agosto, con Iiro Rantala, talentuoso pianista jazz finlandese, con un recital di piano solo, in uno dei due concerti al tramonto sulla spiaggia di Torre Quetta. Sabato 24, sarà al Fortino il concerto notturno che comincerà oltre mezzanotte e che avrà due set di pianoforte contemporaneo con due giovani talenti italiani, Flavia Salemme e Simone Librale. Per tre giorni consecutivi, poi, il festival sarà ospitato nel Chiostro di Santa Chiara: domenica 25 con la presentazione del libro “Sarà l’avventura” (Il Saggiatore) di Carlo Fontana, già Sovrintendente del Teatro alla Scala, che dialogherà con Emanuele Arciuli e Nazzareno Carusi, pianista e direttore artistico del Premio Paganini. Lunedì 26, in esclusiva nazionale, la pianista australiana Lisa Moore, parte del leggendario gruppo americano Bang on a Can, eseguirà un ricco programma ancora incentrato sull’America, filo conduttore di questa edizione. Il 27 agosto sarà la volta di un libro, con il ritorno di Francesco Carofiglio con suo ultimo romanzo, e due set di pianoforte solo, protagoniste le fascinose sonorità di Roberta Di Mario e le ardite sperimentazioni di Benedetto Boccuzzi. Chiude il 29 agosto, ancora in esclusiva regionale, il pianista Antonio Faraò, tra i massimi esponenti del jazz italiano di oggi, con un concerto al tramonto a Torre Quetta.
A differenza di quanto mi aspettassi, l’ingresso all’anteprima è stato aperto, i cancelli spalancati del Fortino di Sant’Antonio hanno lasciato che chiunque volesse – appassionati, tecnici, ma anche curiosi o turisti in braghe corte – potesse fermarsi e ascoltare. Questa scelta mi ha fatto capire cosa volesse intendere Emanuele Arciuli, il direttore artistico del festival, quando ha definito Bari una città di cultura e non solo di turismo o industria. Proporre un festival completamente dedicato al pianoforte, tra l’altro con programmi molto concentrati sulla musica contemporanea, il cui ascolto non sempre risulta facilissimo, non è un’impresa che si fa a cuor leggero, non è detto si riveli un evento sostenibile senza un pubblico attento e curioso, eppure questo appuntamento è arrivato alla settima edizione senza sbagliare un colpo.
D’altro canto, come ha spiegato lo stesso Arciuli, chi ascolta Thelonius Monk ha tutti gli strumenti per accostarsi a Stockhausen e viceversa, proprio perché il jazz, la musica classica e la musica contemporanea sperimentale sono espressioni di una musica complessa, colta, con un pensiero musicale articolato. Eppure, io aggiungo, quando l’espressione artistica riesce a rendere la complessità impattante e chiara, diventa opera d’arte, diventa cioè accessibile a chiunque, al di là delle competenze artistiche: ecco perché, forse, sulla terrazza del Fortino c’era così tanta gente seduta sì, ma tanta anche in piedi, in silenzio e attenta, per tutta la durata dell’esibizione di Richard Steinbach che ha suonato Jonathan Pieslak, Chick Corea, George Crumb – quest’ultimo con dei pezzi eseguiti direttamente sulle corde del pianoforte e con l’accompagnamento della voce del pianista – per poi spostarsi nelle lussureggianti note del Sudamerica con Edmundo Villani-Cortes, Claudio Dauelsberg, Dimitri Cervo e Frevo Marlos Nobre, concludendo il viaggio con i tre preludi di George Gershwin.
Al termine dell’evento mi sono chiesta se cinquanta minuti di musica (tanto è durata l’anteprima) possano bastare per far accendere la scintilla della curiosità e fare in modo che l’ascoltatore di oggi diventi il pubblico degli eventi di agosto, probabilmente sì, come testimoniato dalle tantissime presenze che ogni anno premiano il Bari Piano Festival prendendone d’assalto ogni concerto: di sicuro io cercherò di esserci.
Simona Simone
Foto dalla pagina Facebook del Festival